Emanuele Grimaldi, presidente dell’International chamber of shipping (Ics)
6 minuti per la letturaAl Festival Feuromed è stato posto l’accento sull’Europa e il ruolo cruciale dell’industria del mare per lo sviluppo del Mediterraneo.
L’industria del mare gioca un ruolo cruciale per il futuro del Mediterraneo. La nuova strategia dei traffici e la guerra del mar Rosso sono stati i temi al centro del confronto di venerdì pomeriggio, 19 aprile 2024, nell’ambito di Feuromed.
«Abbiamo investito 500 milioni nei porti e nella logistica. Abbiamo appena comprato il più grande terminal che esiste a Livorno e abbiamo fatto anche grandi investimenti a Ravenna, e poi anche a Bari. E, ancora abbiamo poi rilevato due porti in Grecia, con l’obiettivo complessivo di porti a emissioni zero – ha spiegato Emanuele Grimaldi, presidente dell’International chamber of shipping (Ics) -. Le navi che stiamo varando e che vareremo hanno un’emissione pari al -50 per cento di quelle precedenti» e «per il 2050 auspichiamo di raggiungere il 100% di decarbonizzazione».
Per Grimaldi «il sistema Ets introdotto sui trasporti europei è un grande problema». «Certamente vogliamo la decarbonizzazione ma – secondo il presidente dell’International Chamber of Shipping – serve anche pragmatismo, non possiamo perdere competitività rispetto agli altri. Il problema dell’ambiente interessa l’intero globo e per tanto deve essere trattato a livello globale. C’è un’agenzia dell’Onu che sta lavorando su questo tema.
L’Europa portare avanti la sua sensibilità ambientale in un contesto internazionale e non penalizzando i propri imprenditori e i propri porti a discapito degli altri». Il sistema Ets, Emission Trading System, che si applica agli impianti grandi emettitori d’Europa, che hanno a disposizione un numero predefinito di quote CO2 consentite, da scambiare su un apposito mercato. Chi emette di meno può vendere i suoi permessi e guadagnarci sopra. Mentre chi emette di più è costretto a comprare quote verdi per ripagare l’impatto sull’ambiente.
«Nella percezione della gente non si dava, prima delle ultime crisi, molto peso ai trasporti internazionali marittimi. Ma il 90% dei trasporti mondiali arriva via mare – ha detto ancora Grimaldi -. Siamo in un’economia interconnessa, abbiamo visto con la pandemia la grande interdipendenza fra Paesi… quello che sta succedendo è intollerabile per i nostri equipaggi. Già c’è scarsità di persone che vogliono fare questo mestiere, e ora questa gente rischia la vita. C’è una nave sequestrata da 90 giorni da questi Houthi».
L’EUROPA E SVILUPPO DEL MEDITERRANEO
Allo stato attuale, i gruppi del nord Europa stanno soffrendo di più la crisi. «Il Mediterraneo conta moltissimo, abbiamo investito già 2 miliardi e ne investiremo altri due di miliardi. Sono investimenti che vanno verso una direzione di minori consumi e minori emissioni – ha spiegato Grimaldi -. Riteniamo che tutte le prossime navi che vareremo avranno emissioni inferiori del 50% a quelle delle precedente generazione. Questi investimenti ci permettono oggi di fare grandi risultati…. Abbiamo due società importanti che operano nel Nord Europa, queste sono quelle che hanno contribuito meno ai nostri buoni risultati e che hanno sofferto maggiormente questa crisi scaturita dopo il conflitto Ucraina-Russia forse per una deindustrializzazione europea per carenze su chip, batterie e intelligenza artificiale».
In Italia la politica del mare “dovrebbe essere governata dal ministero degli Esteri” e «non dal ministero del Trasporti e dal ministero del Mare» ha sottolineato il responsabile delle relazioni istituzionali Msc, Luigi Merlo. «Il ministero degli Esteri ha una visione geopolitica che dovrebbe aiutare a verificare i possibili rischi, a garantire le opportunità e a modellare le strategie – ha aggiunto – Viviamo una fase di grande trasformazione, legata ai conflitti ma anche agli effetti del cambiamento climatico. Quindi nulla sarà più come prima».
