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C’è un libro molto importante, appena uscito, che sento di consigliare a tutti, in particolare al mondo del cinema. Si chiama “Mario Draghi. Il ritorno del Cavaliere bianco” (edito da La Nave di Teseo) e l’autore è il direttore di questo giornale, Roberto Napoletano.
Cosa c’entra il libro su Mario Draghi con il cinema italiano? C’entra eccome.
Perché quella di Roberto Napoletano non è una mera biografia agiografica del grande statista, piuttosto un “trattato” per una presa di coscienza collettiva attraverso le tappe più significative della carriera dell’ex presidente della Bce.
Napoletano passa in rassegna momenti cruciali della storia economica e politica degli ultimi quindici anni, dallo stallo interno (non cresciamo da 20 anni) al ruolo dell’Italia in Europa fino ai giorni nostri, con l’organizzazione ad orologeria del piano vaccinale. Leggendo il libro sul “Cavaliere bianco” il cinema può tornare ad avere enorme fiducia in sé stesso.
Un settore strategico che viaggia però a due velocità: quello produttivo che potrebbe diventare una delle industrie trainanti del Paese, e quello delle sale, anello debole della filiera, a ricasco dei blockbuster americani e fin troppo burocraticizzate da infinite associazioni di categoria, utilissime per chiedere finanziamenti allo Stato, ma lente rispetto ad una visione futura che ormai è già presente, e che le ha colte impreparate. “Mario Draghi ha una qualità che viene prima di tutte. Guarda al sodo”, scrive Napoletano.
Un cinema dove spiccano figure e cognomi come quelli di Andreatta e Maccanico Jr. – i cui padri hanno scritto la storia del nostro Paese – deve guardare a Draghi non come lo Stato da cui attingere, ma come modello da mettere subito in pratica. Studio, analisi, idea, strategia, confronto, decisione e operatività. Draghi è una metafora del cambiamento, degli strumenti da adottare, del cambio di passo.
Questa è la stagione del curriculum, della competenza, ma soprattutto dell’organizzazione e della decisione. Durante la pandemia abbiamo conosciuto la parola draconiano, sostituiamola con dragoniano.
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