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Nucleare, il ministero dell’Ambiente ha presentato un disegno di legge delega che dovrebbe approdare in Cdm al più tardi entro un mese


Era il 2022, con l’invasione dell’Ucraina Putin aveva infranto l’equilibrio che aveva assicurato al Vecchio Continente oltre settant’anni di pace e, scatenando la guerra del gas contro i Ventisette schieratisi (quasi tutti) al fianco di Kiev, aveva innescato una crisi energetica senza precedenti. Di fronte alle ricadute economiche e sociali – con il caro bollette abbattutosi su famiglie e imprese – e alla necessità di arrivare a un’indipendenza energetica, l’Italia di Mario Draghi apriva ufficialmente al nucleare, rompendo un tabù del dibattito energetico nel Paese.

NUCLEARE, GOVERNO MELONI STRA PREPARANDO IL RITORNO


Ora il governo Meloni sta preparando il ritorno dell’Italia al nucleare che passa attraverso la sistematizzazione della materia affidata a un disegno di legge delega che dovrebbe approdare sul tavolo del Consiglio dei Ministri fra una decina di giorni, al più tardi entro un mese, e alla definizione di un programma nazionale per lo sviluppo della produzione di energia da fonte nucleare sostenibile che concorra al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione nel 2050. «L’Italia è pronta a rientrare nel nucleare che rappresenta una scelta cruciale che non andrà a sostituire le rinnovabili ma le completerà assicurandoci un mix energetico equilibrato e sostenibile». Ha detto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in un’intervista al Sole 24 Ore.

LA SVOLTA SUL NUCLEARE


Oltre che al raggiungimento della neutralità carbonica, la svolta sul nucleare punta anche ad “aumentare la sicurezza e l’indipendenza energetica del Paese”, contenere “i costi dei consumi energetici” di famiglie e imprese. Ma anche garantire energia “stabile” e disponibile con continuità “24 ore al giorno e 7 giorni su 7” per alimentare data center e sistemi di intelligenza artificiale, che devono garantire la disponibilità dei servizi senza interruzioni, cosa che è “difficile” possa esser fornita dalle “sole rinnovabili”, si rileva nella relazione illustrativa del ddl presentato dal ministro Pichetto Fratin a Palazzo Chigi. I quattro articoli che lo compongono creano un quadro giuridico perché il governo chiamato a decidere, quando la tecnologia sarà pronta, possa scegliere lo strumento. Che sia la fissione di nuova generazione o la fusione. “Naturalmente l’Eldorado è la fusione. Se è vero, come molti affermano che la fusione arriverà prestissimo, ci sono delle opinioni della fusione Nucleare prima del 2040, probabilmente arriva prima della fissione”, ha sostenuto il ministro. Il dibattito sulle possibili opzioni resta aperto.
Intanto si preparano le tappe di un percorso che dovrebbe portare al traguardo per la fine del 2027.

IL RISCHIO DI UN NUOVO REFERENDUM

Il rischio che lungo il cammino si inciampi in un nuovo referendum – dopo quelli del 1987 e del 2011 che avevano decretato la fine dell’energia atomica in Italia – viene escluso, almeno nella relazione tecnica dove si sostiene che siamo di fronte a una nuova tecnologia, non “comparabile” con quella alla quale “il Paese aveva rinunciato”. Questo, si argomenta, rende “giuridicamente legittimo, anche in considerazione della giurisprudenza costituzionale, intervenire sulla materia senza alcun rischio che i precedenti referendari possano costituire un ostacolo normativo all’intervento del legislatore”.

CESURA NETTA CON IMPIANTI NUCLEARI DEL PASSATO


Si garantisce, quindi, “una cesura netta” rispetto agli impianti nucleari del passato, che, nella proposta, sono espressamente destinati alla dismissione definitiva, salvo la eventuale riconversione dei relativi siti.
L’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili, incluse le tecnologie modulari e avanzate, si sostiene, “rappresenta una completa rottura con le esperienze nucleari precedenti, in particolare con gli ex impianti nucleari installati in Italia (tutti di cosiddetta prima o seconda generazione), i quali appartengono a un passato tecnologico ormai superato”.

Entro 24 mesi dall’entrata in vigore del provvedimento il governo dovrà adottare uno o più decreti legislativi con le linee guida per la produzione di energia da fonte nucleare sostenibile sul territorio nazionale, anche ai fini della produzione di idrogeno.

Ai decreti legislativi è affidato anche l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni dell’Unione europea e agli accordi internazionali, e il compito di fornire la disciplina sullo smantellamento delle installazioni nucleari esistenti sul territorio nazionale che non siano destinate alla ricerca.
Dovranno soprattutto disciplinare la localizzazione, la costruzione e l’esercizio di nuove centrali nucleari sul territorio nazionale, oltre che degli impianti di fabbricazione e di riprocessamento del combustibile e di stoccaggio temporaneo dei rifiuti radioattivi e del combustibile esaurito.


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