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Malgrado la stretta del Governo sul Superbonus, il settore edilizio non si ferma, l’economia delle costruzioni cresce ancora e fa segnare un + 14,8%
Il settore delle costruzioni cresce e si conferma un motore trainante del sistema produttivo nazionale. A gennaio infatti la produzione delle costruzioni rilevata dall’Istat è aumentata del 3,7% rispetto a dicembre. Positivo anche il dato relativo al trimestre novembre 2023/gennaio 2024: +4,9% sul trimestre precedente. E su base tendenziale la crescita è stata del 14,8%. Il settore ha raggiunto così il livello più alto degli ultimi due anni e gennaio è il quarto mese consecutivo segnato da incrementi. Una fotografia di un settore in salute pubblicata il giorno dopo la decisione del Governo di chiudere definitivamente la partita dei bonus edilizi.
Un segnale delle buone performance l’Istat l’aveva dato con la nota economica nella quale aveva evidenziato nel quarto trimestre del 2023 una sostanziale stazionarietà dell’industria, un calo dell’agricoltura, a fronte del proseguimento del percorso di crescita (+4,7%) per le costruzioni. Una spinta è arrivata dai bonus che hanno consentito al settore, pesantemente colpito dalla pandemia che aveva praticamente fermato l’attività nei cantieri, non solo di rimettersi in marcia ma di incamminarsi su un sentiero di forte ripresa.
CRESCE IL SETTORE DELLE COSTRUZIONI, IL DATO POSITIVO DEL 2023
L’effetto bonus è stato ampiamente riconosciuto non solo dalle associazioni di categoria, ma anche dalle analisi di Osservatori come quello di Nomisma, pur se ha comportato (anche questo quantificato) un costo elevato per le casse dello Stato condizionando anche le manovre economiche. La cancellazione degli incentivi avrà sicuramente un impatto sul settore, come pronosticato dall’Ance (Associazione nazionale dei costruttori). Il 2023, è stato ricordato dallo studio dell’Associazione è stato un anno decisamente positivo. Negli ultimi tre anni, secondo i dati Ance, gli investimenti sono aumentati di circa 75 miliardi, recuperando larga parte del gap produttivo dovuto alla crisi ultradecennale (-92 miliardi). A ridare slancio al settore è stato anche il Pnrr che continuerà a far sentire i suoi effetti.
Ma quest’anno il quadro, avverte l’Ance , cambia anche se gennaio è partito ancora con il piede giusto. La previsione infatti è di una flessione del 7,4% degli investimenti su base annua a causa “del mancato apporto espansivo della manutenzione straordinaria (che nell’ultimo triennio è giunta a rappresentare il 40% del mercato), a seguito del venir meno dello strumento della cessione del credito/sconto in fattura” che potrebbe provocare un calo del 27% del mercato della riqualificazione abitativa. Segni negativi anche per la nuova edilizia abitativa (-4,7%) e non residenziale privato (-1%) mentre le prospettive sono favorevoli sul fronte degli investimenti in opere pubbliche con un balzo del 20% per l’accelerazione del Pnrr.
GLI INTERVENTI LEGATI AL PNRR SARANNO STRATEGICI
Gli interventi legati al Pnrr saranno dunque strategici anche per bilanciare la minore spinta delle ristrutturazioni. Per l’Associazione dei costruttori i bonus edilizi nel 2023 hanno generato lavori per 80 miliardi ( 9 miliardi in più sul 2022), quasi la metà per le opere di riqualificazione, mentre le opere pubbliche sono cresciute in valore del 18% “in gran parte grazie ai contributi garantiti da Pnrr e fondi Ue con la spesa per investimenti pubblici passata dai 13,2 miliardi del 2022 ai 18,6 miliardi nel 2023 (+41%)”. Le ottime performance produttive hanno sostenuto anche l’occupazione con +2,9% dei lavoratori iscritti alle casse previdenziali nei primi nove mesi del 2023 rispetto all’anno precedente. Il 2024, al di là della fine dei bonus, è condizionato anche dalle tensioni geopolitiche con il rischio di un rialzo delle principali materie prime per l’allungamento delle rotte commerciali per il conflitto in Medio Oriente.
Anche per il Cresme ci sono pochi spazi per stime positive per il settore delle costruzioni: a pesare il quadro internazionale, costi elevati, diminuzione del potere di acquisto e revisione al ribasso del sistema di incentivi fiscali. La manutenzione del patrimonio residenziale si ridurrà ulteriormente quest’anno e nel 2025 passando, secondo il Cresme, da 120 miliardi del 2022 a 60 miliardi nel 2026 e la spinta delle opere pubbliche non garantirà la tenuta del mercato delle costruzioni. Particolarmente critica con la decisione del Governo di cancellare cessione del credito e sconti in fattura la Cna che ha parlato di “un durissimo colpo al settore delle costruzioni”.
TERZO SETTORE, I DUBBI SULLE NORME “RESTRITTIVE NEI CONFRONTI DEL SETTORE”
È, in particolare, definita incomprensibile la scelta di colpire gli interventi che riguardano gli enti del terzo settore e quelli della ricostruzione delle zone terremotate. Sotto accusa “norme restrittive nei confronti del settore” che generano caos e incertezza per le imprese e i committenti. Per Cna “l’ennesimo giro di vite e la disordinata exit strategy dal Superbonus rischiano di gettare nuovamente il settore delle costruzioni in una crisi pesante”. Sul piede di guerra il Movimento 5 Stelle che ha attaccato la decisione di “abbandonare a sé stesso il cratere sismico di Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo, nel quale senza il Superbonus 110% la ricostruzione post-sisma sarebbe ancora ferma al palo”.
Anche per il Pd si tratta di un colpo mortale alla ricostruzione. Un grido d’allarme è stato lanciato poi dai Consigli nazionali degli ingegneri e degli architetti e dalla Fondazione Inarcassa: “Immaginare di completare la ricostruzione delle aree terremotate in tempi rapidi e senza l’utilizzo di fondi pubblici è puramente utopistico”.
E dal fronte della maggioranza una prima apertura l’ha fatta Forza Italia. Erica Mazzetti, componente VIII Commissione ambiente e responsabile dipartimento lavori pubblici di FI ha ribadito gli errori fatti di cui oggi si pagano i conti ma ha anche dichiarato che “Rimangono degli aspetti da chiarire e perfino da correggere in fase di conversione del decreto: per esempio sulla cessione o sugli immobili appartenenti a onlus o in zone terremotate. Sono convinta ci sarà modo di farlo con modifiche chiare e condivise”. Insomma il Superbonus continuerà a essere la “maledizione” per il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, come lui stesso ha riconosciuto.
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