Una scena di Freaks Out, uno degli ultimi film italiani
2 minuti per la letturaIL 2021 finisce portando con sé un mucchio di dati, di titoli, di numeri, di problematiche affrontate (e risolte), di buoni propositi per il 2022 e di considerazioni da fare. Una di queste riguarda il cinema italiano, uno dei grandi sconfitti di questa travagliata stagione cinematografica, costellata da chiusure, restrizioni e false partenze. Una scure con un forte segno meno, che ha praticamente tolto di mezzo il prodotto nazionale dal mercato, fatta eccezione per Freaks Out, Diabolik, Me contro Te, Il Gatto in Tangenziale e i nostri autori più importanti come Martone, Sorrentino e Moretti.
In questi due anni, ed in particolare nel 2021 appena concluso, il pubblico non ha scelto il cinema italiano, ha visto Spiderman, Dune, 007, Eternals, Venom, Fast & Furious. Ovvero una tipologia di film spettacolari, per i quali valga evidentemente la pena uscire di casa. Per tutto il resto, in epoca pandemica, ci sono le piattaforme.
Il cinema italiano deve allora proiettarsi alla post-pandemia e tornare (o diventare) di forte attrattiva. Ovvio che non può essere solo il box-office il metro di giudizio, ma gli incassi significano un pubblico raggiunto. Per un prodotto medio, soprattutto commedia leggera o dramma esistenziale (del regista), quel pubblico non c’è, non è tornato in sala, e chissà se ci tornerà a pandemia finita o ben arginata. Gli spettatori hanno premiato pochi film-evento di grandi autori italiani (Moretti, Sorrentino e Martone) lanciati dai maggiori festival. Subiscono una battuta d’arresto film di comicità acclarata (Paola Cortellesi + Antonio Albanese, Christian De Sica + Alessandro Siani, che comunque funzionano) e si fanno largo operazioni fantastiche con inseguimenti esplosivi e fenomeni da baraccone.
Il cinema italiano ha vissuto di finanziamenti e di assistenzialismo, trovando fortune insperate in periodi di vacche grasse. Ma adesso, con la maggior parte dei titoli ritenuti deboli per la sala, bisognerà decidere se continuare a sovvenzionare un sistema che non ha riscontri con il mercato. Il ruolo dei produttori in questo momento è decisivo. Ai nostri registi l’augurio di essere più ambiziosi.
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