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Alla voce gas ci sono i 4 Mediterranei, non il Sud, e molto Nord italiano. Investimenti a Piombino, Ravenna, Livorno, Panigaglia, Rovigo. Per il Sud “si valuteranno ulteriori iniziative”. Carta straccia che nega l’evidenza strategica del Mezzogiorno come hub energetico del Mediterraneo. Se non si vuole che i cittadini meridionali paghino le bollette solo per finanziare le infrastrutture del Nord o non le paghino più, si ritiri questa mostruosità. Se i capi di Snam e di Eni non si oppongono a Sulmona e al Sud come è nell’interesse dell’Italia, facciano sentire la loro voce e lo facciano presente alla premier. Il tempo dei giochetti è finito per tutti.
Carta canta, il Sud è abolito. Anche nella miopia politica siamo oltre ogni immaginazione. Dovere constatare per tabulas che il Piano Mattei alla voce gas, significa tutti i 4 Mediterranei escluso il Mezzogiorno italiano e compreso il Nord italiano che non c’entra niente, fa venire i brividi lungo la schiena. Siamo oltre ogni immaginazione, se è vero come è vero che il nuovo piano nazionale integrato energia e clima scritto dal ministro Pichetto Fratin e spedito a Bruxelles come bozza preliminare, decide di prendere altro gas naturale liquefatto dall’Egitto, dal Quatar, dal Congo, sta negoziando con Angola, Nigeria, Mozambico, Indonesia, oltre ad avere già fatto il pieno dall’Algeria. Prende gas da tutti meno che dal Mezzogiorno italiano che evidentemente gli produce nausea.
Non è finita. Sempre nello stesso piano “tagliaSud” è scritto nero su bianco che si realizzano “nuove infrastrutture nazionali di rigassificazione, basate su unità galleggianti” con un quarto impianto nel porto di Piombino fino a 5 miliardi di metri cubi anno, un altro al largo della costa di Ravenna, per ulteriori 5 miliardi di metri cubi anno, e il potenziamento degli impianti già in esercizio con incrementi di capacità al terminale di Panigaglia (+2 miliardi di metri cubi), al terminale di Livorno (+1 miliardo di metri cubi) e al terminale di Rovigo (fino a 2 miliardi di metri cubi).”
In questo circuito dove il soggetto forte costruttore è la Snam e a dettare le regole è l’Eni, con il suo rapporto privilegiato con gli algerini, questo ministro Pichetto ormai a tutti gli effetti “ministro del Nord” contro gli interessi dell’Italia e dell’Europa, arriva a scrivere testualmente senza rossori e senso del ridicolo che “infine, si valuteranno ulteriori iniziative per la realizzazione di nuovi terminali di rigassificazione da localizzare nel sud Italia (tra cui Gioia Tauro e Porto Empedocle) e in Sardegna”.
Cioè, carta straccia assoluta, che è la negazione di ogni evidenza strategica del ruolo del Mezzogiorno italiano come non più periferia, ma centro del mondo capovolto e grande hub energetico e manifatturiero del Mediterraneo. Siamo, dunque, alla negazione per tabulas di tutto il lavoro fatto dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e dalla intensa attività di relazione che ha svolto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, per costruire un disegno di sviluppo alla pari tra le due sponde del Mediterraneo e mettere le basi del ruolo del nostro Sud come motore di pace e sviluppo dentro il Mediterraneo.
In 424 pagine, come ci rivela da par suo Jacopo Giliberto, pubblicando in esclusiva ampi stralci del documento, il piano colloca nel limbo dei mai nati i progetti già autorizzati e pronti a essere costruiti di San Ferdinando nel golfo di Gioia Tauro (Sorgenia con Iren) e di Porto Empedocle vicino ad Agrigento (Enel). Tutto questo avviene nonostante il ministro Fitto abbia dovuto letteralmente imporre alla Snam di costruire il gasdotto Sulmona-Nord che permette di collegare Gioia Tauro e Porto Empedocle con la dorsale produttiva del Nord italiano e, a seguire, della Baviera e del Nord produttivo europeo. Tutto questo avviene nonostante Fitto abbia inserito quest’opera come prioritaria nel Repower Eu dentro la nuova proposta di Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) che prevede 3,5 miliardi di interventi come infrastrutture energetiche e ha come scadenza giugno 2026.
Se non si vuole arrivare al punto che i cittadini del Sud paghino le bollette solo per finanziare le infrastrutture del Nord che sono contro la storia e la geografia del nuovo quadro internazionale, si ritiri immediatamente questa mostruosità. Se invece nel silenzio, a questo punto corresponsabile, di chi guida il governo, si procede in questa direzione, allora nessuno si lamenti che un bel giorno al Sud nessuno paghi più le bollette.
Servono, a questo punto, prese di posizione con atti formali dei presidenti di Regione della Sicilia e della Calabria e serve, soprattutto, un’azione risolutiva di chi guida il governo revocando mandato, deleghe e fiducia al ministro con effetto immediato. Se davvero i capi di Snam e di Eni non si oppongono ai nuovi interventi a Sulmona, a Gioia Tauro e Porto Empedocle come sarebbe giusto nell’interesse dell’Italia, facciano sentire la loro voce in pubblico e lo facciano presente alla premier come è loro dovere e obbligo secondo le ragioni fondanti dell’economia e dell’etica.
Se tutti questi signori continuano a tacere, la grande occasione del Piano Mattei verrà sprecata, e detto da noi che lo sosteniamo in modo assoluto deve almeno far pensare, ma chi legge questo giornale saprà con chi doversela prendere e francamente è impossibile che simili scelte non siano almeno punite nell’urna.
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