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Dopo il flop delle Europee, nella Lega cresce la fronda interna e Salvini tenta di salvarsi ma Vannacci parla già come leader


È caduto ma si è salvato consegnando la Lega al generale della discordia Roberto Vannacci. Un capolavoro, insomma. Circola una battuta a via Bellerio, dove si trova la sede nazionale della Lega: «Il neo segretario della Lega non è più Matteo, ma proprio Vannacci». Risata generale. Il processo di mutazione della Lega è avvenuto e il “vannaccismo” sembra aver avuto la meglio. La Lega si è trasformata in un’altra cosa? Gianfranco Miglio si sta rigirando nella sua tomba? Domande a cui nessuno osa rispondere, perché l’attuale capo della Lega sta a osservare tutti con sospetto.

I POTENZIALI SFIDANTI

E Bossi? L’Umberto ha già detto come la pensa. A urne aperte ha dichiarato di aver votato Forza Italia: «Ho votato per il mio vecchio amico Marco Reguzzoni». Parole che hanno infiammato il clima, già surriscaldato, della Lega. Matteo Salvini ha aperto il processo: «Su Bossi decida la base». Minaccia la sua espulsione, ma in pochi scommettono su uno scenario del genere. Troppo pericoloso accompagnare alla porta chi si è inventato un partito che oggi resta il più longevo della Repubblica italiana.

A maggior ragione all’avvicinarsi di un congresso che si terrà verso fine anno: Salvini intende proseguire il suo percorso da segretario. Il segretario della Lega ci mette la faccia e sembra rivolgersi agli avversari interni: io mi candido, e voi? E allora la domanda viene girata ai nordisti, a chi in queste settimane non ha più condiviso ogni azione del segretario.
Sono diversi i nomi che circolano come potenziali sfidanti di Salvini. Primo fra tutti Luca Zaia, governatore del Veneto, uno di quelli che ha ottenuto il 70% dei consensi nella sua Regione.

Un altro profilo che viene spesso citato è quello di Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli. Interpellato sulla questione, Fedriga rimanda al mittente la domanda: «No, nulla di verosimile, è una novella che sento da anni e a cui ormai sono abituato. Anche Zaia, comunque, ha già smentito l’ipotesi di diventare ministro». E allora cosa succederà, Fedriga? «Dobbiamo semplicemente fare un’analisi interna su come continuare a costruire e rafforzare la Lega, come peraltro ha detto anche Salvini, nei prossimi anni. Ci saranno importanti tornate regionali e poi la grande partita delle politiche 2027. Ora abbiamo consolidato il voto delle ultime politiche, ma puntiamo a crescere ancora».

GLI ATTACCHI INTERNI

I malumori ci sono e sono diffusi a più livelli. Se Zaia si mostra ecumenico davanti alle telecamere, Roberto Marcato, assessore alle Attività produttive del Veneto, polemizza con Salvini: «Abbiamo preso meno voti di due anni fa e Vannacci non ha portato nulla».
Difficile digerire lo smacco di essere stati superati da Forza Italia, che con lo 0,6% in più ha soffiato al Carroccio la medaglia d’argento del centrodestra a livello nazionale. C’è da considerare il fatto che, in termini assoluti, il partito ha perso qualcosa come 375mila voti e ci si può giusto consolare per il fatto di essere andati poco meglio delle politiche 2022 in termini di percentuale (dall’8.8% al 9%).
Per il resto non si può salvare nulla. La Lega ha perso ovunque. Il dato più clamoroso è Pontida, dove il candidato sindaco ha perso dopo venti anni. Nella circoscrizione nord-est, da sempre feudo della Lega, il partito di Salvini si è fermato al terzo posto dietro Fratelli d’Italia e Forza Italia.
E cosa dire di Milano, la città di cui Salvini sogna un giorno di diventare sindaco, dove la Lega è addirittura arrivata dietro Calenda e Stati Uniti d’Europa? «Il fatto che Forza Italia ci abbia superato, seppur di poco, induce a riflettere» osserva il capogruppo al Senato, Massimiliano Romeo.

LA MINA VANNACCI

I dubbi tra tutti riportano alla linea politica, ad aver sposato le teorie di Roberto Vannacci che dalla sua Viareggio continua a esaltare il suo antieuropeismo: «Posso dire che le elezioni ci dicono, adesso, che questa Europa non piace. C’è bisogno di un’altra Europa, diversa. Di un cambio di passo. Direi che il voto ci indica che la volontà popolare è questa».
Parla come se fosse lui il segretario della Lega. Arriva a commentare l’ipotesi di processo che Salvini vorrebbe riservare a Umberto Bossi, etichettato come «traditore» da tutto il mondo salviniano: «Non ho detto che Bossi è un traditore e non lo direi mai. Ho fatto l’esempio, tratto dalla vita personale, che se un amico ti volta le spalle si comporta in maniera molto discutibile. Ritengo comunque che le tante polemiche a ridosso del voto abbiano fatto presumibilmente scendere la percentuale alla quale la Lega si sarebbe potuta attestare. Sono comunque convinto che la Lega sia alla vigilia di un grande rilancio. Ne sono certo. L’era delle polemiche è finita con il voto, ora si va avanti compatti come un manipolo e io sono un europarlamentare che si mette a disposizione per supportare questo rilancio e far crescere questa impressionante onda che si sta formando in tutta Europa. Stimo i governatori e i ministri del Carroccio e lavorerò insieme a loro perché solo insieme si è determinanti. Salvini ha fatto una scelta coraggiosa e, con coraggio, andremo avanti».

C’è infine il sospetto di molti che i leghisti dell’ultima ora – come Vannacci – abbiano utilizzato via Bellerio per farsi eleggere e prima o poi se ne andranno. È il caso anche dell’ex forzista Aldo Patriciello, che ha conquistato nel Sud oltre 80mila voti. «Tutti questi – incluso Vannacci – fra sei mesi se ne andranno» mormorano in Transatlantico. Non è un caso se Vannacci non ha intenzione di prendere la tessera. Resterà Vannacci da indipendente. Nell’attesa si è già preso la Lega.


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