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La manovra è la sfida di Giorgetti diviso tra le coperture da trovare e le misure da adottare mentre spunta la possibilità di una proroga del bonus casa al 50% per un altro anno. Ci sono le risorse per un piano triennale di assunzioni nella sanità


Stretto com’è tra la caccia alle coperture per le misure della prossima manovra da circa 25 miliardi e le richieste dei soci della maggioranza cui trovare una sintesi “equilibrata” – in termini sia politici che economici – il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, si è riservato fino all’ultimo minuto utile per chiudere il Documento programmatico di bilancio, che contiene la cornice finanziaria della legge di Bilancio, atteso a Bruxelles entro il 15 ottobre.

Il Consiglio dei ministri per il via libera, inizialmente previsto per lunedì, è stato riprogrammato per la serata di martedì (alle 20 per il momento) – al termine della discussione sulle comunicazioni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla Camera in vista della riunione del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre – a poche ore dal “gong”, a mezzanotte, per l’invio alla Commissione europea. Il 20 è la “data divinatoria” – parole del titolare del Mef – per la presentazione della Finanziaria che quest’anno, “per ragioni di alternanza”, partirà dalla Camera dei deputati. È stato lo stesso Giorgetti a comunicare il timing, ieri, intervenendo in collegamento al convegno “Far crescere insieme l’Italia” organizzato da Fratelli d’Italia a Milano.

MANOVRA, GIORGETTI IN CERCA DELLE COPERTURE MA «SARÀ EQUILIBRATA»

“Sarà una manovra equilibrata che metterà a tacere anche le polemiche totalmente gonfiate e astruse che abbiamo visto in questi giorni, che fanno parte del dibattito politico, ma che, tendenzialmente, aggirano il problema”. E il problema, lo ha ripetuto all’infinito in questi giorni, è far quadrare i conti mantenendoli su “un sentiero di una sana finanza pubblica”, quello, ha sottolineato, che ha ricondotto il deficit dall’8% al 3,8% grazie alla chiusura del periodo Covid e post Covid “drogato” da Superbonus e Reddito di cittadinanza, “che sicuramente hanno spinto i consumi e l’economia ma hanno portato un po’ al disastro la finanza pubblica”. Un sentiero imposto anche dalle nuove regole del Patto di stabilità. Giorgetti ne ha rivendicato i benefici anche in termini del “mitico spread, sintomo della credibilità di un governo, sceso di 100 punti”.

Tra i numeri da tenere in considerazione c’è anche la stima sulla crescita che difficilmente potrà segnare il +1% nel 2024 previsto nel Piano strutturale di bilancio. Bankitalia ha confermato che nel 2024 il Pil si fermerà allo 0,8%. “Non sarà fantastica ma sta molto meglio di colossi economici come la Germania che sta in recessione da 2 anni”, ha commentato Giorgetti, rilanciando sulla riforma fiscale cui è affidato il compito di “liberare” “le forze vitali dell’economia da un peso fiscale che è oggettivamente asfissiante”.
Palazzo Koch intanto ha rivisto al rialzo le previsioni per il prossimo biennio, quando per l’effetto combinato del calo dei tassi e delle misure espansive programmate dal governo nel Psb, il Pil dovrebbe aumentare complessivamente di oltre il 2%.

LE POLEMICHE SUI “SACRIFICI”

Intanto quando parla di polemiche sicuramente il ministro non si riferisce solo all’opposizione. Del resto la parola “sacrifici” prima, e la revisione dei valori catastali post Superbonus poi, avevano fatto sobbalzare in primis i soci della sua maggioranza. Con il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, “contrarissimo” a un intervento che avrebbe toccato anche la berlusconiana Mediolanum, di fronte a un leader del Carroccio, Matteo Salvini, favorevolissimo invece. La Lega si era invece affannata a smentire l’ipotesi di un ritocco del catasto, sostenendo che il ministro era stato frainteso, mentre gli azzurri sostengono sia giusto far emergere il sommerso.

