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Christine Lagarde

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Lagarde e la gestione del taglio dei tassi, la maggior parte degli economisti si attende il primo taglio dei tassi a giugno e non più a marzo


La Bce ha rispettato le aspettative, decidendo di lasciare i tassi d’interesse invariati al 4,5% nella prima riunione del 2024. È la terza pausa, dopo un ciclo di dieci rialzi consecutivi avviato a luglio 2022.

Discutere di tagli è stato giudicato «prematuro» dal consiglio all’unanimità, ha spiegato in conferenza stampa la presidente Christine Lagarde. Invariato lo scenario economico: l’inflazione continua a calare, malgrado «le pressioni legate ai prezzi dell’energia, mentre i passati aumenti dei tassi si stanno trasmettendo con energia sulle condizioni di finanziamento». Robusto il mercato del lavoro, anche se la domanda di nuovi posti sta rallentando.

Il costo del credito appare sufficiente perché, «mantenuto per una durata sufficientemente lunga», può contribuire a portare l’inflazione all’obiettivo. Per questo i tassi resteranno fermi fino a quando sarà necessario. Tanto più che i pericoli di recessione si allontanano e «i rischi per la crescita restano orientati al ribasso» ha aggiunto. «La ripresa comincerà nel corso del 2024».

Il rendimento del BTP decennale non reagisce e resta sui livelli d’apertura intorno al 3,91%. Le Borse provano il rimbalzo dopo la comunicazione relativa al Pil americano che smentendo le voci di recessione, registra un rialzo del 3,1% nel 2023. Le previsioni fermavano il miglioramento al 2,5%, dopo il 4,9% del trimestre precedente. Solo la Borsa di Milano alla fine è rimasta in territorio negativo perdendo circa mezzo punto.

La forza dell’economia Usa manda in soffitta buona parte delle preoccupazioni che si erano addensate negli ultimi mesi. Certo i pericoli all’orizzonte restano. In particolare l’escalation del conflitto in Medio Oriente potrebbe rappresentare un rischio e per questo la Bce monitora costantemente l’aumento del costo dei trasporti. Qualora la bolletta energetica continuasse a scendere in linea con le aspettative del mercato, i prezzi al consumo potrebbero «diminuire più rapidamente del previsto nel breve termine». Insomma, sebbene l’inflazione dell’eurozona abbia registrato un’accelerazione a dicembre, la Lagarde ha affermato che la ripresa è stata più debole del previsto e «non toglie nulla alla nostra opinione che il processo di disinflazione sia in atto».

CHRISTINE LAGARDE, IL TAGLIO DEI TASSI E LE ATTESE

Gli economisti per la verità non si aspettavano alcun cambiamento.
Le recenti indicazioni di Christine Lagarde, e di altri esponenti della Bce, avevano preparato il terreno a questa non-scelta. La maggior parte degli economisti si attende ora il primo taglio dei tassi a giugno e non più a marzo. Pimco, uno dei maggiori asset manager specializzati nei bond, si aspetta un taglio a partire dalla seconda metà dell’anno. «L’inflazione globale ha già superato il suo picco e i tassi possono iniziare a scendere.

Per il 2024 aspettiamo un taglio dei tassi a partire dalla seconda metà dell’anno e un’azione da parte delle banche centrali sui tassi inferiore alle aspettative di mercato», così si è espresso Nicola Mai, Economist e Sovereign Credit Analyst di Pimco, in occasione della presentazione del Cyclical Outlook della società. «A nostro avviso – ha aggiunto – le banche centrali agiranno con cautela per tre motivi. Il primo è che si sono spaventate per l’inflazione piuttosto elevata. Il secondo è che la crescita dei salari e il mercato del lavoro in generale rimangono piuttosto forte.

Le banche centrali vogliono mantenersi caute di fronte a questo scenario. Il terzo è che gli istituti centrali hanno il timore di essere ricordati come Arthur Burns, presidente della Fed negli anni Settanta, che ha tagliato i tassi troppo presto, permettendo all’onda inflattiva di ripresentarsi rapidamente negli Stati Uniti».
Oltre alla Bce, anche le banche centrali di Giappone, Canada e Norvegia hanno lasciato invariata la politica monetaria nei giorni scorsi.


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