Un progetto di Ponte sullo Stretto di Messina
5 minuti per la letturaIL PONTE dei miracoli, ma non come il campo dei miracoli, che il Gatto e la Volpe mostrarono a Pinocchio, che faceva crescere i denari del burattino, in realtà stratagemma per rubarglieli, ma un ponte sullo stretto di Messina che già, soltanto nella fase della progettazione, ma poco prima dell’inizio dei lavori, fa crescere i progetti di nuovi collegamenti tra Sicilia e Calabria. Ma mentre quello del Gatto e la Volpe è un raggiro, il miracolo del ponte invece si avvia a diventare una realtà. E dopo il potenziamento del collegamento ferroviario, che Rfi sta progettando per percorrere, in tempi simili a quelli occorrenti da Napoli in su, le città meridionali – da Catania, a Palermo, a Messina, a Reggio, a Catanzaro a Crotone – si comincia a pensare di avvicinare Singapore e Hong Kong a Berlino.
Grazie al Ponte, nasceranno collegamenti ferroviari tra la linea principale di Rfi e il porto di Augusta: il progetto di fattibilità tecnica ed economica, del valore complessivo di circa 110 milioni di euro, in gran parte grazie alle risorse del Pnrr, è in fase di approvazione. Lo rende noto l’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia orientale (AdSP).Le dichiarazioni del presidente, Francesco Di Sarecina, sono inequivocabili: ”Si tratta di una tappa importante nel percorso che vede Augusta proiettata nel futuro, come hub di transito per container in Sicilia. Il porto sarà dotato di una preziosa infrastruttura ferroviaria: dall’insediamento della mia governance abbiamo ottenuto una revisione sostanziale del progetto da parte di Rfi, che inizialmente prevedeva solo il binario di presa e consegna del piazzale di carico lontano dal porto, quindi grazie a successivi fondi, al cui reperimento l’AdSP sta fattivamente lavorando, partirà anche il completamento delle opere, con una bretella ferroviaria di circa 250 metri, che scenderà dalla linea di presa e consegna fatta in prima fase fino alle banchine del porto, così da caricare i treni direttamente in banchina”.
I benefici del nascituro collegamento ferroviario, ha aggiunto Di Sarcina, vanno visti nel lungo termine, in quanto col ponte e con gli ingenti investimenti sul territorio dell’Isola in corso di realizzazione sarà rilanciata la modalità di trasporto ferroviario delle merci, oggi marginalizzata dall’attuale assetto della rete”. Certo qualcuno dei giornaloni nazionali, parlando del ponte intitola: “Salvini sceglie il ponte e abbandona le scuole”, sottintendendo il concetto che la scelta non può che essere tra avere infrastrutture come il resto del Paese oppure avere scuole e sanità. Ma questa è un’impostazione che non può essere accettata, perché finalmente anche l’Europa ha stabilito, dando risorse importanti col Pnrr per ridurre i divari di diritti, alla mobilità, alla sanità, all’occupazione, alla formazione, agli asili nido, che finalmente il Sud deve pretendere tutto e nel più breve tempo possibile.
Se ne facciano una ragione i pauperisti, fermi al momento in cui le risorse che bisognava destinare a questa parte del Paese erano sempre limitate e ritenute inutili, perché bisognava investire sulla locomotiva. Che invece ci ha portato su un binario morto e ci ha fatto crescere negli ultimi decenni a tassi che sono 1/20 cumulati di quelli che hanno messo in carniere Germania e Francia. Il ponte non è uno dei collegamenti per fare incontrare più facilmente il fidanzatino di Messina con la sua bella di Reggio Calabria, né è un modo per collegare ben 5 milioni di abitanti al resto del Paese, non è nemmeno il sistema per eliminare un’immagine da terzo mondo, dove solo avviene che per superare 3 km di mare bisogna imbarcare dei treni, che vengono spezzati in tante parti per entrare in un arcaico ferry boat, il cui unico merito può essere quello di farci assaggiare un’arancina, spesso nemmeno tra le migliori, che una terra con una cucina eccellente ci può fare gustare. Non è neanche un’opera assolutamente innovativa e da primato che tutto il mondo ci invidierà e che porterà moltissimi nelle aree vicine per il piacere di ammirarlo. No! É anche tutto questo. Ma il Ponte è uno dei collegamenti, anzi, è il collegamento che serve a far sì che le merci possano viaggiare più velocemente e senza provocare quell’inquinamento, che un numero infinito di navi maxi portacontainers provocano con l’attraversamento di tutto il Mediterraneo e l’Atlantico, costeggiando Spagna, Portogallo, Francia, con l’attraversamento dello stretto di Calais, per arrivare in quel porto di Rotterdam che, grazie a quello che, si pronuncia frugali ma che significa furbi olandesi, è diventato il più grande affare del Paese dei tulipani. Augusta con il suo porto naturale, utilizzato e inquinato per essere al servizio degli impianti petrolchimici della zona, finalmente potrà avere un utilizzo virtuoso, con il suo enorme retro porto per il manifatturiero, se il Paese avrà visione e riuscirà a metterlo a regime.
L’impegno oneroso è da far tremare i polsi, perché competere con Rotterdam non sarà certamente un gioco da ragazzi. Tutto questo avverrà se riusciremo a capire che non si deve tagliare il tavolo ma bisogna moltiplicarlo e quindi che Augusta non dovrà togliere traffico a Gioia Tauro, Genova e Trieste, quanto per la sua posizione geografica, a un tiro di schioppo dalla costa africana, riuscire ad assorbire parte di quel 20% di traffico mondiale che oggi le passa di fronte senza sfiorarla. L’occasione è di quelle epocali: le risorse del Pnrr, la volontà politica di procedere finalmente, dopo il blocco scellerato di Mario Monti. Un progetto quello del ponte che ormai è nella sua fase esecutiva, mentre anche una sinistra, che si era posta di traverso per motivi ideologici, comincia a manifestare segni di cedimento, tanto che intellettuali di riferimento pigliano posizione contro la contrarietà della segreteria nazionale. Quello che recentemente è avvenuto con il quaderno di Progresso, Europa, Riforme, intitolato “Non c’è più tempo. Il ponte di Messina da interesse nazionale a urgenza europea”, nel quale uno dei lavori è proprio intitolato: “Da Augusta a Gioia Tauro, un grande sistema portuale al servizio dell’Italia e dell’Europa” è un segnale che non va sottovalutato.
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