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Chiara Noschese, Alessandro Preziosi e Maria Di Biase

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NEONATI che parlano all’impazzata, gag comiche e adulti incapaci di star loro dietro. Da giovedì 7 aprile arriva in sala Bla Bla Baby, quindicesimo film da regista di Fausto Brizzi, qui in un vero e proprio Senti chi parla all’italiana.

Nel film, Luca (Alessandro Preziosi) è un uomo che si ritrova costretto a lavorare in un asilo nido aziendale, dopo una vita passata ad inseguire un successo professionale che non è mai arrivato. Insieme a lui anche le colleghe Celeste (Matilde Gioli) e Diana (Maria Di Biase): i tre, ogni giorno, devono forzatamente affrontare i piccoli dei dipendenti dell’azienda Green Light, districandosi tra urla e pianti ma soprattutto dovendo far fronte all’impossibilità di instaurare con loro un vero e proprio dialogo, considerando che i piccolissimi non sono ancora in grado di parlare. O almeno così pensano: perché un giorno Luca mangia un omogeneizzato alla platessa “contaminato” che è stato appena ritirato dal commercio, e si ritrova il giorno dopo a comprendere perfettamente le voci dei bambini, che da lamenti incomprensibili sono diventati discorsi di senso perfettamente compiuto.

Brizzi fa storia a sé nel panorama del cinema contemporaneo italiano: dotato di una penna fertilissima (sono sue le sceneggiature dei campioni d’incasso al botteghino Natale in India, Nessuno Mi Può Giudicare, Amici Come Prima, fra gli altri), è riuscito negli ultimi anni a superare gli alti e bassi delle sale grazie ad una produzione alla regia che non ha conosciuto stop (addirittura due film nel 2016, Forever Young e Poveri Ma Ricchi, due nel 2019 Modalità Aereo e Se Mi Vuoi Bene, e La Mia Banda Suona il Pop nel 2020), mantenendo sempre costante la sua cifra stilistica e soprattutto la sua capacità di coinvolgere nei progetti nomi di alto profilo e sicuro richiamo di pubblico, tra cui Christian De Sica, Claudio Bisio, Lillo, Sabrina Ferilli, Diego Abatantuono.

Bla Bla Baby (distribuito da 01 Distribution) conferma la costante della sua cinematografia, ovvero quel gusto di mettere a confronto le generazioni e soprattutto di far cercare inconsapevolmente ai suoi protagonisti, e trovare, il proprio fanciullino interiore, alla scoperta dell’innocenza e di quel lato nascosto in ognuno di noi che conserva gelosamente l’ingenuità e la dolcezza dell’infanzia: questa volta, tutto messo in scena e in pratica, visto che proprio i bambini sono al centro del racconto esattamente come nel celebre Senti Chi Parla del 1989 diretto da Amy Heckerling, film con un successo enorme che, nella lunga saga (ben due sequel), vide al doppiaggio italiano Paolo Villaggio, Anna Mazzamauro, Renato Pozzetto e Lino Banfi.

In particolare, il film intreccia in maniera inedita per la filmografia del regista la spy story alla commedia sentimentale e grottesca, fondendo il citato Senti Chi Parla con il più recente Baby Boss della Dreamworks, e generando uno scenario dove i bambini sono gli assoluti protagonisti ma non per come vengono ritratti solitamente, bensì in un ruolo attivo e soprattutto più “adulto”.

Ha dichiarato a questo proposito Brizzi: «Questo film è stata una sfida, provare a realizzare un film per famiglie, qualcosa che potesse piacere ai bambini e ai loro genitori, avendo come protagonisti alcuni bambini di nemmeno un anno, che hanno imparato a camminare durante le riprese. Ho messo a punto, giorno dopo giorno, un metodo di ripresa che assomigliava più al documentario che al cinema, un set veramente indimenticabile: 5 coppie di gemelli per i protagonisti e altri 10 per i compagni di scuola». Proprio da Baby Boss parte allora l’intuizione di mostrare i piccolissimi protagonisti con un mondo tutto loro, nascosto agli adulti, mentre seguendo a ritroso la traccia cinematografica si arriva proprio al cult assoluto della Heckerling dove i bambini in fase neonatale sono insospettabilmente dotatissimi di un proprio linguaggio, con inesorabili effetti comici.

Il cast, da Preziosi alla Gioli e che comprende anche Nicolas Vaporidis, Cristiano Caccamo, Massimo Di Lorenzo e Chiara Noschese, arricchisce la storia approfondendone gli aspetti più congeniali al regista: gli adulti, nei film di Brizzi, danno una pessima immagine del “genere” a cui appartengono, e questo loro “pessimismo comico” li rende con maggiore autenticità più vicini a noi, non risultando agli occhi del pubblico né superuomini né superdonne, ma semplicemente persone più o meno deboli, che con il sorriso sulle labbra hanno sempre la forza e la voglia di andare avanti giorno per giorno.

La sceneggiatura è firmata dal regista con Herbert Simone Paragnani, la scrittrice Paola Mammini (coautrice della sceneggiatura del pluripremiato Perfetti Sconosciuti) e il giovanissimo talento proveniente dal mondo del fumetto, Mauro Uzzeo (nel team degli scrittori di “Dylan Dog”).


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