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I giudici non hanno convalidato il trattenimento dei migranti da martedì nel Cpr di Gjader, nuovo flop del piano Albania, l’opposizione: grande spreco di denaro pubblico
Un altro viaggio di andata e ritorno: torneranno tutti in Italia i 43 immigrati sbarcati in Albania martedì scorso dalla nave Cassiopea. Sospensione con remissione alla Corte europea che si riunirà il prossimo 25 febbraio. Questa la decisione dei magistrati della Corte d’Appello di Roma. Una seconda bocciatura per il governo destinata ad inasprire i rapporti con le toghe. Gli immigrati verranno portati in Puglia, non possono essere trattenuti oltre le prime 48 ore. Gli avvocati d’ufficio avvisati 48 ore prima, con telefonata di conferma alle 2 di notte.
Le udienze di convalida in videoconferenza. Mezz’ora per ogni “caso” esaminato, dalle 9 alle 14. Trenta minuti per ognuno dei 43 immigrati soccorsi al largo di Lampedusa e poi dirottati nel centro di Gjader. Naufraghi richiedenti asilo, uomini e donne di diversa nazionalità in attesa di giudizio; le sentenze scritte caso per caso da 6 magistrati della Corte d’Appello di Roma. Per altri 6, considerati vulnerabili o minorenni, e quindi non eleggibili, nei giorni scorsi si era utilizzata la procedura d’urgenza. È il modello Albania.
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IL FLOP DEL PIANO ALBANIA
L’accoglienza riservata ai migranti che in altre due precedenti occasioni, in ottobre e novembre, i giudici avevano di fatto “bocciato”, sospendendo questo “trattamento a distanza”, rispendendo in Italia i migranti. Un ping pong sulle coste Adriatiche sotto i riflettori dell’Europa e non solo. Ieri l’altra puntata. Stesse aule, stessi maxischermi per le videoconferenze predisposte nella sezione immigrazione del tribunale. E anche stessi giudici della Corte d’appello a Roma. Si dà il caso che, con l’organico ristretto, e su richiesta del presidente Giuseppe Meliadò fossero gli unici ad avere le competenze necessarie in una materia così complessa.
Nell’autunno scorso i magistrati della sezione immigrazione del Tribunale di Roma non avevano convalidato i trattenimenti disposti dalla questura. Un’eventuale nuova liberazione collettiva degli extracomunitari, come quelle avvenute nei precedenti trasferimenti di ottobre e novembre scorsi, non poteva non far salire ancora di più la tensione tra il governo e magistratura. Senza il visto per il “modello Albania” un nuovo scontro con il governo era dietro l’angolo. Dopo il primo diniego, dopo il caso Almasri, dopo la sfida lanciata dalla Meloni (“pochi magistrati vogliono colpire chi non la pensa come loro, che si candidino, allora…”) tra le toghe e Palazzo Chigi di nuovo aria di bufera.
IL FLOP DEL PIANO ALBANIA, LA VISITA “PERMANENTE” DELL’OPPOSIZIONE
Nella struttura albanese sotto giurisdizione italiana da qualche giorno sono arrivati in “visita permanente “ 4 parlamentari del partito democratico, Chiara Braga, Matteo Orfini, Andrea Casu e Marco Simiani. Con loro anche una delegazione del Tavolo “Asilo e immigrazione”, di cui fanno parte Arci, Asgi e Casa dei diritti sociali. “Siamo riusciti ad avere conferma che molti di loro non hanno avuto alcun un colloquio con il difensore assegnato d’ufficio”, racconta Andrea Casu. Il quale, ha comunque “molto apprezzato lo straordinario lavoro delle Forze dell’ordine e del personale gestore, una prova di grande professionalità”.
L’ACCUSA: PROCEDURE TROPPO STRETTE NEI TEMPI
La struttura contiene tre grandi spazi distinti: l’Accoglienza, il Tribunale e il Cpr vero e proprio. Finora è stato utilizzato solo il primo. “Le procedure troppo strette nei tempi – sostiene la delegazione dem che nel pomeriggio ha incontrato 30 immigrati nell’area Accoglienza – rendono troppo difficoltoso il pieno esercizio del diritto di difesa. La fretta di Giorgia Meloni di dare un segnale politico forzando la mano sul diritto internazionale all’indomani della liberazione del torturatore libico sta nuocendo proprio a persone che dai campi gestiti dai trafficanti di esseri umani sono scappati e hanno affrontato un’ udienza senza aver mai avuto un colloquio vero e proprio con il difensore”.
E concludono: “Nella furia di correre dietro a Trump Giorgia Meloni sta riportando indietro le lancette della storia d’Europa”. Gli immigrati, tutti provenienti dall’Egitto e dal Bangladesh, solo uomini, (donne e bambini non arrivano in Albania,) ai quali viene respinta la richiesta d’asilo hanno 7 giorni di tempo per fare ricorso e restano nella stessa area del campo finché non si esaurisce la procedura d’asilo (in genere, in tempi normali, circa un mese).
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