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La manovra 2025 arriva al rush finale nel caos mentre si profila un ritorno in Commissione. A vuoto l’appello della premier per evitare la fiducia


L’approdo della “nuova” legge di Bilancio alla Camera per la discussione generale in Aula è fissato per le 8 di questa mattina, intorno all’ora di pranzo il governo dovrebbe porre la fiducia, mentre il voto finale di Montecitorio è fissato per venerdì sera, in diretta tv come richiesto dalle opposizioni. In Senato l’appuntamento è per il 23, quando dovrebbe riunirsi la Commissione Bilancio. L’ok definitivo al provvedimento è previsto per il 28, come da tradizione in zona cesarini, dal momento che il gong della mezzanotte del 31 farebbe scattare l’esercizio provvisorio. Questa la road map tracciata dalla conferenza dei capigruppo, ma la tenuta del cronoprogramma è tutt’altro che scontata.

Emendamenti presentati, ritirati e poi riformulati. Alcuni con relazioni tecniche scarne se non mancanti, testi con proposte eterogenee. La maratona in Commissione è “sofferta”, anche per i contrasti tra le stesse forze di governo, oltre che tra maggioranza e opposizione. Ad alzare il livello della tensione ha contribuito anche la proposta di aumentare gli stipendi dei ministri non eletti per equipararli a quelli dei colleghi parlamentari, poi stoppata e riformulata con un ben più blando rimborso. E il dibattito in Aula potrebbe far emergere incongruenze cui porre rimedio, tanto più che le opposizioni hanno già segnalato l’assenza di coperture per alcune misure. Potrebbe esser quindi necessario un nuovo passaggio “tecnico” in Commissione che potrebbe allungare i tempi, con il rischio di mancare l’appuntamento con le telecamere Rai.

MANOVRA 2025, GLI ULTIMI GIORNI NEL CAOS

In Aula saranno scintille tra maggioranza e opposizione: un assaggio si è avuto anche ieri durante la discussione in Senato sulle comunicazioni della presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo al via oggi. Giorgia Meloni, dal canto suo, ha proposto ai partiti di minoranza di approvare la manovra senza passare dal voto di fiducia a patto che si trovi un accordo sul rispetto dei tempi definiti.
“Abbiamo cercato di fare del nostro meglio per presentare prima possibile” la legge di Bilancio. “Ho chiesto che ci fosse per il Parlamento il massimo tempo possibile, tutti sappiamo che ci sono dei vincoli, anche europei. So che la fiducia è stata posta in accordo con le opposizioni” ma “se ci fosse un accordo sui tempi senza voto di fiducia sarebbe preferibile. Sarei contenta se ci mettessimo d’accordo di farlo senza voto di fiducia”, ha affermato replicando alle senatore Matteo Renzi che ha sollecitato il ritorno a un bipolarismo paritario.

MANOVRA 2025 NEL CAOS: LA CONVULSA SESSIONE IN COMMISSIONE BILANCIO

La convulsa sessione in Commissione bilancio non ha scalfito i principali titoli del capitolo fiscale: restano confermati il taglio del cuneo fiscale e l’Irpef a tre aliquote, che diventano entrambi strutturali: da soli valgono la metà dei 30 miliardi messi in campo per la manovra. Il progetto di una sforbiciata all’aliquota del secondo scaglione dell’Irpef, dal 35 al 33% in modo da ridurre la pressione sul ceto medio – caro in particolare a Forza Italia -, è stato rinviato. Il concordato fiscale da cui erano attese le risorse per finanziarlo è stato un flop, bisognerà provvedere diversamente e poi intervenire con un provvedimento ad hoc: se ne riparlerà a gennaio.
Molti interventi – tra cui quelli su cui si è consumato un duro braccio di ferro interno alla maggioranza, e in alcuni casi con lo stesso ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti – sono rivisti e corretti, se non messi da parte.

COSA È SALTATO NELLA LEGGE DI BILANCIO

È saltato, ad esempio, l’obbligo della presenza dei revisori del Mef nelle società che ricevono contributi pubblici. Si introduce solo una stretta sui controlli dei bilanci delle società che ricevono “contributi significativi”, la cui entità sarà stabilita con un dpcm entro 90 giorni dall’approvazione della legge di Bilancio. Ma i controlli rafforzati, che prevedono anche l’invio al Mef di una relazione, saranno effettuati dagli organi di controllo già costituiti. Una soluzione su cui si è registrata la soddisfazione del vicepremier Antonio Tajani, che su punto – e non solo su questo – aveva ingaggiato una strenua battaglia, ma anche del leader di Confindustria, Emanuele Orsini, per cui “era un’ingiustizia”, e del Consiglio nazionale dei commercialisti.

