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Un Paese sempre più inquinato tra rifiuti tossici e smaltimento illecito, con l’ecomafia che si arricchisce ogni giorno di più


C’è un momento preciso di non ritorno nell’avvelenamento del territorio italiano da parte dei clan criminali. Nonostante ne avesse scritto Roberto Saviano, fece ancora più effetto sentirlo raccontare direttamente da Carmine Schiavone, ex boss del clan dei Casalesi, che in un’audizione del 1997 alla commissione parlamentare Antimafia descrisse questa tragica realtà: le stesse persone che sfruttano il traffico illecito di rifiuti tossici non riescono a comprendere l’effetto delle loro azioni sul lungo periodo, compromettendo la salute dei loro stessi figli e famiglie. L’industria dei rifiuti tossici divenne una delle attività più lucrose per i clan e più dannose per l’ambiente e la salute pubblica. Dalla Terra dei Fuochi campana in poi abbiamo scoperto l’esistenza di molte Terre dei Fuochi in tutta Italia.  

RIFIUTI TOSSICI ED ECOMAFIA, LA REGIONE SIMBOLO

Partiamo dalla Campania, la regione che negli anni è diventata il simbolo della devastazione ambientale legata allo smaltimento illegale di rifiuti tossici, ma oggi la realtà delle “Terre dei Fuochi” non si ferma più ai confini campani. L’emergenza ambientale si è estesa in tutta Italia, contaminando regioni industrializzate come Piemonte, Lombardia e Lazio, e altre aree del Paese, tutte toccate da questo fenomeno distruttivo.

La Terra dei Fuochi, originariamente legata alla provincia di Napoli e Caserta, è stata a lungo sinonimo di rifiuti tossici sepolti o bruciati illegalmente. Ma negli ultimi anni, la scoperta di altre aree gravemente compromesse ha esteso il concetto di “Terre dei Fuochi” anche al nord Italia. Uno dei primi segnali di questa estensione si è verificato in Piemonte e Lombardia, dove diverse inchieste giudiziarie hanno evidenziato come i clan camorristici e mafiosi avessero creato un sistema di traffico di rifiuti che attraversava l’intero Paese.

LA ‘NDRANGHETA IN PIEMONTE

Ad esempio, in Piemonte, un’operazione del 2023 ha rivelato la presenza di discariche illegali nelle campagne, dove venivano smaltiti rifiuti tossici provenienti dalle aree industriali del nord. Le violazioni avvenivano sfruttando le vulnerabilità delle normative locali per creare un sistema di smaltimento illegale molto profittevole. In Lombardia, un’inchiesta del 2019 ha svelato un traffico illecito che coinvolgeva aziende apparentemente legali, gestite dalla ’ndrangheta, che smaltivano rifiuti pericolosi in modo illegale, contaminando il territorio.  

GLI SMALTIMENTI ILLECITI NEL LAZIO

Il Lazio non è immune a questa crisi. La provincia di Roma, in particolare, è stata colpita da diversi episodi emblematici di smaltimento illecito. È nota la discarica di Malagrotta, ufficialmente chiusa nel 2013, ma ancora oggi al centro di indagini per il continuo sversamento illegale di rifiuti che continuano a contaminare le falde acquifere. Altri casi rilevanti riguardano la discarica di Colleferro e le aree di Rocca Cencia e Ponte di Nona. A Rocca Cencia, il sito di stoccaggio dei rifiuti è stato segnalato per problemi ambientali legati alla gestione impropria dei rifiuti, mentre a Castel Romano sono stati scoperti scarichi di rifiuti speciali e tossici, contribuendo a rendere queste discariche una parte permanente del paesaggio locale.

