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REGALO di Natale per l’Italia: l’ultimo scampolo dell’anno porta infatti in dote una ritrovata fiducia dei consumatori e delle imprese. Il morale alto non può che fare bene al Paese che ha bisogno di spinte positive per crescere e superare le incertezze che derivano dai due conflitti ancora in corso. A dicembre l’Istat ha rilevato una crescita del clima di fiducia dei consumatori con l’indice passato da 103,6 di novembre a 106,7. Anche le imprese vedono più rosa: l’indicatore è infatti salito dal 103,5 a 107,2. Per quanto riguarda i consumatori sono positivi tutti gli indicatori: clima economico, personale, corrente e futuro. A far segnare i rialzi più consistenti sono le valutazioni sulla situazione economica e futura che passano rispettivamente da 110 a 118,6 e da 109,3 a 113,5.
L’aumento dell’occupazione ha sicuramente contribuito a dare una iniezione di ottimismo ai consumatori in vista di questo Natale e non solo. Ma una spinta forte è arrivata dal drastico calo dell’inflazione. Il fronte delle imprese è più articolato. Segni più per le costruzioni, i servizi di mercato e il commercio al dettaglio. Mentre a frenare sono le imprese del settore manifatturiero condizionate dalle attese negative per la produzione. L’Istituto di Statistica evidenzia un marcato aumento nei servizi di mercato (da 96,7 a 106,4). Nel commento sottolinea il ritorno della fiducia delle imprese, al traino in particolare di servizi e costruzioni, dopo quattro mesi “neri”. L’indice ha raggiunto così il livello più elevato da luglio scorso. Per i consumatori invece è il secondo mese di aumento e anche in questo caso il livello è quello di luglio. Per la Confesercenti si tratta di un segnale positivo per i consumi delle festività di Natale e che fa ben sperare per i consumatori. Il recente sondaggio Confesercenti Ipsos aveva infatti stimato una spesa per i regali in aumento del 13% rispetto allo scorso anno. “Un’inversione di tendenza- secondo l’organizzazione – che fa intravedere un Natale meno freddo, e non solo dal punto di vista del meteo”.
Confesercenti ha però ricordato le difficoltà che le famiglie devono affrontare, in particolare i tassi di interesse che impattano “sui circa 4 milioni di famiglie con mutuo, a cui si aggiungono quelle che hanno effettuato acquisti rateizzati”. La valutazione del recupero di fiducia delle imprese viene spiegata anche dal balzo nel settore turistico – più 17 punti in un mese – attribuito al buon inizio della stagione turistica invernale con il sold out di novembre e dicembre. Meno ottimismo si respira invece tra le imprese della distribuzione. E dunque tutto è affidato anche allo sprint finale della corsa ai regali favorito dalle tredicesime. L’ammontare complessivo della mensilità in più è calcolato da Confesercenti in circa 47,5 miliardi, il 4% in più dello scorso anno, pari a 2 miliardi. Di questi circa 5,9 miliardi – il 12% del totale – saranno destinati ai regali di Natale, mentre il 38% per altri acquisti e il restante 50% sarà assorbito da spese obbligate e risparmio.
Sulle performance del turismo si sofferma anche l’analisi di Confcommercio: “Le indicazioni sulla fiducia degli imprenditori del turismo (+15% su novembre) suggeriscono che se non si realizzerà il record, superando le presenze del 2019, certamente ci si andrà molto vicini (mancano solo 6 milioni di notti)”. Le prospettive dunque, secondo Confcommercio, “sono molto buone e nei primi sei mesi dell’anno è ragionevolmente ipotizzabile una riduzione dei tassi guida. Tutto ciò sosterrebbe il potere d’acquisto per i consumi e la propensione agli investimenti”. Si respira dunque un’aria più rilassata in vista delle festività. Con spese concentrate su cibo (Coldiretti ha valutato un investimento tra pranzi e regali di circa 10 miliardi) e viaggi. Un italiano su 5 (20%), secondo l’indagine Coldiretti /Ixe’, presentata in occasione del primo week end di partenze, ha deciso di trascorrere almeno un giorno fuori casa durante le festività di Natale: l’orientamento per il 75% dei consumatori italiani è di privilegiare le mete italiane, ma c’è anche un 19% che ha scelto di recarsi in un Paese europeo, nonostante le preoccupazioni legate alle tensioni internazionali e al rischio terrorismo. In crescita rispetto allo scorso anno la spesa media che sarà di 604 euro per persona con un aumento del 5%, seppur con una forte polarizzazione tra una metà dei vacanzieri (48%) che si terrà sotto i 250 euro e un 15% che ne spenderà oltre 1.000.
Il sondaggio Coldiretti/Ixe’ precisa che le vacanze dureranno in media 5 giorni e mezzo, risultato di un 35% di italiani che non andrà oltre i tre giorni, del 47% che starà fuori tra 4 e 7 giorni, del 10% che si spingerà fino a 10 giorni e un 5% che si concederà un periodo da 11 a 15 giorni. Pochi invece i superfortunati che potranno permettersi un periodo di relax fuori casa di oltre 15 giorni. Le destinazioni più gettonate sono le città e le località d’arte con il 49%, seguite dalla montagna con il 27% mentre il resto si divide tra campagna, mare e terme. Quasi un milione hanno scelto l’agriturismo, una formula che negli anni ha notevolmente qualificato l’offerta con servizi innovativi. Anche per il Codacons si avverte l’effetto Natale sul clima di fiducia di imprese e consumatori. A dare una spinta alla spesa e ai consumi, secondo l’associazione dei consumatori “il forte calo dell’inflazione degli ultimi due mesi e la frenata dei prezzi dell’energia”. Resta comunque qualche ombra sul settore industriale. L’Istat ha infatti rilevato a ottobre un aumento del fatturato dello 0,1% sul mese precedente. Nel trimestre agosto-ottobre l’indice complessivo è cresciuto dello 0,2% rispetto al trimestre precedente (-0,4% sul mercato interno e +1,5% su quello estero). Ma, rispetto allo stesso mese del 2022, si evidenzia una flessione dell’1,7% risultato del calo del 3,1% sul mercato interno e del +1% su quello estero. A crescere sono i beni strumentali (+8%) e di consumo (+1,2%), in calo invece l’energia (-7,6%) e i beni intermedi (-9,8%). Nel manifatturiero i settori “premiati” sono i mezzi di trasporto con +17,9%, seguiti da apparecchiature (+5,5%), computer e elettronica (+5,3%), alimentari e tabacco (+3,1%), altre industrie (+2,2%). Ad andare peggio legno e carta (-15,1% e prodotti chimici (-14,5%).
L’Istat ha segnalato che in termini tendenziali per il fatturato è il settimo mese consecutivo di flessione. Andamento negativo anche per il commercio estero extra Ue di novembre su ottobre con una riduzione congiunturale del 3% sia per l’export che per l’import. Sull’anno precedente la flessione è del 3,7% a fronte del +9,4% di ottobre. A cedere le vendite di energia (-16,4%), beni intermedi (-6.9%) e strumentali (-4,9%), mentre crescono le esportazioni di beni di consumo durevoli (+4,3%) e non durevoli (+0,5%). Giù del 20% l’import trascinato dal -38% dell’energia e del -16,3% dei beni intermedi. Il saldo commerciale con i paesi extra Ue27 è comunque positivo per 6.224 milioni (+1.841 milioni a novembre 2022) e il deficit energetico (-5.187 milioni) è inferiore rispetto allo scorso anno.
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