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Il rinvio del voto sul cda Rai irrita la premier: «Che sia l’ultimo»; per Sangiuliano una sistemazione provvisoria. Accordi falliti anche nella maggioranza. Opposizioni indisponibili a parlare di nomine senza una riforma della governance


L’accordo – in maggioranza così come con le opposizioni – continua a non esserci, e il voto dei componenti del Cda Rai di nomina parlamentare slitta al 26 settembre. Il rinvio sui consiglieri, però – è l’ordine di scuderia arrivato da Giorgia Meloni al partito – deve essere l’ultimo. Altrimenti sarà il Mef a scegliere presidente e ad.

Ieri, a margine dell’ufficio di presidenza della commissione di Vigilanza, tutte le opposizioni hanno rinnovato la loro indisponibilità a ragionare di nomine «in assenza di una riforma della governance» e, almeno per il momento, il fronte resta compatto. A nulla, raccontano, sono valsi i tentativi messi in campo da Francesco Filini, capogruppo FdI nella bicamerale, con i singoli esponenti della minoranza circa la possibilità di votare Simona Agnes presidente di viale Mazzini. «Ha sondato ognuno di noi – viene riferito – ma ha ricevuto tutti no».

I contatti, in ogni caso, continueranno nei prossimi giorni e se l’esito non cambierà – è l’invito che arriva a FI, principale sponsor di Agnes, dagli stessi alleati – bisognerà cambiare schema di gioco, magari cercando «un nome di garanzia» che possa fare breccia nel muro sollevato dalle opposizioni. Alla maggioranza, infatti, mancano tre voti e l’Aventino minacciato in modo compatto da Pd, M5S, Avs, Azione e Iv non consente margini di manovra nemmeno nel segreto del voto.

I MALUMORI

La situazione, insomma, per il momento resta bloccata e forse non è un caso che Antonio Tajani, dopo il question time alla Camera, incontri Gianni Letta e Fedele Confalonieri: «Li incontro 150mila volte, conosco Confalonieri da 40 anni e Letta da 50. Non c’è niente di strano» assicura Tajani.
«Devono darci una risposta politica sulla riforma della governance e sul Media Freedom Act, da quello non si scappa – insistono intanto le opposizioni – Solamente con un’apertura sulla riforma potremo poi pensare a un “governo di emergenza” della Rai».

Insomma, per viale Mazzini è tutto in alto mare, e anche la maggioranza è divisa al proprio interno. Non c’è accordo sui nomi e non c’è accordo sui tempi. Alla Lega, tutto sommato, potrebbe andare bene anche la proroga di un anno dell’attuale cda. Cosa vista come il fumo negli occhi da Giorgia Meloni: sarebbe una sconfitta politica, non accetterebbe mai di non avere l’amministratore delegato di viale Mazzini scelto dal governo.

«Sono due anni che Giampaolo Rossi è tenuto in panchina in attesa di fare l’amministratore delegato, non si può e non si deve più aspettare» dice un big di via della Scrofa.
Anche Forza Italia è in fibrillazione: rischia la bocciatura della “sua” Agnes.
Voto sul cda a parte, intanto l’ex ministro della Cultura, Sangiuliano è rientrato in Rai, dopo il caso sollevato da Maria Rosaria Boccia che ha portato alle sue dimissioni, e ha avuto in assegnazione una stanza nella sede di Rai Vaticano a Borgo Sant’Angelo, dove si sarebbe già recato.

IL RINVIO DEL VOTO SUL CDA RAI E IL FUTURO DI SANGIULIANO

Si tratterebbe, però, di un’assegnazione provvisoria, dovuta a motivazioni meramente logistiche. Sangiuliano, infatti, dovrebbe smaltire nei prossimi mesi il monte ferie, di circa 300 giorni, che ha a disposizione e dovrebbe quindi essere raramente in ufficio. Per il momento l’ex direttore del Tg2, che ha incontrato i vertici di Viale Mazzini nei giorni scorsi, resta a disposizione dell’amministratore delegato Roberto Sergio.

Difficile capire quale possa essere il futuro di Sangiuliano, considerando anche che lo stallo sulle nomine Rai rende lo scenario ancora più complesso. Nessuna delle ipotesi in campo appare, per ora, più accreditata delle altre. Secondo quanto riporta “Il Giornale d’Italia” – il primo ad anticipare la notizia – l’ipotesi più plausibile sarebbe una collocazione nel Centro studi Rai. Per il suo futuro, insomma, si susseguono diverse indiscrezioni. Dall’assegnazione della guida di una testata, fino alla direzione generale della Tv di San Marino che resta vacante. La decisione, comunque, verrà probabilmente presa solo dopo che si sarà sbloccata la trattiva sulle nomine e si sarà così definito il futuro dei vertici della tv pubblica.


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