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Ricordate zero assoluto? No, allora vi aiutiamo noi. Venerdì 3 maggio titolavamo così il nostro editoriale (LEGGI L’EDITORIALE ZERO ASSOLUTO).

Vi riproduco di seguito il primo capoverso. “Asili nido: 51 milioni a Torino, 16 a Napoli, 0 a Casoria. Chiederete, Casoria chi? Ecco la risposta: popoloso comune dell’hinterland napoletano, per la precisione gli abitanti sono 77mila, i bambini con meno di 4 anni 2.200; e, quindi, nessun nucleo familiare di questo pezzo di territorio italiano e nessuno dei 2.200 bambini ha diritto neppure a un solo euro per un asilo nido pubblico. Altamura, Puglia, sempre formalmente Italia, 70mila abitanti, 3.500 bambini, spesa per gli asili: zero. Questa è (l’ex) Italia, così è se vi pare, direbbe Pirandello, perché come è di indubbia evidenza i diritti di cittadinanza sono aboliti”.

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Bene, dalla denuncia del Quotidiano del Sud, sono passati dieci giorni. Gli zero euro di spesa pubblica per i bambini di Casoria e di Altamura sono rimasti zero assoluto, così come a Riccia, 5.200 abitanti, provincia di Campobasso. In tre territori italiani popolati da 155mila concittadini lo Stato ha abolito il diritto di cittadinanza di chi viene al mondo di potere usufruire di un asilo nido.

Salvo garantire lo stesso diritto al cubo se non di più per chi nasce in Brianza con il trucchetto ignominioso della spesa storica per cui il ricco è sempre più ricco e il povero sempre più povero e sempre più vilipeso.

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In compenso, però, è successo il miracolo. Lo zero assoluto di spesa per asili nido è sparito dalle tabelline. Qualche manina solerte di OpenCivitas, il portale gestito da Sose (società controllata da Ministero dell’Economia e Banca d’Italia), nato per divulgare e rendere trasparenti i conti pubblici, ha abolito la voce asili nido e ha accorpato questa voce a quella dei servizi sociali (assistenza a anziani, disabili e così via) di modo che spariscono quegli zeri assolutamente incostituzionali di Casoria, di Altamura, di Riccia, e ovviamente di altri ancora. 

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ANNUALE AL SUD DA 61 MILIARDI DI EURO

Per fortuna, lo zero non è solo reale, ma sopravvive nella tabellina di OpenCivitas esibita nell’esposto presentato davanti al TAR del Lazio da 65 Comuni di quattro Regioni del Sud.

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In questa escalation di vergogne c’è, forse, la manina di un funzionario infedele che vuole confondere le acque con il solito giochetto delle tre carte in cui Regioni e Comuni del Nord da dieci anni in qua sono maestri. Noi conosciamo il ministro del Tesoro, Giovanni Tria, come un galantuomo, ma se vuole fugare anche il solo sospetto che l’input sia partito dalla sua stanza o da quelle adiacenti di qualche zelante collaboratore faccia riapparire la tabella originaria e prenda provvedimenti sugli autori veri di questa sceneggiata.

Se è invece intervenuto un cambiamento di criteri nell’aggiornamento della spesa storica lo si espliciti in qualche documento pubblico e si faccia ugualmente chiarezza per questa via. Il presidente del TAR del Lazio ha avocato a sé la competenza sull’esposto e, trattandosi di un tema sensibile, la scelta ancorché sorprendente rientra nei poteri disponibili.

Quello che, però, nessuna avocazione, manovra politico-burocratica, nuovi criteri di calcolo e di esposizione della spesa storica e dei fabbisogni standard, potrà mai fare sparire, è l’evidente negazione del diritto costituzionale di cittadinanza dei bambini di Casoria, di Altamura e di Riccia. Lo zero assoluto di spesa pubblica si potrebbe giustificare solo con zero bambini. Nonostante il crollo delle nascite sono ancora 5mila e 800.


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