X
<
>

Share
5 minuti per la lettura

Si va verso la istituzione di una Cassa del mezzogiorno bis ma non ci sono le giuste personalità come quelle di una volta

ULTIMAMENTE ho elencato una serie di interventi ubicati nel Sud del Paese, alcuni solo in fase di progettazione, altri già avviati a realizzazione ed altri in fase di realizzazione avanzata. Ho anche stimato il costo sempre delle opere progettate, di quelle avviate a realizzazione e di quelle in corso (vedi Tabella A); questa analisi ha portato a due macro dati:

  • Il valore globale di tali interventi si attesta su un importo di circa 60 miliardi di euro
  • Il valore delle risorse già autorizzate in Leggi pluriennali di spesa è pari a circa 30 miliardi di euro.

Ora mi chiedo: è possibile che lo Stato attraverso una apposita norma istituisca una Società per Azioni che utilizzi, da subito, le risorse disponibili per realizzare integralmente le opere inserite nella TAB. A, inserite cioè in quell’impianto programmatico che ho definito Action Plan e chieda al mercato finanziario di anticipare la copertura degli altri 30 miliardi di euro?

Cioè mi chiedo se sia possibile che tale S.p.A. possa produrre un Piano Economico Finanziario da cui si evinca che una parte sostanziale è assicurata da risorse pubbliche ed il resto può ottenersi dalla redditività generata dagli HUB logistici o da altri impegni pubblici. Senza dubbio ci sono tanti fattori che potrebbero rendere difficile o, addirittura, impossibile una simile impostazione, fattori che tento di elencare:

  • 1. Molte delle risorse disponibili provengono dal Fondo di Sviluppo e Coesione e sono quindi condivise con le varie realtà regionali e non possono ritenersi disponibili perché legate alla realizzazione di determinati interventi
  • 2. Alcune risorse disponibili fanno parte del PNRR e, necessariamente, devono essere utilizzate solo per la realizzazione di quelle determinate opere concordate ed approvate dalla Unione Europea
  • 3. Molte delle opere elencate in tale programma sono ancora nella fase progettuale e, quindi, potrebbero non garantire, nel tempo, un utilizzo di tale quadro di disponibilità
  • 4. Molte opere per un importo globale di circa 30 miliardi (cioè metà del quadro finanziario disponibile) non hanno copertura e sono solo presenti nei Contratti di Programma di grandi aziende come ANAS e Ferrovie dello Stato o in atti programmatici vari, anche regionali, e, quindi ancora privi di un iter autorizzativo completo
  • 5. Il quadro programmatico di cui alla TAB. A non tiene conto di altre emergenze, di altre progettualità quali l’assetto idrogeologico, la gestione dell’acqua attraverso la realizzazione di invasi e di reti di distribuzione; tuttavia una simile assenza è motivata dal fatto che l’action plan persegue solo la finalità di garantire solo un giusto e difendibile rapporto tra domanda e offerta nel comparto della logistica
  • 6. Infine la norma dovrebbe, come già avvenuto nel lontano 2001 con la Legge 443/2001 (Legge Obiettivo), contenere al suo interno le opere da approvare, da avviare a realizzazione, da completare e, contestualmente, istituire un organismo con il compito di realizzare, entro un arco temporale di 5-6 anni, l’intero action plan

Sono sei punti non facili, sono 6 punti che forse potrebbero essere oggetto di un ampio approfondimento da parte di un Parlamento con una maggioranza così solida come l’attuale ma una simile azione, o meglio, una simile “scelta forte” potrebbe aprire seri scontri interni alla stessa maggioranza soprattutto per il superamento dei vincoli imposti nel punto 6 perché, in fondo, l’organismo che si vorrebbe creare altro non è che una nuova “Cassa del Mezzogiorno” ed un simile organismo diventerebbe più forte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e, per alcuni versi, anche dello stesso Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Quindi, di fronte a queste contrarietà, di fronte a questi insormontabili vincoli rimane solo una fastidiosa rassegnazione, una fastidiosa rassegnazione di uno Stato che, pur in presenza di una possibile soluzione relativa ad una annosa emergenza, quella di un Mezzogiorno che rimane integralmente in area “Obiettivo Uno”, cioè in un’area in cui il PIL pro capite è inferiore al 75% della media europea, preferisce solo identificare una possibile soluzione senza tentare però di attuarla.

Nei sei punti critici non ho aggiunto un punto che sono sicuro non emergerebbe nella fase iniziale ma solo al momento della scelta finale, mi riferisco alla Conferenza Stato Regioni ed in particolare proprio al comportamento, all’interno di tale Conferenza delle otto Regioni del Sud; mi spiace anticiparlo ma, qualora si dovesse arrivare ad una soluzione quale quella prospettata, le otto Regioni intravvederebbero in una simile proposta il rischio di uscire dall’Obiettivo Uno. Quindi le otto Regioni quasi sempre distanti da forme di schieramento comune nel caso specifico troverebbero subito un atteggiamento unitario.

Voglio allora concludere ricordando che, senza dubbio, la operazione del Ministro Raffaele Fitto è stata una grande azione di uniformità comportamentale sui famosi filoni programmatici quali il PNRR, il PNC ed il Fondo Sviluppo e Coesione ma siamo ancora lontani, almeno per gli interventi nel Mezzogiorno, da ciò che chiamiamo action plan, cioè siamo lontani da un riferimento programmatico consolidato e da un suo soggetto attuatore. Lo so, sono, anche per una maggioranza come quella attuale, ipotesi che è preferibile non affrontare perché sono proposte “divisive” e le proposte “divisive” è bene lasciarle ad altri. Peccato che il Mezzogiorno forse potrebbe trovare, davvero, in questa iniziativa una occasione di crescita, una occasione che potrebbe invertire una irreversibile tendenza alla stasi.

Molti, ripeto, osserveranno: si va verso la istituzione di una Cassa del mezzogiorno bis? La mia risposta è sì; a questa mia risposta faranno subito presente che in quegli anni, quelli della prima Cassa del Mezzogiorno, c’era Donato Menichella, c’era Gabriele Pescatore, c’era Giulio Pastore, ecc., oggi simili personalità non ci sono; lo so, per questo almeno tentiamo di imitarli.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE