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MILANO – Il Coronavirus è arrivato in Lombardia nella seconda metà di gennaio, proveniente non dalla Cina ma dall’Europa e quando è stato riscontrato il primo caso a Codogno, era già presente ad Alzano e Nembro. E’ quanto emerso da uno studio promosso e sostenuto da Fondazione Cariplo e condotto dai ricercatori di Niguarda di Milano e del San Matteo di Pavia, che fotografa quanto avvenuto dall’inizio dall’anno attraverso un approccio scientifico, grazie all’analisi delle sequenze genomi che virali di 350 pazienti provenienti da aree diverse della Lombardia. Si tratta dello studio con il maggior numero di casi di Covid-19 trattati al mondo.

“I risultati confermano che il virus è stabile nelle sue sequenze e, in particolar modo, nella sua molecola ‘ancorà che usa per infettare le cellule – ha commentato il professor Alberto Mantovani, coordinatore della Commissione Ricerca Scientifica di Fondazione Cariplo -. Questo è un dato importante per la ricerca dei vaccini e per le terapie”.

“Lo studio mostra inequivocabilmente che il virus non è diventato più buono e che è entrato in Lombardia prima di quel che si pensasse e soprattutto lo ha fatto con attacchi multipli e concentrici di ceppi virali diversi, in luoghi diversi, ma in tempi molto vicini tra loro” spiega il responsabile scientifico dello studio Federico Perno. Dalla ricerca emerge che il Covid-19 circolato in Italia ha caratteristiche genetiche molto più simili a quello ancora oggi presente in Europa che in quello nato in Cina.

Il virus è entrato in Lombardia nella seconda metà di gennaio, come confermato anche dal fatto che, in cinque donatori di sangue della Zona Rossa di Codogno nel periodo dal 12 al 17 febbraio, erano già presenti degli anticorpi neutralizzati, i quali si sviluppano circa 3-4 settimane dopo l’infezione. Sono almeno due i ceppi circolati in Lombardia: una nella Bergamasca (epicentro Alzano e Nembro, dove si è evoluto più rapidamente che a Codogno) a partire dal 24 gennaio e una nelle province di Lodi e Cremona a partire dal 27 gennaio.

“Questa ricerca genera una conoscenza sul Covid-19, che può contribuire a fare importanti passi avanti per contrastare l’epidemia. Fondazione Cariplo mette al cuore della propria azione l’attenzione alla comunità, in questo caso della comunità scientifica ed è per questo motivo che mettiamo a disposizione di tutti i risultati ottenuti” ha detto Giovanni Fosti, presidente di Fondazione Cariplo.

Nel corso della presentazione dei dati è stato presentato anche un nuovo bando da 2 milioni di euro di Fondazione Cariplo, con l’obiettivo di sostenere progetti di ricerca multidisciplinari nel campo della Data Science, per potenziare la comprensione di temi complessi e socialmente rilevanti, al fine di produrre conoscenza utile a orientare le politiche e i processi decisionali di persone e organizzazioni.

In collaborazione con Italpress


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