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A fine giugno, con la scadenza delle moratorie su 300 miliardi di prestiti, 2,7 milioni debitori tra imprese e debitori singoli potrebbero trovarsi sull’orlo dell’abisso finanziario. A lanciare l’allarme è la Fabi, principale sindacato del mondo del credito.
Tra 100 giorni, infatti, termina l’ultima proroga che ha consentito di congelare le rate dei finanziamenti di 1,3 milioni di aziende per 198 miliardi e di 1,4 milioni di cittadini per 95 miliardi: in totale, oltre 293 miliardi.
NUOVE REGOLE EUROPEE
Tuttavia, a causa di una serie di vincoli della Vigilanza Bce (Eba), in vigore da gennaio, dovranno essere applicate nuove, stringenti regole sulla gestione dei crediti problematici (npl). L’impossibilità di prorogare il blocco dei rimborsi rischia di creare una situazione molto difficile.
Una quota rilevante dei soggetti con le rate attualmente sospese, in assenza di liquidità necessaria a rimborsare gli arretrati, finirà nella lista nera dei cattivi pagatori.
Secondo la Fabi l’emergenza riguarda 2,7 milioni tra famiglie e imprese che hanno presentato richiesta di sospensione delle rate sfruttando la possibilità concessa dal decreto legge “Cura Italia” di marzo dell’anno scorso. Il congelamento si è rivelato indispensabile per assicurare liquidità aggiuntiva sia alle aziende (1,3 milioni) sia ai cittadini (1,4 milioni).
L’APPELLO DI FABI
La pandemia non ha però rallentato né fatto slittare l’entrata in vigore di nuove norme di vigilanza sulle banche predisposte dall’Eba. Si tratta, più nel dettaglio, delle linee guida sulla gestione degli Npl che impongono alle banche una più rigida graduatoria dei crediti deteriorati: una stretta che ha interessato, tra altro, anche i prestiti “sospesi” con le moratorie e che, secondo le nuove regole europee, vanno classificate come esposizioni deteriorate.
Le norme europee sono entrate in vigore a gennaio, ma il governo è riuscito a estendere la sospensione dei rimborsi fino a giugno, con una norma inserita nella legge di bilancio del 2021. Ulteriori rinvii però, non saranno più possibili. Né sono sufficienti, per evitare il rischio di dissesto finanziario di 2,7 milioni di soggetti, alcuni chiarimenti informali pubblicati recentemente dalla stessa Eba.
Per questi motivi il segretario della Fabi, Lando Maria Sileoni, chiede l’intervento di governo e Bankitalia. Spiega Sileoni: «La moratoria scade a fine giugno e le banche, attualmente, hanno due possibilità: pretendere il pagamento delle rate oppure mettere a sofferenze i clienti insolventi. Con la crisi attuale è impensabile che imprese e famiglie possano ricominciare a pagare i loro debiti. Il problema è serissimo perché impatta socialmente ed economicamente. Se fallisse soltanto il 10% di imprese con i prestiti sospesi, in un istante salterebbero centinaia di migliaia di posti di lavoro. Per risolvere il problema, devono intervenire, con grande incisività e convinzione, governo e Banca d’Italia. Non si possono chiedere soldi a chi, oggi, non ne ha».
LE RISPOSTE
Appello accolto sia da Bankitalia che da Abi. Via Nazionale, in uno studio, ha infatti calcolato che a fine 2020, circa 350.000 famiglie avevano aderito alla moratoria, l’1,5% del totale e il 12% cento di quelle indebitate. E in questo scenario «al termine del periodo di sospensione, una quota di nuclei familiari che hanno beneficiato della misura potrebbe avere difficoltà a riprendere il pagamento delle rate. È pertanto cruciale definire il termine delle moratorie e distribuirne gli effetti nel tempo», chiede Bankitalia.
Si muove anche l’Abi. Il presidente Patuelli, in un incontro con il commissario europeo Paolo Gentiloni, ha spiegato che «il prolungamento e l’aggravamento della pandemia debbano far prolungare i provvedimenti finanziari d’emergenza predisposti per imprese e famiglie».
Patuelli ha quindi chiesto «che la Commissione europea si esprima a favore delle moratorie, che sarebbe sbagliatissimo dovessero già interrompersi a giugno, quando la pandemia e i suoi effetti economici non saranno certo finiti».
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