Richard Gere
4 minuti per la lettura“Ma poi, è proprio obbligatorio essere qualcuno?”, si chiedeva il conte Lello Mascetti, alias Ugo Tognazzi in una scena di “Amici miei” di Mario Monicelli. A lui, a Tognazzi nel centenario della nascita sarà dedicato quest’anno il Magna Graecia film festival ideato e diretto da Gianvito Casadonte, in programma a Catanzaro dal 30 luglio al 7 agosto.
In un ideale passaggio di testimone l’attore de “La voglia matta”, “Il vizietto”, “La Grande abbuffata”, “La vita agra”, “La terrazza” per ricordare solo alcuni dei suoi film, sarà il volto della rassegna dopo Manfredi, Leone, Mastroianni, De Sica, Sordi, Fellini…
Un omaggio arricchito dalla presenza al Mgff del figlio Ricky e da una proiezione speciale dedicata a Ugo, tra i principali protagonisti della stagione d’oro della commedia all’italiana e molto altro ancora. E se il conto alla rovescia per l’inizio della diciannovesima edizione è già iniziato, tra annunci e indiscrezioni il cartellone promette ancora una volta polvere di stelle sul red carpet.
Nove giorni di proiezioni e incontri con anteprime nazionali e internazionali, masterclass d’eccezione, performance musicali e una corposa scuderia di ospiti. In gara Opere prime e seconde italiane alle quale si aggiungono opere internazionali e documentari. E mentre nel cantiere del Mgff i lavori in corso proseguono alacremente, il botto c’è già stato con l’annuncio dell’arrivo di Richard Gere, di cui l’attore ha parlato anche in Tv da Fabio Fazio. Gere riceverà la Colonna d’oro del festival. Un omaggio per festeggiare anche i 40 anni di “Ufficiale e Gentiluomo” diretto da Taylor Hackford.
Una pellicola in cui l’attore di Filadelfia, classe 1949 interpreta uno dei ruoli cult e di successo della sua prolifica carriera. Un percorso che ha avuto il suo debutto negli anni Settanta con un ruolo secondario nel film “In cerca di Mr. Goodbar” e un ruolo da protagonista nel film “I giorni del cielo” di Terrence Malik. Ed è il 1980 l’anno in cui Richard conquista la fama internazionale grazie alla parte da protagonista in “American Gigolò”. Il resto è storia, compreso l’impegno per i diritti umani, il viaggio nel 1978 in Nepal dove incontra molti monaci tibetani, l’incontro col Dalai Lama, il buddismo…Ricordarne in sintesi la filmografia è arduo. Basti l’iconico “Pretty Woman” del 1990 con Julia Roberts.
Ma torniamo al festival. Notizia dopo notizia ecco spuntare il nome dell’attore statunitense Jeremy Piven: anche lui sarà sul tappeto rosso del Mgff insieme a Stefania Sandrelli, a John Landis (presidente di giuria dei lungometraggi internazionali) a Pietro Marcello (presidente della giuria delle Opere Prime e Seconde italiane) e Agostino Ferrente (presidente della giuria dei Documentari). E poi Michael Radford il cui nome ci riconduce subito all’indimenticabile Massimo Troisi e al film “Il postino”. E ancora Marco Tullio Giordana e Giovanni Veronesi…
A proposito di John Landis il regista, sceneggiatore e produttore di Chicago sarà tra l’altro protagonista di una masterclass aperta al pubblico e non mancherà di parlare del suo cult-movie “The Blues Brothers”, cui il festival renderà omaggio con una proiezione speciale, in occasione dei 40 anni dalla scomparsa di John Belushi. E veniamo alla madrina. Quest’anno tocca a Beatrice Grannò il ruolo assegnato nelle scorse edizioni a Anna Ferzetti, Euridice Axen, Greta Ferro, Barbara Chicchiarelli, Giulia Elettra Gorietti, Catrinel Marlon. E non son tutte.
E se il Mgff negli anni ha abituato il suo pubblico a sorprese via via svelate – come l’annuncio dell’apertura della serata inaugurale affidata a Il Volo – a voler annodare i fili sul tappeto rosso della rassegna è passato un numero considerevole di attori, attrici, registi e autori del Cinema italiano. L’elenco sarebbe davvero lungo: Favino, Ferrari, Scarmacio, Golino, Haber, Leo per dirne alcuni. Mentre, tra gli ospiti stranieri delle passate edizioni non si possono non ricordare Oliver Stone, Matthew Modine, Matt Dillon, Mira e Paul Sorvino, Nastassja Kinski, Philippe Leroy, Richard Dreyfuss, Christopher Lambert.
Nell’albo d’oro della storia del Mgff poi c’è una foto che su tutte racconta gli inizi di questa storia di Celluloide: Ettore Scola e Mario Monicelli – e con loro Ugo Gregoretti e Citto Maselli – in Calabria, a Soverato nell’estate del 2006. Qualche anno prima che il festival arrivasse a Catanzaro. Monicelli e Scola sono in piedi sorridenti. L’uno vicino all’altro. I due padri nobili del Cinema italiano diventano i primi sostenitori del festival. Per l’allora piccola rassegna lasciano Roma e arrivano in riva allo Jonio. Partecipano di persona: il primo a due edizioni, il secondo a ben otto, ricoprendo anche il ruolo di presidente di giuria. Storie di celluloide che riaffiorano alla memoria mentre la nuova edizione è ormai ai nastri di partenza.
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