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Quasi un miliardo e mezzo dal “Decreto rilancio”, con 16 mila docenti in più e un piano di ristrutturazione per le aule. Tutto, naturalmente, salvo diversa indicazione. Perché nella scuola più che altrove, da oggi e fino a settembre (ma anche oltre), le disposizioni da Covid 19 dovranno fare i conti giorno per giorno con gli esiti della Fase 2, l’andamento dei contagi, l’effettiva reperibilità ed i costi dei dispositivi di sicurezza, ma soprattutto con il “dove eravamo rimasti”.
Perché mai come per la scuola – forse solo per la sanità – contano sì i soldi messi a disposizione, ma anche a che punto eravamo prima che il virus esplodesse: lo stato degli edifici ed i mezzi di collegamento, il numero delle classi e degli alunni, gli organici e i precari, gli spazi all’aperto e l’igiene e la sicurezza delle aule e delle mense, lo stato reale della digitalizzazione e la percentuale di dispersione scolastica. Il tutto gravemente sbilanciato a svantaggio del Sud – come certificano da decenni Istat, Onu, Ocse, Corte dei Conti – e considerando che in Italia il territorio della scuola è la scuola stessa e che ogni istituto scolastico è territorio a sé: per ente proprietario, per anno di costruzione, per agibilità igienico-sanitaria, per capacità di spesa, spesso per tipologia di utenza.
Anche per collocazione geografica rispetto al centro città o ad una delle innumerevoli “Aree interne” – lontane cioè dai servizi essenziali di mobilità, istruzione e salute – sparse soprattutto nel meridione d’Italia (in Calabria su 405 Comuni, 323 sono classificati come tali dal Dipartimento delle politiche di coesione, con una percentuale molto al di sopra della media nazionale per numero di territori periferici ed ultra-periferici).
Ecco tutti gli aspetti sulla Scuola contenuti nel Decreto Rilancio:
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