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Dati Istat dimostrano come a dicembre l’inflazione sia scesa, ma cresce il costo degli alimenti e sale la percentuale di povertà


A dicembre i prezzi al consumo si confermano in fase calante, anche le esportazioni (dato di novembre) hanno ripreso a crescere pur restando sull’anno su terreno negativo e il governo brinda. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, su X ha infatti commentato: “I dati Istat confermano che siamo sulla strada giusta”. Ma è davvero del tutto “giusta” la strada? I numeri Istat hanno rilevato un rallentamento dei prezzi, ma gli aumenti comunque sono proseguiti, anche per prodotti di prima necessità come gli alimentari. Mentre si staglia con sempre maggiore chiarezza l’emergenza bollette che rischia di sparigliare le carte.

Partiamo dai numeri. A dicembre l’inflazione ha segnato +0,1% su novembre e + 1,3% rispetto allo stesso mese del 2023, in linea con la stima preliminare. Nel 2024 in media i prezzi al consumo sono aumentati dell’1%, un risultato decisamente buono se si tiene conto del + 5,7% registrato nel 2023. L’Istituto di Statistica ha sottolineato il rallentamento degli alimentari, in particolare i non lavorati passati da +3,8% a + 2,3%, con un rialzo comunque doppio rispetto all’indice generale (meno cari frutta con + 2,2% e vegetali con +3%) e i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,7 a + 3,1%). Il carrello della spesa si è così ridimensionato da + 2,3% a + 1,7%. Ma a rovinare la festa sono stati gli energetici regolamentati che hanno allungato il passo da + 7,4% a + 12,7%, così come si è ridotta la flessione per i non regolamentati (da -6,6% a -4,2%).

L’inflazione di fondo si è così attestata a +1,8%. Se si tiene conto delle variazioni medie del 2024 sul 2023 l’Istat ha evidenziato la contrazione degli energetici pari a -10,1% ( a fronte del +1,2% del 2023), -0,2% per i regolamentati e -0,2% per i non regolamentati. Marcata anche la riduzione degli alimentari da +9,8% a + 2,2% sempre però – secondo il commento dell’Istituto – ben al di sopra del tasso di inflazione. E resta l’incognita energia col calo meno ampio per esempio per il gasolio sia per i mezzi da trasporto che da riscaldamento del mercato non regolamentato, compresa la benzina. Anche l’energia elettrica si è ridotta meno da -13,2% a -12% con una crescita sul mese dello 0,4%. Meglio invece il gas. Per la componente regolamentata a dare la spinta è stato soprattutto il gas di citta e naturale (da + 18,9% a +30,3%, + 2,5% su novembre).

I dati non convincono le associazioni dei consumatori. Per l’Unione Nazionale Consumatori “Il calo dell’inflazione media è un’illusione ottica in termini di costo della vita”. Perché i rincari del 2024 si aggiungono comunque a quelli del 2023. E in ogni caso anche con un indice medio dei prezzi al consumo dell’1% “per una coppia con due figli – secondo UNC – l’ incremento del costo della vita complessivamente è pari a 272 euro su base annua e questo rialzo va ad aggiungersi ai 1.734 euro del 2023 che le famiglie continuano a pagare, per un totale di 2.006 euro in due anni”.
Nel 2024 – ha rilevato il Codacons – l’inflazione è costata alle famiglie 8,5 miliardi. Con forti differenze territoriali: “In Veneto, Campania e Trentino Alto Adige l’inflazione media si è attestata lo scorso anno all’1,3%, mentre in Molise e Valle d`Aosta i listini al dettaglio sono cresciuti solo dello 0,1%. I più penalizzati sono i cittadini residenti in Trentino Alto Adige la cui spesa, considerati i consumi delle famiglie residenti, è salita su base annua in media di 542 euro a nucleo (+427 euro in Veneto, +352 euro in Campania), in Molise una famiglia ha speso nel 2024 appena 30,5 euro, +36 euro in Valle d’Aosta”.

