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Export in salita per le vendite di prodotti farmaceutici, della raffinazione e di autoveicoli; in costruzioni e commercio cresce l’occupazione; traina il Sud


Esportazioni e lavoro, il Mezzogiorno viaggia con la marcia alta. Sul fronte dell’export, nonostante la scivolata del primo trimestre (-4,1% nel Sud, -3,5% Nord-ovest, -0,9% Nord-est e +1% nel Centro), il trend su base annua premia le regioni meridionali. A fronte del -3,4% del Nord -ovest, del -2,4% del Nord-est, del -10,4% del Centro svettano gli aumenti del 4,3% nel Sud e dell’8,9% nelle Isole che non riescono comunque a bilanciare il dato medio che si attesta a -2,8%.

A pesare sulla flessione delle spedizioni nel primo trimestre i pesanti cali delle Marche. Un -55,5% dovuto soprattutto alla riduzione delle vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici. E i cali della Basilicata (-35,3%) e della Liguria (-14,7%). Non hanno invece perso lo slancio sui mercati esteri Calabria (+26,9%), Molise (+22,2%), Abruzzo (+12,4%) e Campania (+9,6%). A trainare l’export del Sud e delle isole, spiega l’analisi dell’Istat, le maggiori vendite di prodotti farmaceutici dalla Campania, della raffinazione da Sicilia e Sardegna e autoveicoli dall’Abruzzo.

Analizzando le destinazioni dei flussi emerge un crollo delle esportazioni delle Marche verso la Cina (-97,1%) e il Belgio (-74,6). La Toscana ha perso colpi in Svizzera (-67,5%), la Lombardia ha frenato in Germania (-10,1%), Stati Uniti (-9,2%), Francia (-6,6%) e Paesi Bassi (-13,6%). È invece andata bene per la Toscana in Turchia con una crescita del 234,3% per le vendite di gioielli, Stati Uniti (+49,7%) e Paesi Opec (+33,1%). Balzo negli Stati Uniti anche per le esportazioni dal Friuli Venezia Giulia (+250,5%) per le vendite di mezzi di navigazione marittima. A livello provinciale le performance peggiori se le aggiudicano Ascoli Piceno, Livorno, Brescia, Bologna e Milano. Napoli e Latina con Gorizia, Arezzo, e Firenze si collocano invece su terreno positivo.

Il Mezzogiorno avanza anche sul fronte dell’occupazione. La certificazione arriva dal Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Secondo l’analisi, infatti, le imprese prevedono a giugno 566mila assunzioni che salgono a1,4 milioni entro agosto. E le aspettative sono positive per Sud e Isole. Il Mezzogiorno conquista il saldo tendenziale più rilevante pari a +3,8mila a giugno e +19mila sul trimestre. A rinvigorire il mercato del lavoro il buon andamento delle costruzioni (+16,6%), del commercio (+10,5%) e i servizi avanzati (+11,5%). Mentre si muove in controtendenza il settore manifatturiero che cala del 5,6%. Ed è la crisi di questo settore che taglia il numero dei lavoratori nel Nord Est: -4,4mila nel mese e -10,3mila nel trimestre.

Un quadro quello tracciato da Unioncamere e ministero del Lavoro in linea con gli ultimi dati Istat che hanno registrato un aumento record dell’occupazione. Una forte spinta arriva poi dal turismo e dai servizi. L’Ufficio studi della Confcommercio ha infatti ribadito che l’occupazione cresce grazie a commercio, turismo, servizi e trasporti, settori che – secondo la Confederazione – garantiscono oltre il 50% del totale degli occupati. Con la fine delle scuole parte la stagione delle vacanze che, stima Assoturismo-Confesercenti, porterà a giugno 15milioni di turisti in crescita del 2,2% sullo stesso mese del 2023 per un totale di 54 milioni di pernottamenti (+1,8%). Per Unioncamere è il turismo l’attività che offre le maggiori opportunità di impiego. Con circa 161mila lavoratori ricercati nel mese e 351mila nel trimestre. Seguito dal commercio (76mila nel mese e 190mila nel trimestre), dal comparto dei servizi alle persone (71mila nel mese e 169mila nel trimestre).

Soffia dunque un vento favorevole e le regioni del Mezzogiorno sono destinate a trarre ulteriori benefici dalle prospettive favorevoli del turismo. Ma qualche ombra resta. L’offerta di lavoro c’è, ma continuano a mancare i lavoratori. Nel comparto turistico Confcommercio stima un “buco” di 170mila unità. La motivazione? “Mancanza di competenze”. Da qui la richiesta “di più politiche attive e formazione per facilitare l’incontro tra domanda e offerta”. Ma c’è carenza anche di altri profili. A giugno il bollettino del sistema Excelsior sostiene che non si trova il 47,6% dei profili ricercati (+1,6% sull’anno precedente).

Il manifatturiero è a caccia di 84mila addetti a giugno e 223mila nel trimestre. Nella classifica delle opportunità offerte al primo posto spicca l’industria della meccatronica che ricerca 21mila lavoratori nel mese e 55mila nel trimestre. Mancano lavoratori anche nelle industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo ( rispettivamente 15mila e 39mila) e in quelle alimentari (13mila e 46mila nel trimestre). Il comparto delle costruzioni richiede quasi 52mila assunzioni a giugno e oltre 130mila assunzioni nel trimestre. Sono invece 430mila i contratti di lavoro offerti dal settore dei servizi nel mese in corso e oltre 1 milione quelli previsti nel trimestre giugno-agosto.
Analizzando la tipologia di imprese il bollettino rileva come le maggiori opportunità arrivino da quelle di medie dimensioni (197mila contratti a giugno). E in 270mila hanno segnalato difficoltà a trovare i profili giusti.

Tra le professioni tecniche e a elevata specializzazione non si trova il 66,7% dei tecnici in campo ingegneristico, difficile anche il reperimento del 58,5% dei tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi, del 58,1% di quelli della distribuzione commerciale e del 56,7% di ingegneri e tecnici informatici. Ma il problema non riguarda solo le posizioni apicali. Mancano infatti gli operai specializzati dai fonditori ai lattonieri fino ai montatori di carpenteria, così come gli addetti alle rifiniture delle costruzioni, i fabbri ferrai costruttori di utensili, gli operai addetti a macchinari dell’industria tessile e delle confezioni.

Si mantiene elevata, anche se in lieve calo rispetto allo scorso anno, la domanda di lavoratori immigrati con 104mila ingressi programmati a giugno, il 18,4% del totale. Tra i settori che ricorrono maggiormente alla manodopera straniera, secondo lo studio Excelsior, i servizi operativi di supporto a imprese e persone (il 34,3% degli ingressi programmati sarà coperto da personale immigrato), i servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (28,4%), la metallurgia (22,6%) e le costruzioni (21,8%). Un settore importante è anche l’agricoltura dove i lavoratori stranieri, secondo un report della Coldiretti, garantiscono il 32% del totale delle giornate di lavoro e realizzano un terzo della produzione agroalimentare italiana.


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