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Oltre alla pandemia da  Sars- Cov-2, c’è  una “pandemia ombra”, secondo la definizione del segretario generale dell’ONU, Antonio Guteress, che diffonde un virus  ugualmente subdolo: la violenza  sulle donne, sempre  più frequentemente attuata per mano di mariti e compagni fra le mura domestiche e pericolosamente in ascesa durante il lockdown, in Italia e nel mondo. Nella Giornata internazionale per combattere la violenza sulle donne, il “grido d’allarme” è stato raccolto dalle più alte cariche dello Stato, ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Anche Papa Francesco è intervenuto, ricordando che «troppo spesso le donne sono offese, maltrattate, violentate». Fatti di cronaca, report e studi scientifici non lasciano purtroppo adito a dubbi. «In questo momento drammatico per il nostro Paese e per il mondo intero le donne sono state particolarmente colpite – ha dichiarato il Capo dello Stato – . La pandemia ha accresciuto il rischio di violenza che spesso ha luogo proprio tra le mura domestiche: si è purtroppo assistito, durante il periodo di lockdown, ad un drammatico aumento della violenza contro le donne che vede tragicamente, a volte, coinvolti anche minori». Si tratta, ha aggiunto, di “un’emergenza pubblica”, per la quale bisogna agire, spezzando «la catena della violenza. “Se vogliamo un mondo migliore, luogo di pace e non di guerra, occorre fare molto  di più per la dignità della donna», le parole di Papa Bergoglio.

Una dignità troppo spesso calpestata, con la violenza, appunto, sia verbale, sia fisica, che ha portato a registrare  96 femminicidi da inizio anno, uno ogni tre giorni, come hanno ricordato la Presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, e il Premier Giuseppe Conte. Casellati ha parlato di “una mattanza inaccettabile”. “Sono oltre duemila gli orfani che non hanno più la madre”, ha affermato, ricordando l’aggravamento del fenomeno durante la pandemia.

All’unisono il  Premier Giuseppe Conte. Dopo aver sottolineato nelle ore precedenti come “la violenza  sulle donne sia un fenomeno ancora sottostimato nella sua portata, e come purtroppo,  “a causa delle misure limitative che abbiamo dovuto adottare per contrastare la diffusione del contagio, abbiamo involontariamente creato profondo  disagio sociale e psicologico che è anche all’origine dei femminicidi, triplicati durante il lockdown”, oggi ha ricordato, con la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, le donne vittime di violenza, da Palazzo Chigi, illuminato a giorno di rosso, dalla notte scorsa. 

Un messaggio importante per i giovani è giunto anche dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. “La scuola è l’antidoto per eccellenza alla violenza sulle donne. La violenza, sia fisica, sia verbale, riguarda tutti. Ogni offesa alle donne – ha aggiunto – è un’offesa alla Costituzione. Credo negli studenti. Educhiamoli alla gentilezza”.

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L’iniziativa ISS per formare personale ad hoc dei Pronto Soccorso

Un percorso ad  hoc per chi deve fornire le prime cure alle donne vittime di violenza. È quello che l’Istituto Superiore di Sanità ha avviato con il Ministero della Salute.

Sono stati diffusi i dati del percorso formativo a distanza per il personale socio sanitario che opera nelle unità di Pronto Soccorso, che ha condotto  a formare con successo diciassettemila637 operatori su un totale di 26.347 professionisti coinvolti.

Saranno in grado di individuare precocemente e assistere le vittime di violenza.  

In Italia ha aderito la quasi totalità delle strutture. Su 651 Pronto Soccorso presenti sul territorio,  642 hanno condiviso l’iniziativa a distanza.

La quasi totalità, ovvero il 97,7%, ha avuto almeno un dipendente/professionista che ha concluso l’intero programma formativo, con l’acquisizione di competenze, sia tecnico-scientifiche, sia comunicativo-relazionali che agevoleranno l’interazione con le vittime.

