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IL PATTO di stabilità e ufficialmente sospeso. In attesa di capire come gli Stati membri della Ue si comporteranno sulla proposta di Coronabond, i ministri dell’Economia e delle Finanze dei Ventisette hanno deciso di mettere da parte vincoli, parametri, indici, lacci e laccetti per permettere l’iniezione di liquidità nei sistemi economico-produttivi nazionali. I governi potranno procedere con la spesa pubblica per, quantomeno, cercare di contenere gli effetti della Coronavirus sulle economie nazionali e, di conseguenza, l’economia a dodici stelle.
IL CAMBIO DI ROTTA
L’Ecofin tenuto in video conferenza ha approvato la richiesta della Commissione europea di attivare le clausola di fuga. Sono le disposizioni del patto di stabilità che permette di spendere in deroga al patto stesso, in cause eccezionali. Prima ancora che sullo sfondo, sempre più in primo piano, c’è «la grave recessione economica nell’area dell’euro o nell’Unione nel suo insieme» prodotta dalla diffusione del Coronavirus. A fronte di questa situazione, «ci sono le condizioni per l’utilizzo della clausola di fuga», riconoscono i ministri. Da qui il via libera alla sospensione delle regole di bilancio. Non è una decisione da poco. Per anni, anche durante la crisi economica esplosa nel 2008 e protrattasi anche dopo, gli strenui difensori del rigore – gli Stati del nord Europa – hanno tenuto il punto e difeso i totem del contenimento e riduzione di deficit e debito.
L’esplosione del Covid19 ha prodotto un cambio di rotta senza precedenti. E’ anche per questo che la proposta di Coronabond, la garanzie comuni dell’eurozona per la copertura delle spese di risposa al virus, potrebbe non avere seguito in questo momento. La proposta, tanto cara all’Italia, non era sul tavolo dell’Ecofin. Lo sarà su quello dell’Eurogruppo di oggi. I ministri economici dei Paesi Ue con la moneta unica ne discuteranno a partire dal pomeriggio, ma non è chiaro fino a che punto si potranno registrare passi avanti. Ci sono ancora membri importanti che tentennano. La Germania non sa cosa fare. Sa che in questo momento servono soldi e in prospettiva altri ancora ne serviranno, ma da un punto di vista politico si teme di pagare un doppio annuncio difficile da far digerire all’opinione pubblica. Fine dell’austerità e garanzie per gli aiuti a Paesi meno virtuosi. Ogni riferimento all’Italia non è del tutto casuale. La storia è la stessa, e non è nuova. C’è la percezione che gli Stati Mediterranei sappiano solo spendere e chiedere aiuti.
E’ una favola già nota. Quando nel marzo del 2017 l’allora presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, un olandese, se ne uscì dicendo «non puoi spendere tutti i soldi per alcol e donne e poi chiedere aiuto», quasi perse il posto. Ma fece sapere a tutti cosa i nordeuropei pensano del resto dell’Unione. Oggi la Germania proprio agli olandesi si affida per capire come comportarsi sulla questione Coronabond.
CORONABOND
Si mandano avanti i Paesi Bassi, che sul progetto frenano. Lo scenario più plausibile sarà quello di prendere tempo. Anche perché è vero che la Commissione europea ha dato il proprio benestare, ma la presidente von der Leyen ha espresso un via libera condizionato. «Se aiutano e se sono strutturati correttamente, verranno utilizzati», le parole della tedesca. Troppe condizioni in una stessa frase. Servono davvero ora che i Patto di stabilità è sospeso? Qualcuno pensa di no e vuole per questo evitare di procedere in questo momento.
Quanto alla struttura, questa richiederà inevitabilmente un lavorio tecnico che, per quanto spedito, porterà via del tempo. Fermo restando che, a causa del virus che si è abbattuto sul pianeta, tanti gruppi di lavoro del Consiglio sono stati sospesi. I Coronabond dovranno aspettare. Comunque vada non saranno una cosa immediata. Oggi si attende di sapere se l’Eurogruppo darà mandato di avviare ragionamenti su un tale strumento. E’ qui che si gioca l’avvenire delle garanzie comuni dell’eurozona. Intanto si saluta la sospensione del Patto di stabilità. L’attivazione della clausola di fuga «darà ai governi nazionali flessibilità extra per indirizzare la spesa laddove ce n’è più bisogno», sottolinea Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione per un’Economia al servizio delle persone.
Si tratta di «vincere la battaglia per la vita e prepararsi alla ricostruzione», commenta invece il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni.
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