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Tutti i dati che segnalano una possibile inversione di tendenza nel clima economico che allontana l’Europa dal rischio recessione
A DICEMBRE, l’indicatore di fiducia economica della Commissione Europea ha registrato un significativo miglioramento, passando da 93,8 a 96,4 rispetto a novembre: si tratta del terzo aumento consecutivo, segnalando una possibile inversione di tendenza nel clima economico che allontana l’Europa dal rischio recessione. Nonostante il livello dell’indicatore rimanga sul versante debole, la costante crescita rappresenta un segnale incoraggiante. Tra le maggiori economie dell’Eurozona, l’Esi (Economic Sentiment Indicator), è migliorato in Italia (+2,6), Spagna (+2,4) e Germania (+2,4), mentre si è allentato nei Paesi Bassi (-1,1) e, in misura minore, in Francia ( -0,5). La manifattura resta l’anello debole.
La fiducia nel settore industriale ha registrato un modesto miglioramento (+0,3), ma la valutazione sugli ordinativi è ulteriormente peggiorata, suggerendo che il settore potrebbe affrontare ancora alcuni mesi di attività contenuta. Le aspettative occupazionali, tra l’altro, si sono indebolite nuovamente. Situazione positiva invece nel commercio al dettaglio e nelle costruzioni. Il clima di fiducia è migliorato rispettivamente dell’1,4% e dello 0,8%. Nello stesso tempo si è registrato un significativo aumento nel sentiment del settore dei servizi (+2,9%). Eccetto per l’industria, la fiducia economica è ora tornata sopra la sua media di lungo periodo in tutti i principali settori.
Anche la fiducia dei consumatori inoltre ha registrato un aumento, evidenziando sia una migliore valutazione della situazione attuale che aspettative positive per i prossimi 12 mesi. Questo miglioramento è attribuito alla diminuzione dei prezzi dell’energia e all’incremento dei salari. Nonostante il livello medio dell’indicatore di fiducia nel quarto trimestre sia leggermente superiore al terzo trimestre, si prevede ancora un modesto calo nella crescita economica nell’ultimo trimestre del 2023. Tuttavia, nel primo semestre del 2024, si prospetta una graduale ripresa. La fine della correzione degli inventari e l’aumento dei redditi disponibili reali, grazie alla riduzione dell’inflazione, sono visti come fattori chiave che contribuiranno a questo miglioramento, allontanando così, anche in questo caso l’Europa dalla recessione. Pure le aspettative sui prezzi di vendita sono però cresciute. A tutti i livelli. Dal commercio al dettaglio all’industria, tra i gestori dei servizi e delle costruzioni. Ad eccezione dell’industria, le aspettative sull’inflazione hanno continuato a superare le medie di lungo periodo, in particolare nei servizi.
Le stime sui prezzi dei consumatori per i prossimi dodici mesi sono nuovamente aumentate. Una tendenza che ha spinto il governatore della banca centrale croata, Boris Vujcic, ad allontanare l’ipotesi di una riduzione del costo del denaro da parte della Bce nelle prossime settimane. «Non stiamo parlando di tagliare i tassi di interesse adesso, e probabilmente non lo faremo prima dell’estate», ha detto Vujcic – membro del consiglio direttivo della Bce – alla televisione croata N1. I mercati però restano positivi. Le Borse europee infatti rialzano la testa dopo un avvio 2024 incolore che aveva affievolito l’euforia di fine 2023. Il Ftse Mib recupera dai minimi di giornata fino a strappare un rialzo dello 0,42% terminando a quota 30.569 punti la prima seduta della seconda ottava del nuovo anno. In rialzo anche le altre piazze del Vecchio Continente a partire da Francoforte, seguita da Parigi e Madrid. Penalizzati i titoli oil in scia al crollo del prezzo del petrolio dopo la decisione annunciata domenica dall’Arabia Saudita di tagliare il prezzo di febbraio del greggio (Arab Light) per i compratori asiatici portandolo al livello più basso degli ultimi 27 mesi.
Ma l’attenzione degli investitori questa settimana sarà rivolta soprattutto ai dati sull’inflazione americana (prezzi al consumo in programma giovedì e quelli alla produzione attesi venerdì), determinanti per le prossime mosse di politica monetaria. Le aspettative dei trader su un primo taglio dei tassi da parte della Fed già a marzo si sono ridotte, in seguito all’ultimo rapporto sul lavoro Usa, che si è dimostrato più forte del previsto. A Wall Street, da segnalare il tonfo di Boeing (-8,6% in avvio) dopo l’incidente di venerdì sera su un 737 Max 9 dell’Alaska Airlines.
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