Il luogo dove è avvenuto il ferimento della bambina a Napoli
3 minuti per la letturaSecondigliano. Piscinola. Marianella. Miano. San Pietro a Patierno. Chiaiano. Scampia. Scolpite questi nomi su una pietra e mettetevela in tasca. Avrete con voi la pietra cimiteriale della Capitale del Mezzogiorno d’Italia, la Napoli che nessuno vuole vedere, ma mette a nudo il macabro egoismo di chi vieta di nascere a metà Paese. Custodirete in tasca la prova documentale della miseria italiana.
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Da un lato, c’è la foto di Noemi, 4 anni con un polmone perforato che lotta per sopravvivere. Dall’altro, ci sono le stazioni della morte di Napoli Nord: 200mila abitanti, un quinto della popolazione totale, zero cinema, zero teatro, zero librerie, zero centri attrezzati per i giovani. Un solo campetto di calcio in mano a bande criminali che don Aniello Manganiello, il prete anticlan, ha cacciato, ma è finito sotto scorta e si è guadagnato odio imperituro. A Scampia metà dei bambini ha problemi di vista perché i genitori non hanno i soldi per curarli e li fanno crescere in un mondo di ombre. Loro il sole di Napoli non possono vederlo, non percepiscono i colori netti, non li riconoscono.
Vivono in un mondo distorto e sono destinati a isolarsi. Disumano. Napoli ha vinto la guerra con la camorra, i clan che facevano attentati col bazooka o le autobombe o le decapitazioni. Ha perso quella con le bande di gangster che hanno fatto un’incursione dalle “lande desolate” dell’area Nord a Piazza Nazionale e hanno reso la città ostaggio di psicopatici che ammazzano e si scattano i selfie su Facebook.
Questi gruppetti pericolosissimi di criminali affamati di soldi e di potere, va detto però con chiarezza, sono i figli naturali di uno Stato patrigno che toglie con miope efferatezza alle bambine e ai bambini del Sud per consentire al Nord di continuare a fare assistenza, sostenere un’impresa fuori mercato e ingrossare clientele. Addirittura, proprio con i soldi pubblici che la Costituzione della Repubblica italiana e perfino le regole federali della legge 42 del 2009 del ministro leghista Calderoli, hanno destinato almeno sulla carta a asili nido, scuola, ospedali e trasporti delle comunità meridionali. Questa è la terribile realtà e misura algebricamente lo scippo subito dalle giovani generazioni di un Mezzogiorno colpevolmente rimosso.
La Campania è l’ultima regione italiana per asili nido destinati a bambini da zero a 2 anni e la terza, dopo Sardegna e Sicilia, per numero di bambini che abbandonano la scuola dell’obbligo. Ci sono, di certo, responsabilità che riguardano la corruzione/inefficacia del ceto politico meridionale e la relativa corrosività del suo tessuto civile. Vanno punite in modo esemplare, bisogna rigenerare l’ambiente.
Perché ciò avvenga occorre, però, cambiare le condizioni di base e prendere, quindi, coscienza che queste colpe gravi sono quisquilie rispetto al furto di Stato che di anno in anno (LEGGI L’INCHIESTA SULLO SCIPPO NELLA SPESA PUBBLICA DA PARTE DEL NORD AI DANNI DEL SUD), nel silenzio complice di tutti, le manoni forti del Nord hanno sistematicamente estratto dalle pieghe del bilancio pubblico italiano attraverso il giochetto della spesa storica per cui il ricco diventa sempre più ricco e il povero sempre più povero. Si abbia il pudore di non pronunciare più neppure sottovoce la parola autonomia differenziata, cioè ancora più soldi ai ricchi e meno soldi ai poveri, e si cominci a restituire il maltolto. Non si aspetti l’ordine dei giudici, che arriverà di sicuro. Ben venga l’esercito, ma prima ci si ricordi del monito di Gesualdo Bufalino: “C’è un solo modo per distruggere la mafia, un esercito di maestri di scuola elementare”.
I soldati in strada a Napoli e nel suo hinterland già ci sono, ciò che manca sono gli asili nido pubblici, le scuole a tempo pieno, le mense scolastiche, palestre e punti di incontro, un cinema, un teatro, una libreria. Serve il primato della democrazia economica al posto del deserto nella periferia urbanizzata. Bisogna toccare con mano i fatti che impediscono addirittura di pensare che il Sud possa essere solo questa cosa qui: bucare i polmoni di una bambina con uno sparo e poi ricominciare. Al Mezzogiorno, diciamo la verità, mancano lo Stato e la sua spesa non assistenziale. Se li è “rubati” il Nord.
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