«Cambiano le rotte, cambieranno anche probabilmente le organizzazioni della logistica a livello globale e l’industria. Si era già verificato già ai tempi del covid. È un mondo che da un lato si è ristretto, ma che tutte le avversità e i conflitti stanno riallargando. Quindi si sta trasformando il concetto di industria. Molte aziende si stanno riposizionando più vicino al mercato distribuzione, il cosiddetto reshoring – ha precisato Merlo – Altri elementi si stanno verificando per quel che riguarda l’organizzazione dei magazzini e della logistica. Si sta potenziando molto ovunque l’infrastrutturazione ferroviaria.
Tutti questi elementi porteranno ad un’integrazione trasportistica molto diversa rispetto a quella che conosciamo oggi. Ma il trasporto marittimo rimarrà di gran lunga il grande motore di importanza fondamentale per mantenere il mercato globale. Da questo punto di vista, l’aumento delle flotte, del dimensionamento navale si è dimostrato un elemento fondamentale, perché nel momento in cui, come oggi avviene, le rotte si sono allungate a seguito dei conflitti nel Canale di Suez, avere più navi a disposizione consente di avere la merce ancora in condizioni adeguate e nei tempi accettabili. Se così non fosse ci troveremmo in una vera e propria emergenza».
Di pirateria marittima ha parlato Greta Tellarini, componente dell’Advisory board dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti Art. «Nel corso della storia la pirateria marittima non è stata mai debellata. Si verifica in mare, ma ha origine sulla terra ferma. La strategia messa in atto dall’Europa è basata su una cooperazione internazionale, su una misura di autoprotezione e sull’impiego du nuclei armati a bordo».
In particolare, di Zes ha parlato Giuseppe Nargi, Direttore Regionale Campania, Calabria e Sicilia di Intesa Sanpaolo. «Lo scorso novembre Intesa Sanpaolo ha presentato il nuovo piano di valorizzazione della Zona Economica Speciale Unica del Mezzogiorno – ha sottolineato -. La Banca, nell’ambito di una missione a Francoforte, ha elevato a 10 miliardi di euro il plafond dedicato agli insediamenti produttivi e alle opere di adeguamento infrastrutturale. Inoltre, per le imprese che investiranno all’interno delle Zes è prevista una linea di finanziamento ad hoc che riconosce un’agevolazione sul tasso d’interesse. Intesa Sanpaolo ha uno stretto legame con tutti gli attori dell’ecosistema dell’innovazione locale: incubatori, centri di ricerca, università presenti nella regione e le academy attive presso l’Università Federico II di Napoli».
Inoltre Intesa Sanpaolo partecipa come socio fondatore al Centro Nazionale di Ricerca Agritech, che vede come capofila con ruolo di Hub l’Università Federico II di Napoli. A San Giovanni a Teduccio Intesa Sanpaolo ha anche lanciato l’acceleratore TerraNext sulla bioeconomia. Questo in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti e importanti corporate partner, rappresentati da aziende del territorio.
«Sui temi dell’innovazione, la Direzione Regionale Campania, Calabria e Sicilia ha siglato degli accordi di collaborazione con gli incubatori certificati 012factory (Caserta), SEI (Avellino), Entopan Innovation (Catanzaro), Incibum Lab (Salerno) e con il Distretto Aerospaziale della Campania (DAC) – ha spiegato Nargi – Quello aerospaziale è un comparto strategico per la Campania, che Intesa Sanpaolo sostiene da tempo e con diverse iniziative: abbiamo erogato un finanziamento di due milioni di euro, attraverso la linea innovativa NOVA+, all’azienda campana Space Factory, nata come startup nel 2015, per il completamento e lo sviluppo del mini satellite Irenesat-Orbital, e per i servizi in orbita per esperimenti scientifici; abbiamo inoltre accompagnato alla quotazione all’Aim l’azienda cliente ALA Spa ed erogato un finanziamento S-Loan da 10 milioni di euro in favore della Magnaghi Aeronautica S.p.A.».
«SERVE UNA EUROPA DELLA DIFESA E DELLA SICUREZZA»
«Dobbiamo avere una Europa della Difesa e della Sicurezza, un tempo era un’ambizione, adesso è una necessità, una esigenza irrinunciabile». Ne è convinto Claudio Graziano, presidente Fincantieri. Il conflitto globale unico, a seguito dell’attacco dell’Iran a Israele è “lontano e ancora non è percepibile”. Le crisi marittime sono «in aumento» e «l’Europa è una potenza marittima, dunque auspichiamo un maggiore investimento verso la sicurezza» ha sottolineato Graziano, secondo cui «il mare più strategico dal punto di vista, ad esempio, economico è il Mediterraneo».
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