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Sebbene, in questi giorni, sia un segno di ribellione commentare il tempo, il COVID-19 non smette di attirare la nostra attenzione. Purtroppo, però, sta passando indebitamente in secondo piano un aspetto che, come più volte sottolineato da queste stesse pagine, in un futuro non molto lontano diverrà la principale preoccupazione di due terzi degli italiani: il Coronavirus sta creando un “buco” economico senza precedenti, soprattutto nel settore turistico e di ristorazione.

A chi sostiene si tratti di una contrazione di settore destinata a divenire globale a causa della diffusione del virus, è fondato ribattere che però, a differenza di altri Paesi colpiti dal contagio, l’Italia trae da questa fetta di mercato ben il 13% del PIL. Partendo dalla Russia che blocca la vendita dei pacchetti vacanze aventi come destinazione il Bel Paese per arrivare a Wizz Air che ha provveduto a cancellare i voli diretti al Nord Italia, si sta riscontrando a livello nazionale un calo del 70% nel settore Turismo e un preoccupante 20% in quello dei Pubblici Esercizi.

Secondo le stime diffuse da Confturismo, dovrebbero registrarsi nel prossimo trimestre circa 22 milioni di presenze in meno, equivalenti a una perdita di 2,7 miliardi di euro determinata , sempre secondo l’associazione, dalla psicosi collettiva da COVID-19, a sua volta alimentata da una comunicazione mediatica a dir poco allarmistica. Certo è che, nella sola prima settimana successiva all’esplosione dell’allarme, le strutture alberghiere e le agenzie di viaggio hanno visto andare in fumo circa 200 milioni di euro per il solo mese di marzo.

Nella Costiera Amalfitana, da sempre fiore all’occhiello del Bel Paese e meta del turismo di lusso “all’italiana”, gli albergatori stanno registrando una crisi storica, con circa il 90% delle cancellazioni riconducibile alla psicosi da virus. E se il turismo patinato è zoppicante, quello delle città d’arte non è da meno: la “Città Eterna” offrirà, quest’anno, le proprie meraviglie a un numero misero di turisti, essendo rimasto in piedi solo il 10% delle prenotazioni previste per la primavera; nel buco nero finiscono anche le bellezze dell’isola della Trinacria, da sempre una delle mete estive più gettonate in tutta Italia, con un picco di cancellazioni dell’80%.

L’allarme non risparmia neppure Pompei e i suoi celebri “scavi” che, sulla scia dei siti di interesse storico e artistico messi in ginocchio dal COVID-19, hanno ricevuto- per il momento- il 50% delle disdette sulle prenotazioni totali, soprattutto da gruppi di viaggio stranieri. Nemmeno Matera, Capitale europea della Cultura per il 2019, riesce ad attraversare indenne il tunnel nonostante la grossa spinta ricevuta nell’anno appena trascorso, tant’è che Confcommercio Matera ha lanciato un appello alle Istituzioni volto a tutelare le imprese con provvedimenti tempestivi e azioni finalizzate a supportare gli imprenditori e i lavoratori del settore turistico e della ristorazione per arginare quella che parrebbe essere una vera e propria catastrofe economica.

Certo è che, come ripetutamente affermato e da più parti, il turismo “domestico”, nei prossimi mesi e soprattutto nella stagione estiva, sarà una vera e propria ancora di salvezza per fronteggiare l’atteso – e inevitabile- calo che si registrerà a livello internazionale, in uscita e in entrata. Ancora una volta, quindi, dovranno essere gli italiani a porre rimedio ai danni fatti da chi aveva il preciso compito di proteggerli. Primi tra tutti, i media che, nella corsa e rincorsa spasmodica del titolo roboante e della notizia da prima pagina, hanno cavalcato l’umana paura, prima, e l’incontenibile isteria, poi, pur di riscaldare i rotocalchi. Il tutto, facendo particolare attenzione a tenersi distanti almeno due metri dalla corretta informazione.

Per lo meno, così, si sono assicurati anche i “titoloni” sulla crisi che seguirà il Coronavirus, e non è cosa da poco.


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