Mezzi pesanti incolonnati sull'autostrada
4 minuti per la letturaNEL 2008, in particolare nel mese di febbraio, alcuni autotrasportatori italiani con note formali produssero una serie di note da cui emergevano una serie di preoccupazioni sulla crescita del Pil non solo del Paese ma della intera economia comunitaria ed internazionale. Le loro comunicazioni avevano come riferimento un forte crollo degli ordinativi nel comparto abbigliamento per il periodo primavera – estate dell’anno 2009. Ricordo sempre che ritenemmo fisiologico questo crollo delle ordinazioni perché il mese di febbraio era stato sempre un mese poco significativo per la mole di ordinazioni. Per questo motivo ritenemmo quasi infondate le preoccupazioni gli autotrasportatori e al tempo stesso perché contestualmente: il Fondo Monetario Internazionale (FMI) aveva anticipato i seguenti dati sulla crescita del PIL: in Italia pari a 3,8% per il 2009, 3,6% per il 2010 e, addirittura un dato che meravigliò un po’ tutti, il 4,1 % per il 2011 la Banca Centrale Europea (BCE) aveva anticipato i seguenti dati sulla crescita del PIL: in Italia pari al 3,4% per il 2009, 3,4% per il 2010 e il 3,9% per il 2011 e in Unione Europea pari al 3,7% per il 2009, 3,9% per il 2010 e il 3,9% per il 2011 la Banca d’Italia aveva anticipato i seguenti dati sulla crescita del PIL: in Italia pari al 3,8% nel 2009, il 4,1% nel 2010 e il 4,1% nel 2011 il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti aveva comunicato ufficialmente che i dati raccolti dal suo Dicastero prevedevano una crescita del PIL per una percentuale superiore a 3,8% nel 2009, per una percentuale pari al 4,2% nel 2010 e, addirittura, una percentuale pari al 4,5% nel 2011.
Come tutti ricorderanno questi dati furono smentiti in modo davvero eclatante; cioè la intellighenzia economica veniva sconfessata da un gruppo di autotrasportatori che aveva anticipato una crisi internazionale di dimensioni enormi; il PIL in Italia nel 2009, come tutti ricorderanno, crollò a – 5% e in Unione Europea a – 6% con delle punte che nel 2010 e nel 2011 superarono la soglia del – 7%. Cioè, come scrissi in una mia nota, gli autotrasportatori, erano diventati simili ai “linfonodi sentinella”, cioè simili a quel linfonodo che per primo è interessato da una possibile metastasi: in realtà è un campanello d’allerta per capire se c’è stata un’eventuale diffusione del tumore.
Ebbene, ho fatto questa lunga premessa perché, sembra quasi che, ancora una volta, venga confermata “la teoria dei corsi e dei ricorsi storici” di Gianbattista Vico, sì quella teoria secondo cui alcuni accadimenti si ripetono con le medesime modalità, anche a distanza di tanto tempo e ciò avviene non per puro caso ma in base ad un preciso disegno stilato, sempre secondo Vico, dalla “divina provvidenza”. In realtà un mese fa in una riunione di Associazioni di autotrasportatori e di operatori della logistica in distinte località tedesche (Berlino, Francoforte) è ricomparsa una preoccupazione analoga a quella avanzata nel 2008 sul Pil. La preoccupazione era molto semplice: “ci sono segnali di forte rallentamento sia nel settore abbigliamento che, soprattutto, in quello agro alimentare che fanno prevedere un vero crollo dei consumi nel biennio 2024 – 2025 e questo porterebbe, addirittura, ad un forte ridimensionamento nella crescita del Prodotto Interno Lordo”.
Devo essere sincero, dopo l’esperienza del 2008 in cui praticamente degli operatori diretti di vari e complessi processi economici, avevano anticipato una forte crisi sconfessando previsioni analitiche sostenute da organismi e da luminari della economia mondiale, io ripongo la massima fiducia in queste ultime denunce ed in questi allarmi. Se poi tentiamo di capire le motivazioni del cambiamento di un trend positivo del nostro PIL e di quello della intera Unione Europea scopriamo, sempre secondo quanto emerge da alcuni documenti prodotti sempre dalle Associazioni del comparto dell’autotrasporto, che il trascinamento degli effetti della guerra in Ucraina è senza dubbio una delle cause rilevanti ma non la principale; altre cause sono più incisive quali quelle, solo a titolo di esempio, legate alla incertezza del settore automotive italiano; ricordo che all’interno di tale settore rientrano numerose realtà: da quelle specializzate nella produzione di autoveicoli (vetture, autocarri, autobus, rimorchi e semirimorchi) fino alla componentistica (tra cui motori, parti elettriche, meccaniche e in gomma).
Secondo AINFA, la filiera dell’automotive in Italia genera un fatturato annuale di oltre 90 miliardi di euro, una cifra pari “al 9,3 per cento del fatturato della manifattura in Italia e al 5,2 per cento del PIL italiano ed una forte crisi farebbe calare il PIL prodotto da tale comparto al 2 – 3 per cento. Potrei continuare ad elencare gli altri comparti manifatturieri di cui vengono prospettate possibili riduzioni, invece ritengo che sia più utile rimarcare la essenzialità rivestita dal comparto delle costruzioni, dal comparto degli investimenti in infrastrutture, cioè dalla capacità di dare finalmente attuazione concreta a tutti gli interventi previsti nel PNRR, nel PNC e nel Fondo Sviluppo e Coesione; infatti se davvero si riuscissero a realizzare, nel prossimo biennio, investimenti per un valore globale di circa 70 miliardi di euro forse potremmo ridimensionare la prevista crisi del PIL. L’urgenza ad attuare l’articolato sistema di interventi voluto dalla Unione Europea non trova quindi solo come motivazione il rispetto di una cadenza temporale ma diventa, addirittura, condizione chiave per evitare che questo Governo, che questo Paese, dopo questi primi mesi di ottimismo, dopo questa ricchezza di interpretazioni di un futuro sempre in crescita, debba rivivere una preoccupante fase di decrescita. Una fase che incrinerebbe in modo sostanziale il consenso all’attuale maggioranza di Governo e, sicuramente, incrinerebbe l’intero assetto produttivo del Paese.
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