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A spingere le quotazioni record del Petrolio è il rapporto Opec che ha lasciato invariate le previsioni sulla domanda globale nonostante le decisioni di Arabia Saudita e Russia di prolungare a fine anno i tagli volontari alle estrazioni
Il petrolio tocca il nuovo record con un top di giornata di 92,32 dollari al barile, nuovo massimo da 10 mesi. In corsa anche il Wti che avanza dell’1,59% a 88,68 dollari al barile dopo un massimo a 89,2 dollari. A spingere le quotazioni è il rapporto Opec che ha lasciato invariate le previsioni sulla domanda globale nonostante le decisioni di Arabia Saudita e Russia di prolungare a fine anno i tagli volontari alle estrazioni.
Il cartello nel suo rapporto mensile prevede che la domanda di petrolio nel 2023 aumenterà di 2,4 milioni di barili al giorno, per scendere a 2,2 milioni nel 2024. Entrambe le stime sono invariate rispetto al rapporto di luglio. L’Opec ha modificato di 100.000 barili al giorno le previsioni per il 2023 per i membri non Opec, portandole a 1,6 milioni di barili, guidati, tra gli altri, dagli aumenti di Stati Uniti, Brasile e Norvegia. Tuttavia, ha lasciato invariata la stima per il 2024 rispetto al mese scorso, indicando un aumento a 1,4 milioni di barili al giorno.
IL RECORD DEL PETROLIO E I RISCHI PER IL MERCATO GLOBALE
Secondo Bloomberg nel prossimo trimestre il mercato mondiale rischia di fare i conti con un deficit di produzione di 3,3 milioni di barili al giorno, in quello che potrebbe rivelarsi come lo sbilancio tra domanda e offerta più consistente in oltre un decennio. Gli analisti di Bloomberg rilevano che le scorte mondiali di petrolio dopo essere state intaccate significativamente già in questo trimestre, potrebbero conoscere un declino ancora più consistente nel prossimo.
I 13 paesi dell’Opec hanno pompato in media 27,4 milioni di barili al giorno in questo trimestre, pari a 1,8 milioni di barili in meno rispetto alle esigenze del mercato. Se l’organizzazione manterrà la produzione invariata, come l’Arabia Saudita ha annunciato di fare, il deficit potrebbe quasi raddoppiare a 3,3 milioni, in quanto l’attesa dell’Opec è che le richieste del mercato salgano a 30,7 milioni di barili al giorno.
L’INTERVENTO DELL’OPEC PE STABILIZZARE IL MERCATO
L’Opec+ ha introdotto limiti di offerta già nel 2022 per stabilizzare il mercato. Ad agosto la produzione è aumentata principalmente per la ripresa dei giacimenti iraniani, nonostante le sanzioni statunitensi in corso su Teheran e i tagli volontari dei sauditi. Inoltre, l’indebolimento del dollaro in vista del dato sull’inflazione statunitense di oggi ha contribuito ad aumentare la propensione al rischio e ha reso le materie prime denominate in dollari più attraenti per gli acquirenti internazionali.
I rialzi peseranno sui listini alla pompa dei prossimi giorni. Con ogni probabilità benzina e diesel toccheranno i 2 euro al litro, mentre il governo sta studiando uno sgravio per gli autotrasportatori e una social card per le famiglie meno abbienti, che sarebbe assegnata in automatico a chi rientra nei requisiti, senza necessità di presentare domanda, com’è accaduto con ‘Dedicata a te’ ovvero la prepagata per la spesa alimentare. La tanto declamata accisa mobile invece, quel meccanismo secondo cui al raggiungimento di un determinato prezzo del petrolio le accise si ridurrebbero in automatico, non c’è. Se n’era parlato ma non è entrata in alcun provvedimento.
PREZZO DEL PETROLIO E RECORD DEL COSTO DELLA BENZINA
Secondo la rilevazione quotidiana diffusa dal ministero delle Imprese e del made in Italy, il prezzo della benzina in modalità self in autostrada è già a 2,046 euro al litro. Il prezzo medio del gasolio è invece a quota 1,978. Fuori dalle autostrade Bolzano si conferma come la zona più cara d’Italia con la benzina che arriva a 2,011 euro al litro e il diesel che balza a 1,939 euro. Ma oggi sono sei complessivamente le Regioni dove la verde ha sfondato quota 2 euro: Basilicata 2,002 euro al litro, Calabria 2, Liguria 2,006, Sardegna e Val d’Aosta 2, oltre ovviamente alla provincia autonomia dell’Alto Adige.
Le regioni più virtuose sono invece il Veneto, con 1,961 euro al litro, seguito da Marche con 1,964 e Umbria-Lazio, entrambe con la verde a 1,974 euro al litro.
Dopo la benzina, anche il gasolio ormai è a un passo dai 2 euro al litro, anche perché il diesel – ovvero il carburante trainante dell’economia globale – è in ripresa dopo che la Russia ha pianificato di limitare le esportazioni questo mese, spingendo i futures in Europa oltre i 1.000 dollari la tonnellata.
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