Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell
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L’inflazione e la crescita economica negli Stati Uniti sono ancora troppo elevate. Per questo, avverte il presidente della Fed, Jerome Powell, ci sarà «bisogno di una nuova stretta sui tassi». Tuttavia il nuovo rialzo non è imminente, vista l’escalation di violenza in Ucraina e Medio Oriente.
Le parole di Powell all’Economic Club di New York non piovono inaspettate su Wall Street che, infatti, dopo l’iniziale incertezza, gira gli indici verso un moderato rialzo. Un buon segno per la riapertura di oggi delle Borse europee che, invece, ieri si erano mantenute in terreno fortemente negativo per tutta la giornata. Piazza Affari, in calo dell’1,4%, ha indossato la maglia nera, mentre resta alta la tensione sui Btp, il cui rendimento si muove intorno al 4,94% e lo spread resta intorno a quota 202 punti. Una situazione di relativa tranquillità nella speranza, abbastanza fondata, che oggi l’agenzia di rating S&P non modifichi il giudizio sull’Italia.
L’ECONOMIA USA
Gli occhi dei mercati restano puntati sulla tenuta dell’economia Usa e Powell toglie ogni illusione confermando che i tassi resteranno alti per molto tempo.
«I dati recenti hanno mostrato progressi verso gli obiettivi della Fed» che punta a un’inflazione stabile e a un forte mercato del lavoro. Tuttavia la dinamica dei prezzi è ancora troppo vivace: «Pochi mesi di dati positivi non bastano per pensare a un ritorno dell’inflazione verso l’obiettivo del 2%». A settembre, i prezzi al consumo sono attesi in rialzo del 3,5% rispetto a un anno prima, con il dato core al 3,7%, ha detto Powell, aggiungendo che una crescita troppo forte «potrebbe mettere a rischio i progressi e rendere necessaria un’ulteriore stretta della politica monetaria».
Ad attenuare questo rischio c’è il rialzo record dei titoli di Stato Usa. Il T-Bond a dieci anni è ormai al 5% (livello più alto dal 2007) «producendo condizioni finanziarie più rigorose che la Fed desidera – ha detto Powell – Rendimenti così alti potrebbero ridurre la necessità di nuove restrizioni del credito».
FRANCIA E GIAPPONE
Sul fronte macroeconomico, le esportazioni giapponesi hanno raggiunto un livello record a settembre, salendo per la prima volta in tre mesi, grazie all’aumento delle spedizioni verso Usa ed Europa da parte delle case automobilistiche. La crescita dell’export è stata del 4,3%, superando le attese degli economisti che prevedevano un aumento del 3,1%, dopo un calo dello 0,8% in agosto.
In Francia peggiora a ottobre la fiducia delle imprese. Il dato sta scendendo sotto la media a lungo termine in tutti i settori di attività. L’indicatore, che sintetizza l’opinione delle imprese, è calato a 98 (-2 punti rispetto a settembre) e si è contratto leggermente anche l’indicatore del clima occupazionale, pur restando sopra la media di lungo periodo.
ENERGIA
Buone notizie anche sul fronte energia: il petrolio torna sotto 90 dollari. L’Opec, infatti, non ha accolto la richiesta dell’Iran di bloccare le esportazioni di greggio verso Israele. Inoltre gli Stati Uniti hanno annunciato la revoca temporanea di numerose sanzioni al Venezuela, comprese quelle nel settore del petrolio e del gas. L’iniziativa è giunta dopo che governo e opposizione del Paese hanno accettato la supervisione internazionale delle prossime elezioni.
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