Il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro
3 minuti per la letturaC’è un cauto ottimismo, nella Cabina di regia nazionale, rispetto all’analisi dei dati del monitoraggio settimanale sull’emergenza Covid-19. A manifestarlo è il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, nel corso dell’ormai consueta conferenza stampa.
«Nell’ultimo periodo – afferma Brusaferro – la curva epidemica inizia a decrescere ma si tratta di una decrescita molto lenta. L’età media di chi contrare l’infezione è stabile ed è intorno ai 40-50 anni, ma il numero di nuovi casi tra operatori sanitari rimane basso, a conferma dell’efficacia delle vaccinazioni. C’è anche una decrescita dei casi tra gli over-80, sempre attribuibile alle vaccinazioni» ha aggiunto.
C’è apprensione per la pressione sulla rete ospedaliera che resta importante. «I ricoveri – spiega il presidente dell’Iss – sono ancora in crescita e destano preoccupazione i dati di saturazione al 41% di pazienti Covid delle terapie intensive. Ma l’andamento delle vaccinazioni sta rapidamente crescendo».
Brusaferro non si è sottratto, poi, ad un riferimento al “Caso Sicilia”, dove, secondo un’indagine della Procura di Palermo, i dati sui decessi sarebbero stati alterati per consentire alla regione di non “scivolare” in zona rossa. «Abbiamo piena fiducia nella magistratura sul caso dei dati della Sicilia – ha detto il numero uno Iss -, in questo momento possiamo solo prendere atto della situazione. Grande stima e fiducia per i colleghi delle Regioni, ma laddove ci sono delle indagini queste devono fare il loro corso e poi valuteremo».
GLI SCENARI DI RISCHIO
Complessivamente il rischio epidemico si mantiene a livelli elevati con sei regioni (Calabria, Emilia-Romagna, Liguria, Puglia, Toscana e Veneto) che hanno un livello di rischio alto. Tredici regioni hanno una classificazione di rischio moderato (di cui sette ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane). Una regione (Basilicata) e una provincia autonoma (Bolzano) hanno una classificazione di rischio basso.
Secondo la bozza di monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute, 11 tra regioni e province autonome hanno un Rt puntuale maggiore di uno. Tra queste, due regioni (Campania e Valle d’Aosta) hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 3. Sei regioni hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 2. Le altre regioni hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo uno.
Il parametro della replicabilità del virus ora si associa all’incidenza dei contagi in rapporto alla popolazione (250 per 100mila abitanti) per determinare lo stato di “salute” di una regione e le relative decisioni su chiusure o aperture. Sul podio delle performance peggiori ci sono la Valle d’Aosta, con 1.52, seguita da Calabria e Campania, con un indice di 1.33. Le tre regioni più virtuose sono l’Abruzzo, l’Umbria e l’Emilia Romagna e le Province autonome di Trento e Bolzano tutte con valori attorno all’0.8.
Questi gli indici Rt delle singole regioni regioni. Abruzzo 0.81, Basilicata 1.15, Calabria1.33, Campania 1.33, Emilia-Romagna 0.83, FVG 0.98, Lazio 0.98, Liguria1.02, Lombardia 0.89, Marche 1.04, Molise 1, Piemonte 0.96, PA Bolzano 0.8, PA Trento 0.83, Puglia 1.09, Sardegna 1.18, Sicilia1.08, Toscana 1.08, Umbria 0.83, V. d’Aosta 1.52, Veneto 1.12.
È attesa in serata la nuova ordinanza del ministro Speranza che entrerà in vigore dopo i tre giorni di zona rossa nazionale prevista dal 3 al 5 aprile.
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