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Il ministro Giancarlo Giorgetti

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È il risultato più alto di sempre in termini di valore sottoscritto per i Btp-Valore è un record anche per numero di contratti: circa 660mila


La terza edizione del Btp Valore è da record: oltre 18,3 miliardi raccolti a partire da lunedi di cui più di 1,37 nell’ultima mezza giornata (l’offerta si è chiusa alle 13 di ieri). Il Tesoro festeggia ricordando che si tratta “del risultato più elevato di sempre in termini di valore sottoscritto, ma anche per numero di contratti registrati, 656.369, in un singolo collocamento di titoli” pensati esclusivamente per il retail. Un successo in qualche modo annunciato fin dal primo giorno, chiuso con 6,4 miliardi sottoscritti: meglio sia dei 4,76 miliardi del debutto di ottobre, sia dei 5,4 miliardi di giugno.

Con questa edizione, dopo le due precedenti con le quali si erano incassati 35 miliardi, il Btp valore totalizza dunque oltre 53 miliardi. “Si è trattato della più grande emissione del Tesoro dedicata esclusivamente al pubblico retail”. Ribadisce Pietro Bianculli, responsabile per i collocamenti obbligazionari di Unicredit, che ricorda come in passato “un Btp Italia, titolo legato all’inflazione, aveva raggiunto i 22 miliardi. Ma in quel caso oltre 8 miliardi erano stati assegnati agli investitori istituzionali, che non possono invece partecipare al Btp Valore”.

BTP VALORE, VENDITE DA RECORD E ORA SI PUNTA SULLE AZIONI DI POSTE

Il Tesoro ha confermato i tassi minimi garantiti al 3,25% per i primi tre anni, per poi salire al 4% dal quarto anno. Il Btp valore di cui si è chiuso il collocamento ha una scadenza al 2030, ossia 6 anni rispetto alle precedenti emissioni, a 4 e a 5 anni. Le cedole saranno pagate ogni tre mesi con rendimenti prefissati e crescenti nel tempo sulla base del meccanismo già sperimentato di ‘step up’. Questa volta è 3+3 anni dal 3+2 di ottobre scorso. Per chi manterrà il titolo in portafoglio per tutti e sei gli anni sarà garantito un premio finale dello 0,7%, contro lo 0,5% dello scorso autunno.

Un successo che ora il Tesoro spera di ripetere con la vendita della seconda tranche di azioni Poste Italiane. All’indomani dei conti del gruppo, archiviati con un boom di ricavi e profitti e una cedola ancora più ricca per gli azionisti, il Dpcm inviato alla Camera per il parere parlamentare delle commissioni Trasporti e Bilancio parla di una nuova vendita, anche in più fasi, che coinvolga risparmiatori retail, dipendenti e investitori istituzionali. La dismissione dovrà garantire il mantenimento in mano pubblica di una quota non inferiore al 35% del capitale.

Il decreto annuncia anche che “al fine di favorire la partecipazione all’offerta del pubblico indistinto dei risparmiatori e dei dipendenti, tenuto conto anche della prassi di mercato e di precedenti operazioni di privatizzazione, potranno essere previste forme di incentivazione in termini di quote dell’offerta riservate e/o di prezzo (anche differenziato per pubblico indistinto e dipendenti) e/o, per quanto riguarda i dipendenti, di modalità di finanziamento”.

POSTE È UN TASSELLO DEL PIANO DEL GOVERNO

Quello di Poste – controllata per il 29,26% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, per il 35% da Cassa Depositi e Prestiti e per la residua parte da investitori istituzionali e retail – è uno dei tasselli del piano attraverso cui l’esecutivo, come ha ribadito di recente la premier Giorgia Meloni, spera di incassare 20 miliardi di euro in tre anni. Secondo alcune valutazioni apparse nelle ultime settimane era stato indicato un possibile incasso di 3,8 miliardi in caso di cessione fino al 30% cui potrebbe successivamente essere aggiunta la vendita del 4% di Eni per un incasso ipotetico di 2 miliardi.

L’operazione su Poste sarebbe la prima dopo dopo la dismissione del 25% di Mps dello scorso 20 novembre. In ogni caso, come ha rassicurato più volte il Mef, Il governo non ha nessuna intenzione di svendere Poste che resterà sotto il controllo pubblico, sul modello di aziende come Eni, Enel o Leonardo cercando di favorire anche una “maggiore democrazia economica, non solo maggiore efficienza e redditività in capo alla società”


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