Da sinistra, la primogenita di Piero Angela, Christine, la moglie Margherita Pastore, Alberto Angela e il sindaco Gualtieri
2 minuti per la letturaROMA – “Ho avuto la sensazione di avere Leonardo Da Vinci in casa”. È un Alberto Angela fiero e commosso quello che a Roma ricorda il padre scomparso sabato. In sala della Protomoteca al Campidoglio, per il funerale laico di Piero Angela arrivano i familiari, i vertici Rai e forze dell’ordine, istituzioni a cominciare dal sindaco Roberto Gualtieri e centinaia di persone a portare il tributo al più grande divulgatore scientifico d’Italia. Il figlio parla davanti alla platea silenziosa, lo chiama ripetutamente “papà” ma anche “collega” in un mix di amore e ammirazione.
Di Leonardo da Vinci Alberto cita l’aforisma che il padre “amava” di più: “Siccome una giornata ben spesa dà lieto dormire così una vita ben usata dà lieto morire”. Piero Angela è morto “lieto” perché “quando ha saputo che fosse arrivato il suo tempo ha fatto un calcolo per realizzare le trasmissioni che sono oggi in onda di Superquark, un disco jazz, i discorsi a noi familiari e a voi”. “Aveva una quantità di esperienza – ricorda il giornalista -, la vita riempita: è questo uno dei motivi per cui se ne è andato soddisfato, come ci si alza da tavola dopo una cena con gli amici”.
Le lacrime e il singhiozzo che rompono la voce arrivano per l’ultima frase di un discorso pronunciato a braccio: “Nel suo ultimo comunicato ci ha detto di fare la nostra parte per questo Paese. Anche io cercherò di fare la mia” scandisce quasi rivolgendosi al papà. Il riferimento è a quel comunicato in prima persona, diffuso da viale Mazzini e pubblicato sui social di Superquark, che è il testamento spirituale dell’uomo prima ancora che del professionista. “L’ultima cosa che papà ha fatto e detto fisicamente, con poche forze”, ricorda Alberto. Se ne è andato 24 ore dopo quel discorso trascritto da lui assieme alla sorella come il “qualcuno che parla a degli amici e che alla fine di una serata o una vacanza dice ‘adesso io vado'”.
Il testamento professionale che lascia invece Piero Angela nelle parole del figlio è quello di un uomo, uno scienziato, che “continuerà a vivere nei ricercatori che malgrado le difficoltà cercano di andare a meta nella ricerca, in quei ragazzi che hanno la speranza del futuro, in chi cerca l’eccellenza con sacrificio”. Il testamento morale, infine, è quello di chi “lascia un’eredità importante, non fisica e di lavoro ma di atteggiamento nella vita – ha concluso Alberto – è riuscito a unire e non a dividere, pur mantenendo le sue opinioni, è una dote difficile da trovare”.
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