Con l’opposizione a serrare i ranghi contro il “il governo delle tasse”, costringendo la premier a irrompere sui social per smentire sacrifici e aumenti delle tasse. Ma Giorgetti la parola sacrifici ha continuato a usarla, magari con una maggiore accortezza nell’indicare i “soggetti” nel mirino: “Davanti a una platea di banchieri e finanzieri, ho detto che i sacrifici li dovevano fare anche loro, non mi sembra una bestemmia, non vedo cosa ci sia di male. Lo ripeterei”. Poi, confermando il taglio strutturale del cuneo fiscale e le politiche di sostegno alla famiglia, ha continuato: “Faremo dei tagli significativi, chiederemo dei sacrifici se qualcuno non si offende ai ministeri e alle strutture pubbliche, ci saranno dei ritocchi sulle entrate ma tra virgolette a chi se lo merita, vedrete che le persone fisiche, le imprese non hanno niente da temere”.

Come non hanno nulla da temere, ha sostenuto, gli autotrasportatori: “Ridurremo le accise sulla benzina e aumenteremo quelle sul gasolio ma gradualmente, con un impatto nemmeno percepibile – ha assicurato – Ma gli autotrasportatori non c’entrano assolutamente niente, si sono inalberati seguendo i pifferai che puntavano su questo, ma sanno benissimo che hanno una disciplina ad hoc che non è minimamente toccata”.

MANOVRA E COPERTURE, QUANTO PESANO I SACRIFICI ANNUNCIATI DA GIORGETTI?

Ma quanto valgono questi sacrifici? La spending review imposta ministeri dovrebbe tradursi in tagli per il 2025 per 4 miliardi (3 agli stanziamenti di bilancio e 1 miliardi sui residui passivi), che diventerebbero via via più incisivi negli anni successivi. Per gli enti territoriali si profilerebbero riduzioni delle risorse per circa 600 milioni nel 2025 e una cifra più elevata, intorno a 1,5 miliardi nel 2026. Ma per le Regioni i sacrifici saranno compensati da aumenti dei fondi per la sanità. Il conto segnerebbe quindi 4,6 miliardi.

Gli spazi di bilancio ricavati nel Psb da utilizzare valgono 9 miliardi, un miliardo potrebbe arrivare dal taglio delle tax expenditures, un altro dal riallineamento delle accise, almeno 1,5 dal concordato fiscale. E poi c’è il “contributo”, come lo definisce Giorgetti, delle imprese che hanno realizzato grandi profitti dalla favorevole situazione di mercato (banche, assicurazioni, difesa, energia) e i proventi di un inasprimento della tassa sui colossi del web.

Questo è il quadro dei conti. La sfida ora calarvi il tetris delle richieste dei partiti. Perché se Forza Italia continua a insistere per innalzare le pensioni minime, con l’obiettivo di portare quelle degli over 75 – già ritoccate lo scorso anno – ad almeno 700 euro, la Lega, rassegnatasi a mettere da parte anche quest’anno quota 41 per le pensioni accontentandosi della conferma di quota 103, spinge per ampliare la flat tax al 15% per gli autonomi fino a 100mila euro dagli attuali 85. Il Carroccio si è intestato anche la richiesta di estendere gli sgravi Irpef al ceto medio, avvero per i redditi tra i 35 e 60mila euro. Fratelli d’Italia punta a rafforzare la rete a sostegno della genitorialità e garantire più risorse per la sanità.

SCHILLACI RASSICURA: «CI SONO LE RISORSE PER ASSUMERE I MEDICI»

Intanto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha annunciato che nella manovra ci saranno le risorse per un piano triennale di assunzioni di medici e infermieri per il comporto pubblico, oltre che per l’approvazione del nuovo Piano pandemico nazionale.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha ventilato la possibilità che nella legge di Bilancio trovi posto il “piano casa” chiesto da Confindustria, una misura per aiutare i dipendenti che devono spostarsi di residenza e hanno difficoltà a trovare case in affitto a canoni calmierati. Ed è spuntata anche una possibile proroga del bonus ristrutturazioni, l’agevolazione che fino a fine anno è al 50%, ma se non prorogata tornerà al 36%. “Penso che potremo tornare a una detrazione del 50% sulle ristrutturazioni della prima casa – ha affermato il viceministro Leo – Non prometto niente”. L’ultima parola a chi ha in mano il pallottoliere.


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