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Un palazzo in fiamme a Tel Aviv

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Attacco di Hamas a Israele: offensiva terroristica, lanciati 5 mila missili, centinaia di vittime in ostaggio. Attentato all’unica democrazia in una delle aree più bollenti del mondo

CON la guerra di Putin in Ucraina tutti si sentono liberi di fare qualsiasi cosa perché le grandi potenze sono tutte concentrate su ciò che sta avvenendo nel cuore dell’Europa che non ha precedenti. Perché ha messo in gioco l’equilibrio del mondo e ha assunto la fisionomia di un vero conflitto di civiltà tra il dominio delle autocrazie e il modello delle democrazie occidentali. In questo attacco di Hamas a Israele se ci sia o meno lo zampino russo non lo sappiamo, ma di sicuro c’è un rallentamento dei controlli sulla sicurezza internazionale.

Questo consente a Hamas, come avanguardia di un mondo molto più ampio senza confini netti, di aprire un altro fronte di guerra arrivando a sequestrare persone su territori da sempre guerreggiati. Da questo punto di vista, c’è un salto di livello di conflitto che aumenta il quadro delle incertezze globali. Il calcolo di Hamas e dei suoi alleati è sbagliato, perché ovviamente di fronte a un’aggressione come questa che allarga il fronte della guerra globale, tutti ancora di più si sentono obbligati a difendere e coprire non solo Israele, ma anche l’Israele di Netanyahu. È evidente che una democrazia come la consideriamo noi in un Paese in guerra non esiste da nessuna parte. È ovvio che tutto ciò lascia spazio all’autoritarismo e solitamente chi è al potere ne approfitta.

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Detto tutto questo, però, è bene ribadire con forza che questa Israele resta l’unica democrazia in una delle aree più in ebollizione del mondo. Questo patrimonio va tutelato. Anche lì siamo al confine tra il mondo autocratico islamico, con il carico pesante dell’Iran e le ambiguità di Egitto e Turchia, e il mondo occidentale che ha bisogno di un’altra Europa che affianchi finalmente gli Stati Uniti nella cabina di comando economico-militare-diplomatico. Papa Francesco è stato il primo a parlare di una guerra mondiale a pezzi. Non è ancora detto che sia così, ma ci sono sempre più segnali preoccupanti che vanno in questa direzione.


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Alessandro Chiappetta

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