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Per il governatore di Bankitalia Panetta per evitare il rischio stagnazione è fondamentale che la Bce agisca con tempestività, tenendo in considerazione che “piccoli tagli ai tassi” aiuterebbero la domanda e potrebbero essere messi in stand by se si ripresentasse l’inflazione
“D’ora in poi dovremmo soppesare il rischio che la politica monetaria diventi troppo restrittiva”. E il rischio è che s’inneschi una fase di prolungata stagnazione dell’economia, è l’avviso ai naviganti che il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, lancia intervenendo a una conferenza organizzata dalla Bce, a Francoforte, per il lancio del ChaMP Research Network, quando sembra profilarsi il rinvio dell’appuntamento di giugno (il 6 si riunirà il board dell’Eurotower) per il primo taglio del tasso d’interesse dopo la “sequenza di rialzi dei tassi senza precedenti” inaugurata a luglio del 2022.
Nell’Eurozona l’inflazione continua a mantenersi su un sentiero in discesa, la crescita del Pil si aggira intorno allo zero, la domanda aggregata si è indebolita “in parte in risposta alla restrizione monetaria”. “Le esitazioni sull’adeguamento dei tassi di interesse al calo dell’inflazione potrebbe scoraggiare le imprese dall’investire, ritardando l’espansione dello stock di capitale, ostacolando la produttività e generando uno svantaggio competitivo per l’area dell’euro sui mercati globali”, avverte il governatore.
Inoltre, rileva “i rischi al rialzo per l’inflazione che hanno dominato nel 2022-2023 si sono attenuati, lasciando più o meno in equilibrio l’incertezza sulla dinamica dei prezzi, mentre i rischi per l’attività economica rimangono orientati verso il basso” e “vanno mitigati”, soprattutto considerando che “i rialzi dei tassi d’interesse attuati finora continueranno a gravare fino al 2024” e che secondo le stime di Bankitalia “il loro impatto sull’inflazione sarà maggiore nel 2024 rispetto a quello che ha avuto nel 2023”.
PANETTA E IL RISCHIO STAGNAZIONE: NO AD UNA POLITICA MONETARIA TROPPA RESTRITTIVA
“L’emergere di rischi al ribasso per le prospettive implicano che la Bce debba considerare la possibilità che la politica monetaria potrebbe diventare troppo restrittiva andando avanti – afferma Panetta -. La politica monetaria è troppo restrittiva se finisce per causare una profonda recessione, ma lo è anche se spinge l’inflazione al di sotto del target e causa una stagnazione prolungata. Siamo ragionevolmente lontani dal primo scenario, ma non possiamo ancora escludere il secondo”.
Panetta mette a confronto il diverso trend di crescita del Pil e dei consumi tra Usa ed Eurozona, tornati sul percorso di crescita pre-pandemico nel primo caso, ben al di sotto nel secondo.
L’Fmi, evidenzia, prevede che nel 2024 gli Stati Uniti cresceranno più del triplo rispetto all’area euro (2,7% contro 0,8%). “La politica monetaria non è certamente l’unica e nemmeno la principale causa di questa divergenza, ma è importante che non diventi un ostacolo inutile che impedisce all’area dell’euro di realizzare il suo pieno potenziale”.
Per minimizzare i rischi che la politica monetaria diventi troppo restrittiva, sostiene quindi, è “di fondamentale importanza che la Bce agisca con tempismo”, tenendo in considerazione che “piccoli tagli ai tassi” aiuterebbero la domanda e potrebbero essere messi in pausa se si ripresentasse l’inflazione.
PROBABILE CHE L’ORIENTAMENTO DELLA BCE RESTI RESTRITTIVO
L’inazione, rimarca il governatore, “non è neutrale”. “Sulla base delle aspettative attuali, è probabile che l’orientamento della Bce resti restrittivo – con tassi reali superiori al loro livello ‘naturale’– fino al 2025. Tenendo presente i ‘ritardi lunghi e variabili’ nel meccanismo di trasmissione della politica monetaria, prosegue il governatore della Banca d’Italia, questo stato delle cose richiede chiaramente un’azione tempestiva: governare la politica monetaria è come governare una petroliera, e se il timoniere (o la timoniera) non agisce con largo anticipo, si schianta nel porto”. “Ritardi inutili – ribadisce – potrebbero portarci spiacevolmente vicini al limite inferiore effettivo, in una fase successiva, se la stagnazione è radicata e le aspettative di inflazione scendono al di sotto dell’obiettivo”.
“La gradualità è importante”, sottolinea poi il governatore: “Un’azione tempestiva – dice -consentirebbe alla Bce di essere agile e di muoversi a piccoli passi e progressivi. Piccoli tagli dei tassi contrasterebbero la debolezza della domanda e potrebbero essere sospesi a costo zero se nel frattempo si materializzassero shock al rialzo per l’inflazione. Essi inoltre, ridurrebbero al minimo la probabilità che la Bce si trovi in ritardo rispetto alla curva e che debba ricorrere frettolosamente a tagli dei tassi più consistenti in futuro”.
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