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Dal cuneo fiscale all’Irpef, sono tante le novità previste nella manovra del governo nei due capitoli dedicati alle pensioni e al fisco

E’ DURATA appena un anno quota 103, ovvero la possibilità di lasciare il lavoro con 41 anni di contributi e 62 di età. In compenso, i lavoratori possono tirare un respiro di sollievo dal momento che l’anno prossimo sarà confermato il taglio del cuneo fiscale. Vale, più o meno, circa 100 euro al mese in busta paga. Una quota che lieviterà di circa 240-260 euro all’anno grazie all’effetto cumulato della riduzione degli oneri contributivi con l’avvio del primo modulo della riforma fiscale, con l’accorpamento delle due aliquote iniziali in un solo scaglione di reddito (fino a 28mila euro). Sono tante le novità previste nella manovra del governo nei due capitoli dedicati alle pensioni e al fisco, dal cuneo fiscale ai tagli dell’Irpef. E non mancano le sorprese dell’ultima ora, con il nuovo giro di vite per chi intende andare in pensione prima dei 67 anni, sia pure con qualche deroga per donne e disoccupati. Ma andiamo con ordine.

CUNEO FISCALE

Il piatto forte della legge di bilancio del 2024 resta quella del taglio del cuneo fiscale, che assorbirà da solo circa la metà dell’intera manovra: dieci miliardi di euro. Per i lavoratori non cambierà molto rispetto al 2023: infatti sarà confermata la riduzione degli oneri fiscali e contributivi che già è attualmente in vigore e pari al 7% per i redditi fino a 25 mila euro e al 6% per i redditi fino a 35 mila euro. Oltre questa soglia non sono previsti sconti. La misura ha assicurato, quest’anno, un incremento medio in busta paga di circa 100 euro. Una somma che continuerà ad essere assicurata anche nel 2024. A questa cifra, ma questa volta per i redditi fino a 50mila euro, bisognerà aggiungere gli effetti del primo modulo della riforma fiscale, con l’accorpamento delle prime due fasce al 23% per tutti i redditi fino a 28mila euro l’anno.

Restano invariati gli altri scaglioni di reddito: 35% fino a 50mila euro e 43% oltre questa soglia. Costo dell’operazione, 4,3 mliardi di euro. Secondo i calcoli diffusi ieri dal Mef, dal taglio del cuneo fiscale e dall’eliminazione della seconda aliquota Irpef arriverà un beneficio nelle buste paga dei lavoratori di 1.298 euro l’anno per un reddito di 27.500 euro. L’incremento medio in busta paga si attesterà, quindi sui 120 euro. Per i redditi fra i 35mila e i 50mila euro, l’effetto Irpef sarà molto più ridotto: più o meno 22 euro al mese di tasse in meno. Poi, oltre questa soglia, il taglio delle tasse previsto dalla riforma sarà neutralizzato da una contemporanea riduzione delle detrazioni fiscali. Un modo, come ha spiegato il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, per concentrare tutte le risorse a disposizione sulle fasce di popolazione più deboli. Sempre in materia fiscale, arriva il fisco a rate per le partite Iva fino a 170 mila euro: non pagheranno più in anticipo le tasse e che potranno dilazionare gli importi in 5 rate.

La no-tax area, per i lavoratori dipendenti, invece, passa a 8500 euro di reddito all’anno. In attesa della completa attuazione della revisione delle agevolazioni fiscali alle imprese, il governo ha previsto un nuovo meccanismo di deduzioni fiscali per le nuove assunzioni. La dote a disposizione sarà di 1,3 miliardi. Rinviata dal primo gennaio al 1 luglio 2024, l’entrata in vigore della plastic e sugar tax. Poi si vedrà.

PENSIONI

Insieme a cuneo fiscale e Irpef, molte le novità anche per le pensioni. In particolare, dal prossimo anno non si potrà più andare in pensione con 41 anni di contributi e 62 di età (appunto quota 103). Come ha spiegato il Ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, il requisito contributivo è confermato ma sale l’eta anagrafica e contestualmente viene introdotto un sistema di incentivi a posticipare l’uscita dal lavoro. Quindi “non sarà quota 104 piena – ha detto Giorgetti – Ci sarà un meccanismo di incentivo a restare al lavoro, nella logica del bonus Maroni, e una penalizzazione per chi decide di andare in pensione”.

Potranno invece accedere alla pensione a 67 anni dal 2024 anche coloro che maturano una pensione inferiore a 1,5 volte la pensione sociale (nel 2023 un importo pari a 745,91 euro) e sono nel sistema contributivo che fino ad oggi devono attendere i 71 anni. E’ prevista poi la rivalutazione delle pensioni rispetto all’inflazione per una spesa di circa 14 miliardi con un recupero pieno per le pensioni fino a quattro volte l’importo minimo e poi fasce con percentuali di rivalutazioni decrescenti. La manovra di bilancio eliminerà inoltre l’Ape sociale e Opzione donna così come li abbiamo conosciuti finora, introducendo un Fondo per la flessibilità in uscita per l’accesso alla pensione con 63 anni di età e 36 di contributi per i caregiver, i disoccupati, coloro che sono impegnati nei lavori gravosi, i disabili e per le donne, “come prevedeva Opzione donna – spiega Meloni – con 35 anni di contributi”. Per le donne quindi si alza il requisito anagrafico che per Opzione donna ora è a 60 anni (con una riduzione per i figli).

Questo sistema renderebbe inoltre più difficile l’accesso alla pensione per i disoccupati, caregiver e disabili che oggi con l’Ape sociale hanno accesso a un ammortizzatore di accompagnamento alla pensione (che non è però la pensione vera e propria) con 30 anni di contributi. Dovrebbe rimanere invariata la possibilità invece di uscire dal lavoro con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 per le donne) oltre a 3 mesi di finestra mobile a prescindere dall’età.


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