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Crotone, Vibo e Caltanissetta zone più colpite dallo spopolamento secondo l’Istat. Un Sud che soffre di mobilità limitata


Anche se a parole il governo Meloni ha recentemente descritto il Sud come “locomotiva economica” dell’Italia, citando la crescita del Pil meridionale (+1,3%) nel 2023, le sue politiche sulla mobilità evidenziano una contraddizione verso queste affermazioni. Sebbene il ministro con delega per il Sud Raffaele Fitto, in attesa del via libera da Bruxelles per diventare Commissario dell’Ue, abbia negato che il governo incentivi i giovani ad abbandonare la propria terra, i ritardi sulle infrastrutture relative alla mobilità previsti dal Pnrr ci raccontano una realtà diversa.

IL CALO DEMOGRAFICO: PERSI 525MILA RESIDENTI

Dal 2012 al 2021, il Mezzogiorno ha perso circa 525 mila residenti, con un saldo migratorio negativo notevolmente alto in regioni come Calabria, Basilicata e Molise. All’interno del dato generale, l’Istat ci dice che le zone più colpite sono esattamente quelle aree rurali dove la mobilità è più limitata, come le province di Crotone, Caltanissetta e Vibo Valentia. La mancanza di reti di trasporto moderne e ben collegate rappresenta un ostacolo significativo per queste zone, creando un circolo vizioso: i giovani si allontanano in cerca di migliori opportunità e servizi, mentre il continuo spopolamento rende difficile giustificare nuovi investimenti infrastrutturali.

UN MUCCHIO DI SOLDI PER LA MOBILITÀ AL SUD ARRIVERANNO DAL PNR

Il Pnrr destina circa 62 miliardi di euro per la mobilità, le infrastrutture e la logistica. Circa il 56% dei fondi, ovvero 34,7 miliardi, è destinato a progetti nel Mezzogiorno, con l’obiettivo dichiarato di ridurre il divario infrastrutturale con il nord. Vediamo nel dettaglio come sono articolati. Una spesa importante è quella destinata all’alta velocità tra Roma e Reggio Calabria, con 11,2 miliardi di euro. Questa somma servirà a completare l’opera entro il 2030, riducendo i tempi di percorrenza tra le due città di circa 80 minuti.

Mentre i piani per i vari lotti del progetto, come la tratta Battipaglia-Romagnano, sono stati approvati e alcuni tratti hanno scadenze intermedie, la complessità burocratica e le lunghe tempistiche sollevano preoccupazioni per i ritardi previsti. Già nel novembre dello scorso anno il Quotidiano del Sud aveva scritto dei problemi relativi al lotto Praia-Tarsia, con una galleria che attraversa per 20 chilometri, un massiccio carbonatico, sede di un rilevante sistema di falde acquifere, con interventi di drenaggio e manutenzione complessi. Gli interventi riguardano anche il potenziamento della linea Napoli-Bari, portando a due ore contro le tre ore e mezzo attuali il tempo di viaggio, e ulteriori lotti per la Palermo-Catania-Messina. In quest’ultimo caso la scadenza è il 2028.

L’IMPORTANZA DELLE PICCOLE INFRASTRUTTURE

Se le grandi opere catalizzano l’attenzione sono però le piccole infrastrutture a determinare la qualità della vita quotidiana. Il Pnrr destina circa 3,5 miliardi di euro alla manutenzione delle strade secondarie e alle infrastrutture locali italiane, includendo interventi nelle regioni meridionali dove la situazione delle strade provinciali risulta particolarmente critica. Secondo l’Istat, oltre il 55% delle strade provinciali italiane richiede interventi di manutenzione urgente. Calabria e Basilicata presentano le condizioni peggiori, con strade provinciali in stato di degrado che rendono difficili gli spostamenti quotidiani e minano la sicurezza stradale. In Basilicata alcune arterie che collegano le zone interne, come quelle nella provincia di Potenza, mostrano condizioni precarie con lunghi tratti esposti a rischio idrogeologico, aggravati dall’erosione e dalla scarsa manutenzione.

UN OCCHIO ALLA SVOLTA ELETTRICA DEL SETTORE AUTOMOBILISTICO

Con il futuro dell’automobile proiettato verso i veicoli elettrici, il Pnrr stanzia 741 milioni di euro per le infrastrutture di ricarica, con l’obiettivo di installare 21 mila colonnine entro il 2025. Questa cifra include la costruzione di almeno 7.500 stazioni super rapide sulle strade extraurbane e di 13.755 punti di ricarica veloci nei centri urbani. I piani prevedono colonnine da almeno 175 kW per le strade extraurbane e 90 kW per quelle urbane, sostenendo così l’obiettivo di decarbonizzazione dei trasporti in tutta Italia. Anche qui dobbiamo registrare una disparità territoriale. Regioni come Lombardia ed Emilia-Romagna sono già ben attrezzate, avendo installato oltre il 50% delle colonnine previste dal Pnrr mentre Calabria e Sicilia risultano arretrate, con meno del 20% delle colonnine installate rispetto al Nord, a causa di difficoltà burocratiche e di investimento regionale, come ci spiegano i dati  dell’Osservatorio sul Recovery Plan.

DUE MILIARDI DEL PNRR PER LA CONNETTIVITÀ DELLE AREE INTERNE

Il Pnrr stanzia poi altri 2 miliardi di euro per migliorare la connettività nelle aree interne e montane dell’Italia, concentrandosi soprattutto sulla copertura con reti ultraveloci come la fibra ottica e il 5G, tramite il progetto “Italia a 1 Giga” e l’iniziativa “Italia 5G”. Questa misura mira a coprire le zone  “bianche” e “grigie”, dove l’accesso a Internet è assente o limitato, con particolare attenzione per le aree rurali e montane del Sud e dell’Appennino centrale.

La “connettività delle aree interne” implica garantire non solo la disponibilità di Internet ad alta velocità, ma anche migliori collegamenti stradali e servizi pubblici accessibili, elementi essenziali per la mobilità e lo sviluppo locale. Ad esempio, aree come le Madonie in Sicilia e le zone dell’Appennino lucano in Basilicata soffrono di connessioni digitali scarse e infrastrutture stradali precarie, che limitano l’accesso ai servizi di base e le opportunità economiche, aumentando il rischio di spopolamento. La disponibilità di connessioni a banda larga e trasporti efficienti potrebbe favorire la crescita economica e migliorare la qualità della vita, trattenendo la popolazione e incentivando nuove attività imprenditoriali nelle zone interne del Sud.

INFRASTRUTTURE DIGITALI AL SUD: LO STATO DELLE COSE

Nel panorama della mobilità futura, il sud si trova svantaggiato anche in termini di infrastrutture digitali. Sebbene il 5G sia essenziale per la gestione della mobilità elettrica e delle reti di ricarica, il Meridione registra un ritardo nell’implementazione delle reti di ultima generazione. Attualmente, meno del 15% delle installazioni 5G previste sono in fase avanzata al sud, come evidenziato dai recenti aggiornamenti sul Piano Italia 5G e dai rapporti dell’Osservatorio Europeo 5G, una condizione che limita l’accesso a tecnologie innovative e rallenta ulteriormente la transizione verso una mobilità più intelligente e sostenibile. Le risorse sono stanziate, i progetti avviati, eppure la loro esecuzione sembra ancora in salita. Se davvero il Sud è la locomotiva economica del Paese, allora è tempo che i suoi binari, sia digitali che fisici, vengano completati senza scuse o ritardi. 


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