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Positivi i dati dell’Istat relativi ad agosto tanto per inflazione quanto per occupazione. Ma non migliora il “sentiment” di consumatori e industria


Nel cantiere della “manovra” entrano due tasselli importanti: inflazione e lavoro. Ieri infatti l’Istat ha pubblicato i dati (provvisori) dei prezzi al consumo ad agosto e degli occupati a luglio. E contrariamente all’andamento negativo rilevato per il fatturato dell’industria, sul fronte dell’inflazione e del mercato del lavoro non ci sono ombre. Anche se il miglioramento non è percepito dai consumatori, infatti l’indice di fiducia di agosto è in diminuzione da 98,9 a 96,1. Sentiment negativo per la situazione economia e personale. E anche sul futuro i consumatori sono pessimisti. Non si salvano industria e dettaglio che vedono nero, l’unico dato positivo arriva dai servizi, un settore in cui la fiducia sale da 98,9 di luglio a 109,7 di agosto.

Analizzando i dati economici spicca la frenata dell’inflazione con i prezzi aumentati dello 0,2% su luglio e dell’1,1% sul 2023 in lieve calo dal +1,3% del mese precedente. A incidere sul rallentamento tendenziale la maggiore flessione dei beni energetici non regolamentati passati da -6% a -8,6%, ma anche quella, pur se meno incisiva, dei beni durevoli (da -1,2% a -1,8%). In ridimensionamento i servizi relativi all’abitazione.

Sono invece aumentati gli energetici regolamentati (da +11,7% a + 14%), e l’accelerazione rispetto al 2023 è attribuita alla crescita del gas di città e naturale mercato tutelato (da +32,4% a +36,3%; +5,3% da luglio), mentre i prezzi dell’energia elettrica sempre del mercato tutelato sono rimasti fermi. In salita i servizi relativi ai trasporti (da +2,2% a +2,9%), secondo l’Istat per fattori stagionali, con i prezzi del trasporto aereo passeggeri che in un mese ha messo a segno un balzo del 16,3% e quello marittimo addirittura del 31,4%.

Gli alimentari non sono più sul banco degli imputati, ma segnano comunque una accelerazione anche se lieve (da +0,9% a +1,0%; +0,3% rispetto al mese precedente), con andamenti differenziati nei due comparti. Salgono infatti i lavorati, tra i non lavorati sono meno cari sia la frutta (-3,7% rispetto a luglio) che i vegetali che in un mese hanno perso lo 0,4%. Gli alimentari pesano comunque sul carrello della spesa che diventa più caro (da +0,7% a +0,9%) a fronte della contrazione dei prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +1,8% a +1,1%). Rialzi consistenti su base annua (+4,4%) si segnalano per i servizi ricettivi e della ristorazione.

L’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +1,1% per l’indice generale e a +2,2% per la componente di fondo. E intanto già scattano gli allarmi su possibili ritocchi di beni di prima necessità per le famiglie come quelli destinati agli studenti. Ma sui libri di testo è scesa in campo Sil Confesercenti che ha rispedito al mittente gli annunciati rialzi dei testi scolastici del 15%, rilevando invece ritocchi non superiori al 3%. E anche per quanto riguarda la cancelleria Confesercenti sottolinea come gli aumenti si mantengano tra il 4 e 5% spinti soprattutto dagli articoli griffati. A conferma del contenimento dei costi Sil evidenzia che l’Istat ha calcolato nello 0,9% la quota delle spese delle famiglie per l’istruzione.

Un altro risultato positivo è stato messo a segno nel campo del mercato del lavoro con gli occupati che hanno superato la soglia dei 24 milioni. A luglio su giugno secondo il report dell’Istat, sono aumentati occupati e inattivi e sono diminuiti i disoccupati. L’occupazione è cresciuta di 56mila unità (+0,2%), sostenuta da donne e autonomi e in tutte le classi d’età, ad eccezione dei 25-34enni in calo. Il tasso di occupazione è salito dello 0,1% al 62,3%. E sono sempre meno (-6,1%) le persone a caccia di un posto. Si è ridotto il tasso di disoccupazione sia generale al 6,5% (-0,4%), sia quello giovanile al 20,8% (-0,6%). Si rafforzano con 73mila unità gli inattivi e il tasso sale al 33%.

Una condizione che coinvolge uomini, donne e 25-49enni; diminuisce invece tra i 15-24enni e gli ultra cinquantenni. Rispetto a luglio del 2023 nel mercato sono entrate 490mila unità con un incremento del 2,1%. Il tasso di occupazione in un anno è salito dell’1%. Meno persone (334mila) in cerca di occupazione, ma più inattivi (21mila). Sul mese sono comunque calati a 16 milioni e 19mila i lavoratori dipendenti, compresi quelli a tempo indeterminato con una perdita di 2 milioni e757mila unità. Rispetto all’anno precedente l’Istat ha calcolato +437mila dipendenti permanenti, +249mila autonomi e -196mila dipendenti a termine. A livello tendenziale dunque continua a prevalere l’occupazione stabile.

A luglio la disoccupazione si è contratta anche nell’area euro al 6,4% dal 6,5% di giugno. Stabile invece nella Ue. Secondo l’Eurostat in Italia è calata dal 6,9% al 6,5% con il dato più alto registrato in Spagna all’11,5%. E c’è meno disoccupazione giovanile (under 25): 14,5% nella Ue, 14,2% nell’Eurozona e 20,8% in Italia, dal 21,5 per cento. Commenti favorevoli da parte di Confesercenti che “legge” nella frenata dell’inflazione e nell’aumento dell’occupazione “segnali incoraggianti”. Gli importanti rinnovi contrattuali, poi, fanno ben sperare.

Ma i dati sulla fiducia, secondo l’associazione, evidenziano “come le famiglie facciano ancora fatica a vivere la fase attuale e prossima in modo chiaramente positivo. Questo rallenta il cambiamento rispetto alle intenzioni di spesa, per cui il rafforzamento dei consumi potrebbe richiedere tempi ancora lunghi”. Per Confcommercio il quadro congiunturale che emerge dai dati Istat non consente “di individuare con chiarezza la direzione in cui si muove la nostra economia”. Ed è soprattutto la poca fiducia dei consumatori che preoccupa perché esprime “i timori delle famiglie di una ripresa complicata”.

Critico il Codacons che punta il dito in particolare sulla stangata sulle vacanze degli italiani. E comunque per l’associazione dei consumatori un aumento dell’1,1% dei prezzi comporta una aggravio di spesa di 346,5 euro all’anno per una famiglia tipo e di 451 per un nucleo con due figli. Ma sono le spese per le vacanze che hanno segnato i rincari più pesanti quantificati dal Codacons. Nel +37,4% per i “pacchetti”, con i listini di villaggi e campeggi in aumento del 12,9%, del 4,2% gli alberghi e +7,2% le altre strutture, dai B&B alle case vacanze.
Più cari anche treni (+6,1%), pullman e bus (+2,2%). In controtendenza i voli nazionali e internazionali calati in un anno rispettivamente del 5,2% e del 9,6%. E sarebbe stato proprio il caro- vacanze ad affossare la fiducia dei consumatori. Per l’Unione nazionale consumatori i dati confermano “un’estate rovente” con conti turistici salati dopo i “rincari stellari di giugno e luglio”.


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