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ROMA – Gli effetti negativi della pandemia sulla scuola si stanno arrestando: è quanto emerge dal Rapporto Invalsi 2022 presentato oggi. Si è fermato infatti il peggioramento delle performance degli studenti della scuola media e superiore che era stato riscontrato nel 2021 rispetto al 2019. I risultati della scuola elementare sono rimasti invariati rispetto al 2019, anche se con alcune flessioni in determinati territori e segnali di preoccupazione per la matematica.

“Emerge l’importanza della scuola in presenza anche se la dad è stato un ottimo strumento di contenimento dell’emergenza”, osserva il presidente di Invalsi Roberto Ricci. La scuola elementare ha tenuto quindi durante gli anni della pandemia: il confronto degli esiti della scuola primaria del 2019, del 2021 e del 2022 restituisce un quadro sostanzialmente stabile. I risultati della scuola primaria sono abbastanza simili in tutte le regioni del Paese. Anche i risultati delle scuole medie indicano che si è fermato il calo in italiano e matematica riscontrato tra il 2019 e il 2021 e che gli esiti di inglese (sia listening sia reading) sono invece stabili o in leggero miglioramento. Grossi divari si evidenziano invece fra le diverse regioni d’Italia nella scuola secondaria, di primo e di secondo grado. A livello nazionale gli studenti che raggiungono risultati almeno adeguati, ossia in linea con quanto stabilito dalle Indicazioni nazionali, sono in Italiano il 61% (-1 punto percentuale rispetto al 2021), in matematica il 56% (invariato rispetto al 2021), Inglese-reading (A2): 78% (+2 punti percentuali rispetto al 2021), Inglese-listening (A2): 62% (+2 punti percentuali rispetto al 2021).

In alcune regioni del Mezzogiorno – Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna in particolare – c’è però un maggior numero di allievi con livelli di risultato molto bassi, che si attesta attorno al 50% della popolazione scolastica in Italiano, al 55-60% in Matematica, il 35-40% in Inglese-reading e il 55-60% in Inglese-listening.

Lo studio evidenzia che in tutte le materie le perdite maggiori di apprendimento si registrano tra gli allievi che provengono da contesti socio-economico-culturali più sfavorevoli. Tra questi ultimi diminuisce la quota di studenti con risultati più elevati. La pandemia inoltre ha reso ancora più attuale il problema della dispersione scolastica e da qualche tempo è divenuto chiaro che l’attenzione non deve essere rivolta solo a coloro che la scuola l’abbandonano, ma anche a tutti i giovani che la terminano senza avere le competenze di base necessarie. Questa forma di dispersione scolastica è stata definita “implicita o nascosta”.

Nel 2019 la dispersione scolastica implicita si attestava al 7,5%1, per salire al 9,8% nel 2021, molto probabilmente – si legge nel Rapporto Invalsi – a causa di lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza. Nel 2022 si osserva un’inversione di tendenza sia a livello nazionale, dove si ferma al 9,7% (-0,1 punti percentuali) sia a livello regionale.


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Alessandro Chiappetta

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