RIFIUTI TOSSICI ED ECOMAFIA, LE INFILTRAZIONI AL NORD

Il nord Italia non è solo una vittima di questo traffico di rifiuti, ma è anche uno dei principali protagonisti. Le regioni settentrionali, soprattutto Lombardia e Veneto, producono una quantità significativa di rifiuti industriali pericolosi, e qui entra in gioco il ruolo degli imprenditori. Per evitare i costi elevati dello smaltimento legale, molte aziende preferiscono rivolgersi alla criminalità organizzata, che offre un’alternativa più economica ma devastante per l’ambiente. Un caso emblematico è quello della discarica di Serravalle Scrivia, in Piemonte, dove è stato scoperto che tonnellate di rifiuti pericolosi provenienti da aziende lombarde venivano sotterrati illegalmente.

Un’altra inchiesta in Veneto ha dimostrato come la criminalità organizzata si fosse infiltrata nel ciclo legale dei rifiuti, offrendo soluzioni apparentemente regolari agli imprenditori, ma che nascondevano un traffico illecito. Migliaia di tonnellate di rifiuti venivano trasportate e smaltite in discariche illegali del sud Italia, come in Calabria e Campania, dove il controllo del territorio è nelle mani delle mafie. Questi casi dimostrano come il traffico di rifiuti sia diventato una rete ben organizzata che collega le aziende del nord alle aree più povere e meno controllate del sud, devastando l’ambiente su scala nazionale.

RIFIUTI TOSSICI, IL RAPPORTO ECOMAFIA DI LEGAMBIENTE

Il Rapporto Ecomafia 2023 di Legambiente stima che il traffico di rifiuti in Italia generi un giro d’affari illegale di circa 8,8 miliardi di euro. Le regioni più colpite rimangono Campania, Lazio, Piemonte e Lombardia, ma la rete criminale, come abbiamo visto, si estende ormai a tutto il Paese. Nel 2022, si sono registrati 268 casi di traffico organizzato di rifiuti, in netto aumento rispetto ai 151 dell’anno precedente. Questo incremento dimostra che, nonostante le inchieste e gli arresti, la criminalità organizzata continua a sfruttare il settore dei rifiuti per accumulare enormi profitti.  

Aumentano quindi i reati ambientali che nel 2023 salgono a 35.487, registrando il 15,6%  in più rispetto al 2022, con una media di 97,2 reati al giorno, 4 ogni ora.  Illeciti che riguardano soprattutto il Mezzogiorno e in particolare Campania, Puglia, Sicilia e Calabria, dove si concentra il 43,5% degli illeciti penali, con un aumento del 3,8% rispetto al 2022.

NON SOLO TERRA DEI FUOCHI

Numerosi processi negli ultimi anni hanno portato alla luce i nomi dei clan coinvolti nel traffico di rifiuti in Italia. Tra i più noti ci sono i Casalesi, che hanno dominato per anni la Terra dei Fuochi in Campania, ma la ’ndrangheta calabrese, con clan come i Pesce-Bellocco, ha giocato un ruolo altrettanto centrale, soprattutto nel gestire il traffico proveniente dal nord Italia. Anche la mafia siciliana è coinvolta, sebbene in misura minore, nel traffico di rifiuti speciali che attraversano il Paese da una parte all’altra, spesso con destinazioni internazionali.

Un fenomeno sempre più preoccupante è l’infiltrazione della criminalità organizzata nel settore legale dello smaltimento dei rifiuti. Molte imprese del nord Italia si affidano a ditte apparentemente legali per gestire i loro rifiuti, ma queste ditte spesso nascondono pratiche illegali, come lo smaltimento in discariche abusive o il trattamento insufficiente dei rifiuti pericolosi. Questa sorta di zona grigia, dove di subappalto in subappalto le istituzioni incontrano i criminali, permette ai clan di espandere il loro controllo, non solo sul traffico illecito, ma anche su quello legale, aumentando i loro profitti e prolungando l’emergenza ambientale.

Il problema del traffico di rifiuti in Italia coinvolge l’intero Paese, da nord a sud. Il sistema è complesso, coinvolge imprenditori senza scrupoli, aziende criminali e una gestione inefficiente da parte delle istituzioni e della politica.  Fermare questo traffico richiede un impegno che insieme a controlli più rigidi e sanzioni più severe comporti una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle risorse da preservare del proprio territorio per la salute di milioni di cittadini.


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