Ed è allarmante anche la lettura di Assoutenti che ha ribadito come sia proseguita la corsa degli alimentari con un rialzo medio annuo del 2,4%. Un andamento definito “drammatico” perché “solo per mangiare e bere gli italiani hanno speso 3,9 miliardi in più del 2023”. In tensione anche i listini del turismo con tariffe salite del 3,9%.
Per Federconsumatori su un quadro critico pesa la minaccia della nuova crescita dei costi energetici che rischia di ripercuotersi sull’andamento generalizzato dei prezzi. Da qui l’appello a “contrastare i nuovi aumenti e a scongiurare fenomeni speculativi”. Il “ritocco” dei listini dei carburanti preoccupa anche gli agricoltori perché – ha denunciato Coldiretti – pesa sul 40% dei cibi e delle bevande made in Italy esportati e che viaggiano prevalentemente su strada. Mentre a livello di produzione il caro bollette rischia di appesantire ulteriormente i costi delle aziende agricole, con l’impossibilità di scaricare gli aggravi sulla filiera.

Anche Confesercenti ha puntato il dito sulle tensioni delle materie energetiche “che ancora non hanno riassorbito i picchi raggiunti due anni fa”. L’associazione ha infatti rilevato che lo scorso anno i costi di energia elettrica, gas e combustibili sono stati ancora superiori di quasi il 70% ai livelli del 2021 mentre imprese e famiglie italiane continuano a pagare tra le bollette più alte d’Europa. Insomma nonostante il quadro generale sia positivo, le bollette rappresentano un’incognita. Il prezzo dell’elettricità, a dicembre scorso, – ha affermato uno studio della Confesercenti – si è assestato su 140 euro /Mwh, il 15% in più della Germania, il 18% in più della Spagna e il 22% in più della Francia.
Una situazione per la quale è richiesto “un monitoraggio costante” per evitare che un nuovo rialzo dei beni energetici possa riportare in alto l’inflazione, con un impatto significativo sulla spesa delle famiglie. Il Paese dunque è su un crinale, mentre resta alto il livello del disagio sociale. Il Misery Index della Confcommercio ha valutato a dicembre una crescita di 9,3 punti attribuita “esclusivamente alla risalita del tasso di crescita dei prezzi dei beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto”.

E un altro elemento che indica uno stato di difficoltà del Paese è il report dell’Istat, relativo però al 2023, sulle richieste di aiuto economico dei cittadini. Termometro di “ una situazione socio-economica – si legge nello studio – che pone i cittadini in una condizione di fragilità”. Nel 2023 sono stati 10 milioni i cittadini (il 23,1 di quelli tra 18 e 74 anni) che hanno chiesto aiuto per un prestito a familiari, amici, società finanziarie e banche. Un dato che evidenzia come si manifesti a volte una forma di strabismo nella nostra economia. I risultati economici, come quello per esempio dell’inflazione, contrastano con la contrazione degli acquisti, con tagli anche per prodotti basilari come gli alimentari, o con la richiesta di prestiti.

Ma ancora una volta ad accendere una luce è l’export che a novembre è aumentato dell’1,4% (+0,4% l’import). Il dato è il risultato del +6,1% nell’area extra Ue e del calo del 2,9% nel mercato Ue. Crescita dello 0,7% anche nel trimestre settembre-novembre, mentre è proseguita la flessione su base annua con -2,7% in valore e -5,9% in quantità. Ancora una volta a determinare l’andamento negativo sono stati i mercati Ue (-6%) a fronte di una lieve crescita (+0,9%) di quelli extra Ue. In flessione anche le importazioni (-3,2) per effetto del -6,4% nell’area dei “27” e del +1,4% nei Paesi terzi.
A incidere negativamente sulle vendite all’estero il crollo del 32,8% degli autoveicoli, ma anche il -20,8% di coke e prodotti petroliferi e -13,1% degli articoli in pelle. Un forte sostegno è arrivato invece da articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+17,9%), articoli sportivi, medici, giochi, strumenti musicali, preziosi (+24,3%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+3%).


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