Di fronte al dato che la pandemia da Covid-19 ha aumentato la probabilità di abusi,  a causa del maggior tempo trascorso in casa dalle donne insieme a coloro che le maltrattano e in concomitanza del maggior abuso di alcol durante il lockdown da parte dei “carnefici”,  l’ISS ha predisposto un poster con otto regole d’oro da seguire per tutelarsi dalle violenze.

Due indagini del CNR puntano sugli stereotipi che sacrificano le donne

L’aumento del rischio di violenza nelle coppie durante il confinamento e una significativa presenza, nella popolazione, di stereotipi di genere che condizionano lo svolgimento delle attività domestiche è stato documentato, fra le altre, da due indagini a livello nazionale, condotte tra marzo e aprile 2020 dall’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr, IRPPS – Osservatorio Mutamenti Sociali in Atto Covid-19.

Gli studi sono stati pubblicati sulla rivista internazionale European Review for Medical and Pharmacological Sciences e hanno indagato gli effetti della convivenza forzata negli equilibri di coppia, a partire da fine marzo 2020. Dalle due indagini  è emersa l’esistenza di un rischio di incremento dei fenomeni di violenza di coppia, registrando, al trascorrere del lockdown, un aumento dei soggetti che hanno dichiarato la possibilità di atti di violenza psicologica reciproca fra i due sessi e di violenza fisica verso le donne.

“La convivenza forzata tra partner ha riguardato quasi il 60% degli intervistati a livello nazionale. Oltre il 15%  fra questi ha vissuto con figli piccoli e circa il 50% con figli con età pari o superiore a 12 anni”, spiega il ricercatore  CNR-Irpps, Antonio Tintori. Gli spazi esigui di convivenza, prosegue,  in un caso su sei in un piccolo appartamento di circa 50/70 mq, si sono rivelati una miccia sempre pronta a deflagrare.

“I dati hanno dimostrato che l’allungarsi del periodo di confinamento può causare un incremento dei casi di violenza domestica, anche in presenza di minori. Nella prima indagine, circa il 3,4% dei genitori ha dichiarato che i propri figli hanno assistito alle loro liti, percentuale che sale al 5,7% con la seconda indagine. La convivenza forzata, inoltre, ha generato preoccupazione tra i partner rispetto alla stabilità della coppia nel 6% dei casi nel primo periodo di osservazione, nell’8% nella seconda indagine”.

Chi sosteneva che il lockdown avrebbe creato le premesse per molto lavoro per gli avvocati divorzisti è stato facile Cassandra. L’Osservatorio ha analizzato anche gli effetti psicosociali ed economici della crisi prodotta dalla pandemia: condizione abitativa, relazionale ed economico lavorativa, attività quotidiane, iperconnessione e relativi stati psicologici, violenza di coppia e “assistita”, ovvero perpetrata in presenza di figli. Dalla ricerca è emerso che gli stereotipi di genere, che generano pregiudizio, discriminazione e violenza di genere, «sono molto diffusi fra la popolazione italiana”, in un italiano su 6”. In particolare, il lockdown ha  nutrito vecchi stereotipi, “al punto da determinare una scansione dei compiti domestici a maggiore discapito delle donne».

L’aspetto preoccupante che rivela l’indagine è che almeno 3 soggetti su 10 hanno percepito l’isolamento forzato come il momento in cui la donna ha potuto riacquistare ‘il suo ruolo naturale di madre e moglie’. Non solo. Dai questionari è emersa la tendenza a sacrificarsi delle donne, ritenendo l’uomo degno di maggiori attenzioni, con la conseguenza di accollarsi più compiti fuori di casa per le esigenze familiari. Purtroppo, i ricercatori hanno anche notato come “tra le due indagini sia aumentata la quota di donne che accettano l’atteggiamento stereotipato di genere, testimoniandone la grande forza di persuasione e quanto questa, nell’attuale momento di crisi, si configuri come un rassicurante modello comportamentale anche tra le donne che ne sono vittime”.

Risuonano le parole del Presidente  della Repubblica, Sergio Mattarella: «Bisogna rafforzare  nella società la spinta per favorire una cultura che promuova l’effettiva parità, prevista  dalla nostra Costituzione, ma non ancora conseguita».


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