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Un vero e proprio martedì nero per il mercato delle materie prime, crolla tutto e la recessione sembra più vicina

Il “martedì nero” delle materie prime. Non si è salvato nulla dal crollo: non quelle agricole e ne quelle minerali a conferma che l’economia globale non se la passa tanto bene: il petrolio scende ai minimi da agosto, il palladio che serve per ridurre le emissioni delle auto perde il 3,6% e secondo la Reuters, potrebbe subire una flessione totale vicina al 30%. Giù anche il prezzo del Nickel e dell’argento. Le Borse, dopo la corsa della settimana scorsa hanno tirato il fiato. Milano ha perso lo 0,7% risultando la peggiore in Europa, Parigi, cede lo 0,38% a 6.986,91, Londra arretra dello 0,11% a 7. Madrid è sotto la parità dello 0,02%.

Perché tanto malumore? Perchè l’economia globale sta cadendo. La Cina, vero motore della crescita internazionale, fatica a prendere velocità: a ottobre le esportazioni sono scese del 6,4% facendo peggio delle aspettative. Il dato ha una valenza segnaletica importante: quella che era considerata la fabbrica del mondo fatica a vendere i suoi prodotti. Vuol dire che la domanda globale è in calo. a Negli Usa è fallita WeWork sotto il peso di 19 miliardi di dollari di debiti. Il fallimento è il culmine di un lungo calvario.

Nel giro di circa cinque anni, quel che un tempo era il più grande affittuario di uffici di Manhattan è caduto nella polvere dopo aver mancato un primo tentativo di approdo a Wall Street nel 2019. Nel frattempo i tassi non smettono di salire: la Banca d’Australia dopo cinque mesi di sospensione ha ripreso a far salire il costo del denario. Fed e Bce promettono che ,manterranno la guardi molto alta per diverso tempo. I risultati si vedono: l’economia Usa dopo il boom estivo si prepara a chiudere l’anno in tono minore.

Non parliamo dell’Europa. Oggi è stata la volta del dato sulla produzione industriale tedesca, scesa dell’1,4% a settembre, contro aspettative di un -0,1%. Nelle attese invece il +0,5% dei prezzi alla produzione che confermano quanto sia difficile far scendere l’inflazione.. Commenta Cyrus de la Rubia, capo economista della Hamburg Commercial Bank. “Osservare i prezzi in continuo aumento, invece che allinearsi strettamente alla domanda, come fanno normalmente – aggiunge – è un enigma da risolvere. Con l’attività economica caduta in zona recessione e l’indice dei prezzi in crescita, siamo in presenza di uno scenario da stagflazione.

La domanda da un milione di dollari è: per quanto tempo resteremo prigionieri in questa strana zona di stagflazione?”. Questo il punto: l’economia si contrae mentre i prezzi non scendono di pari passo. Il turismo, non tira più. “È da luglio che questo segmento sta indicando una tendenza al ribasso. Ciò significa che l’attività turistica, una delle maggiori risorse che sostengono soprattutto i paesi dell’Europa meridionale, sta svanendo”, puntualizza ancora de la Rubia. Solo la Spagna si conferma in espansione, mentre il resto dell’area euro l’indice Pmi dell’attività terziaria scivola da 48,7 di settembre a 47,8, ai minimi in 32 mesi. “La Francia segna la peggiore prestazione del gruppo e la Germania la segue a stretto giro. In termini di scarso rendimento, l’Italia allo stesso tempo tallona la Germania. Insomma, in questo quarto trimestre c’è il potenziale rischio di una caduta del Pil dell’eurozona”, conclude de la Rubia.

«Le aziende intervistate hanno avuto difficoltà a trasferire tali aumenti ai clienti, mettendo ancora più sotto pressione i margini di profitto e aggravando quindi questa condizione di crisi», commenta Tariq Kamal Chaudhry, economista della Hamburg Commercial Bank. Ciò nonostante, «gli ordini totali ed esteri sono in caduta libera» perché scende la disponibilità economica a consumare. Secondo quanto riporta l’Ocse, tra le economie del G7, il reddito reale pro capite è aumentato in tutti i Paesi per i quali sono disponibili dati ad eccezione dell’Italia, che segna -0,3% dopo il +3% del primo trimestre


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Francesco Ridolfi

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