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Il centrodestra pensa all’Irpef del ceto medio, suo tradizionale bacino elettorale, ma la riduzione delle tasse resta una corsa a ostacoli
L’obiettivo dichiarato è quello di tagliare le tasse sul ceto medio, tradizionale bacino elettorale del centrodestra ma anche la fascia di popolazione che ha sofferto, forse più di altre, la riduzione del potere d’acquisto dovuto all’impennata dell’inflazione.
Tutto dipenderà dalle risorse che, alla fine, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, riuscirà a trovare nelle pieghe del bilancio. Si parte, ovviamente, dalla riconferma della rimodulazione dell’Irpef decisa con l’ultima Finanziaria e che, comunque, non aveva un carattere “strutturale”.
Senza un nuovo intervento nella Legge di Bilancio, si tornerebbe infatti alla situazione precedente, con quattro aliquote. Ma l’esecutivo, nel 2025, vuole fare un altro passettino in avanti verso il sistema a due aliquote, che dovrebbe rappresentare un traguardo di fine legislatura. In particolare, l’idea del governo sarebbe quella di ridurre l’aliquota del secondo scaglione dall’attuale 35% al 33%, ed eventualmente innalzare la soglia di reddito dai 50mila euro al nuovo limite di 60mila euro.
TASSE E IRPEF, IL GOVERNO PENSA AL CETO MEDIO
Costo dell’operazione, fra i 2 e i 4 miliardi di euro, a seconda dell’ipotesi che entrerà nella manovra. Ma vediamo, in particolare, seguendo la traccia delle simulazioni elaborate per il Quotidiano del Sud dall’Associazione Nazionale del Commercialisti, quali possono essere i vantaggi in tre fasce di reddito. Per chi guadagna fino a 25mila euro, le due ipotesi sono praticamente equivalenti. Il vantaggio fiscale si fermerebbe, infatti, a 360 euro l’anno, più o meno 30 euro di tasse in meno al mese. Al quale occorre in ogni caso aggiungere i vantaggi legati al taglio del cuneo fiscale: 100 euro fino ad un reddito massimo di 35mila euro.
«È del tutto evidente che dopo aver operato una riduzione del carico fiscale per i redditi bassi con la riduzione da 4 a 3 scaglioni nello scorso anno, che di fatto ha prodotto un risparmio massimo annuo di 260 euro avendo sterilizzato tale riduzione per i redditi sopra ai 50 mila euro – spiega Marco Cuchel, Presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti – con questa ulteriore modifica è intenzione del Governo intervenire sui redditi più alti con due ipotesi che naturalmente hanno un impatto diverso rispetto alla loro introduzione risultando la seconda ipotesi estremamente più vantaggiosa rispetto alla prima per effetto del minor carico fiscale che produrrebbe».
VANTAGGI PER DICHIARA OLTRE 60MILA EURO
I veri vantaggi della riforma si avrebbero, infatti, per i contribuenti che dichiarano oltre i 60mila euro. In particolare, nella prima ipotesi, con il semplice taglio dell’aliquota intermedia dal 35 al 33% ci sarebbe un risparmio massimo fino a 440 euro all’anno rispetto alle imposte versate quest’anno. Ma è soprattutto con la seconda ipotesi che l’impatto della rimodulazione sarebbe molto consistente: nel 2025, infatti, sempre secondo la simulazione dell’Anc, il risparmio fiscale massimo arriverebbe a 1.440 euro all’anno. Infatti, la rimodulazione dell’irpef avvenuta per l’anno 2024 aveva sterilizzato per lo scaglione superiore a 50.000 euro il risparmio fiscale.
«Dal momento che la pressione fiscale in Italia è tra le più alte dei Paesi Ocse – aggiunge Marco Cuchel – è lodevole il tentativo del Governo di ridurla gradatamente anche se al momento gli effetti reali sono stati estremamente limitati rispetto alla reale capacità di spesa delle famiglie. Lo scoglio più grande rimane quello delle coperture considerate anche le parole di pochi giorni fa del Ministro dell’Economia Giorgetti dove preannunciava sacrifici ai cittadini per la necessità di una riduzione del debito pubblico arrivato a livelli davvero preoccupanti nel nostro Paese».
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