IL CASO DELLA WEB TAX, LE CRIPTOVALUTE E L’IRES PREMIALE

Dietrofront anche sull’estensione della web tax alle Pmi: viene reintrodotta la soglia minima di 750mila euro di fatturato per l’applicazione, riguarderà solo le grandi aziende quindi. Cambia anche la tassa sulle criptovalute, che rimarrà al 26% nel 2025 per poi salire al 33%, un’aliquota comunque inferiore rispetto al 46% previsto nel testo base della manovra. Tuttavia saranno tassate tutte le plusvalenze da cripto attività, anche quelle inferiori ai 2mila euro che rientravano nella no-tax area lasciata intatta dalla formulazione originale della legge di Bilancio.
Una promessa mantenuta nei confronti degli imprenditori è l’Ires premiale, ovvero un taglio dell’imposta dal 24% al 20% per le imprese che investono e assumono. Le imprese che accantonano almeno l’80% degli utili dell’esercizio 2024 e ne reinvestono in azienda almeno il 30% (e non meno del 24% degli utili dell’esercizio 2023) pagheranno un’Ires ridotta di 4 punti. Gli investimenti non devono essere inferiori a 20.000 euro e le aziende dovranno assumere a tempo indeterminato l’1% di lavoratori in più. Per finanziare lo “sconto” si richiede un ulteriore contributo di 400 milioni alle banche che si aggiunge ai 3 miliardi già nel budget della manovra (un miliardo arriva dalle assicurazioni).

IL FONDO PER IL SOSTEGNO ALLE IMPRESE DELL’INDOTTO ILVA

Si prevede, poi, un Fondo con 3 milioni in 3 anni a sostegno delle imprese dell’indotto Ilva. Per finanziare la partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese ci sarà un Fondo ad hoc con 70 milioni. Sale il fondo per le famiglie vittime incidenti lavoro. Arriva la stretta contro l’abuso della Naspi.
Guardando al Sud, torna la decontribuzione ma in formato mini: lo sgravio sul costo del lavoro nelle otto regioni meridionali sarà del 25% per il 2025 – contro il precedente 30% – con un decalage che arriverà al15% nel 2029. E aumenta da 1,6 a 2,2 miliardi il credito d’imposta per gli investimenti nella Zona unica speciale (Zes) del Mezzogiorno: 600 milioni recuperati grazie al minor tiraggio della misura nel 2024, quando erano stati stanziati 3,2 miliardi, ma i crediti d’imposta richiesti dalle imprese ammontano a 2,55 miliardi.

Sul Ponte sullo stretto di Messina, Matteo Salvini incassa un 1,4 miliardi, meno della metà dei 3 richiesti. Restando al capitolo infrastrutture, arriva un miliardo in più alla Tav Torino-Lione e un altro a Ferrovie per le opere Pnrr. Altri 200 milioni vanno alla Sibari Catanzaro e 708 milioni vengono destinati al settore idrico e 36 alla diga di Campolattaro. Tra le novità anche l’aumento di 0,5 euro dell’addizionale comunale dei diritti d’imbarco A decorrere dal 1° aprile 2025, l’addizionale comunale sui diritti di imbarco per i voli con destinazione extra Ue in partenza dai sei più grandi scali aeroportuali italiani.

MANOVRA 2025 CAOS IN CHIUSURA, LE MISURE PER PENSIONATI E FAMIGLIE

Sul fronte pensioni, restano le “vecchie” norme Quota 103, Ape sociale e Opzione donna, ma la Lega spunta la possibilità di un’uscita anticipata a 64 anni, e 25 di contributi, cumulando la previdenza obbligatoria e quella complementare, a patto che l’assegno pensionistico sia tre volte il minimo. Vale per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, e quindi andrà in pensione solo con il contributivo, ha spiegato la ministra per il Lavoro, Marina Calderone. Nulla di fatto invece per l’apertura di un nuovo semestre di silenzio-assenso per la scelta da parte del lavoratore di spostare il trattamento di fine rapporto dall’azienda alla previdenza complementare. La rivalutazione delle pensioni minime ministeri vale appena 3 euro.

Tra le misure per le famiglie c’è il bonus per le attività extra-scolastiche dei giovani da 6 a 14 anni in nuclei con reddito Isee fino a 15mila euro: sarà il fondo ‘dote famiglia’, con 30 milioni per il 2025, ad erogare il contributo ad associazioni, società sportive dilettantistiche ed enti del terzo settore.
Alla voce “casa” c’è il bonus per la sostituzione degli elettrodomestici obsoleti con altri più green, mentre il bonus per le ristrutturazioni resta al 50% solo per le prime case. C’è poi anche lo stanziamento di 10 milioni di euro per il 2025 e 20 per gli anni successivi per la morosità incolpevole.
Capitolo “scuola”: si incrementa il contributo per le scuole paritarie che accolgono alunni con disabilità, si rafforza l’organico degli insegnati di sostegno e si introduce un servizio di sostegno psicologico.


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