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L’ARBITRO per le controversie finanziarie presso la Consob (Acf), ha condannato la Banca Popolare di Bari a risarcire un risparmiatore di Cosenza che aveva sottoscritto azioni e obbligazioni emesse dalla banca per la considerevole somma di oltre quattrocentomila euro.
La vicenda è legata all’acquisto di azioni emesse dall’istituto di creato in cui sono rimasti coinvolti migliaia di risparmiatori che dopo la crisi della Banca hanno scoperto di non poter vendere le proprie azioni perché “illiquide”, ossia non quotate nei mercati regolamentati. Tra il 2016 e il 2020, infatti, il valore delle azioni della banca è precipitato fino a toccare, di fatto, lo zero visto che sono diventate invendibili. Molti degli azionisti rimasti sul lastrico sono piccoli risparmiatori, con conoscenze scarse o nulle di finanza e di investimenti.
Persone alle quali sono state rifilate azioni illiquide (cioè non rivendibili a piacimento come si farebbe in borsa) spacciate per investimenti sicuri, alla stregua di un titolo di Stato. Quando è venuta a galla la reale situazione dell’istituto era troppo tardi: gli azionisti sono rimasti ostaggio di azioni svuotate di ogni valore.
Nel commentare la decisione l’avvocato Fernando Scarpelli, delegato di Adusbef Calabria che ha assistito il consumatore in questa vicenda, ha sottolineato che «l’arbitro Consob ha accolto integralmente la domanda prendendo atto non solo delle nullità del contratto quadro, ma anche dell’inadempimento degli obblighi informativi circa la natura delle azioni, non quotate su un mercato regolamentato, in particolare ha rilevato la nullità del contratto sulla base del quale sono stati effettuato gli acquisti perché è risultato non essere stato aggiornato alla direttiva europea sugli investimenti finanziari Mifid e inoltre ha condannato la Banca a titolo di risarcimento del danno dell’ulteriore somma di 23.694,95 euro per non avere osservato gli obblighi di informazione circa i rischi dei prodotti finanziari suggeriti alla clientela».
Malgrado il risultato, Scarpelli evidenzia come occorra prendere atto, «come insegnano gli scandali bancari degli ultimi anni, dell’incapacità degli organismi di vigilanza a tutelare il risparmio e della necessità di mettere mano ad un nuovo assetto normativo del sistema bancario che miri alla tutela del risparmio in attuazione dell’articolo 47 della Costituzione».
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