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ROMA – Il re delle balere non c’è più. Raoul Casadaei, l’uomo simbolo delle notti romagnole, la pop star del liscio, il maestro elementare che ha lasciato gessetti e abecedari per la fisarmonica è morto stroncato dal Covid.

Ricoverato all’inizio di marzo all’ospedale Bufalini di Cesena, dopo che il coronavirus si è insinuato nel “Recinto”, l’agglomerato di case della famiglia Casadei a Villamarina di Cesenatico, le condizioni del musicista si sono aggravate, fino a stamattina quando Raoul, 84 anni ad agosto, ha perso la sua battaglia.

Con lui va via un’era, con lui scompare l’uomo che ha sdoganato il liscio: da genere musicale relegato alle sale da ballo di provincia a canzone popolare.

La musica, Casadei, nato a Gatteo il giorno di ferragosto, ce l’aveva nel sangue: roba di famiglia si direbbe. Un marchio arcifamoso anche oltre i confini romagnoli. Il capostipite della dinastia fu lo zio Secondo, direttore di un’orchestra di liscio. Dapprima gli regala una chitarra, poi gli dona un sogno: quello di diventare musicista. E così bravo che lo zio modifica il nome della sua formazione ribattezzandola Orchestra Secondo e Raoul Casadei.

Arrivano gli anni ’70, i più bui della Repubblica. Capisce che l’Italia ha bisogno di spensieratezza, di ritrovarsi nei sabati sera d’inverno a ballare nelle balere di provincia o in estate nelle piste dei lidi. Coniuga la tradizione con la modernità. Sempre fedele alla scuola della canzone italiana, fa di questa danza folk la base per i suoi successi, che sconfinano la Riviera, conquistando la Penisola e non solo.

Dal 1973 è prolifico: pubblica brani come “Ciao mare”, “Simpatia”, “La mazurka di periferia”, ma soprattutto porta al successo la canzone simbolo della Casadei family, “Romagna mia”, scritta nel 1954 dallo zio Secondo; così orecchiabile che da inno della Riviera diviene quasi un inno tutto italiano, e il cui testo è conosciuto da Bolzano a Siracusa.

Di recente alcuni parlamentari hanno presentato una proposta di legge per riconoscere la canzone “espressione popolare – vissuta e pur sempre in continua evoluzione rispetto ai diversi momenti storici – dei più alti valori alla base della nascita della nostra Repubblica”.

Un successo crescente che lo porteranno a calcare palcoscenici pop come il “Festivalbar, “Un disco per l’estate”, il “Festival di Sanremo”.

Presenza quasi fissa in molte trasmissioni tv e non si è fatto mancare neppure una partecipazione ad un reality, l’Isola dei famosi. Nel 2010 il re del liscio passa lo “scettro” al figlio Mirko, decide di stare un po’ più nell’ombra, di acconsentire al cambio generazionale della sua orchestra.

Ma rimane comunque un simbolo di un’era, mito delle balere, con quelle sue canzoni che schiacciano l’occhio al valzer, tanto che qualcuno ha osato definirlo lo Strauss della Romagna. Con Casadei va quindi via un pezzo d’Italia, l’ennesimo annientato dal virus.

Numerosi gli attestati di stima e i messaggi di cordoglio giunti subito dopo l’annuncio della sua scomparsa. Per il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini “con lui se ne va uno straordinario personaggio, un compositore che con grande professionalità ha portato in Italia e nel mondo un messaggio musicale profondamente radicato nella tradizione”.

Gli fa eco Matteo Salvini: “Con la sua arte e la sua musica ha donato allegria a intere generazioni”. “Il Covid, maledetto – twitta affranto Enrico Letta – si è portato via un grande romagnolo e un grande italiano”. Messaggio di cordoglio pure dal Ministro della Cultura Dario Franceschini: “La musica italiana perde uno straordinario interprete e un autore che ha saputo coniugare tradizione e innovazione in un percorso di grande qualità artistica”.

In collaborazione con Italpress


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