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L'attrice e regista Michela Andreozzi

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I pomeriggi infiniti sulle panchine o nei bar a parlare di amori disperati sono stati inesorabilmente sostituiti dai social, dall’emoticon e da relazioni virtuali intrecciate sulle chat. Gli adolescenti degli anni 20 sono selfie-dipendenti, cambiano un abito all’ora e frequentano posti in voga, solo per riuscire a diventare famosi. Il vero sogno delle tredicenni di oggi, accantonato il caschetto innocente di Sophie Marceau, è quello di diventare influencer.

Tanto popolari da farne un business, riuscire con un fatidico autoscatto a conquistare milioni di follower. Il consenso della rete è il vero sogno proibito degli adolescenti di oggi. Esce domenica 4 aprile, in prima assoluta su Sky Cinema, l’ultima commedia firmata da Michela Andreozzi, Genitori vs influencer. Scritto assieme a Fausto Bonifacci, ha per protagonisti principali Fabio Volo, Ginevra Francesconi e Giulia De Lellis.

Prodotto da Paco Cinematografica, il film affronta il tema del divario generazionale raccontando la storia di un padre vedovo, professore di filosofia, alle prese con sua figlia che, come ogni teenager che si rispetti, è “rapita” dallo smartphone tanto da maturare l’idea di voler diventare influencer.

Dopo Nove lune e mezzo e Brave ragazze accantona l’universo femminile e le sue contraddizioni, per occuparsi del rapporto genitori-figli.

«Anche se non sono ancora genitore, sono stata figlia e ricordo il rapporto con mio padre nella mia adolescenza. Faccio parte della generazione del Tempo delle Mele, ci ho fatto persino uno spettacolo teatrale. La mia commedia è un po’ un “Tempo delle mele 2.0”. Il terreno di scontro dei social mi è sembrato molto interessante. Insidioso non solo per i giovanissimi ma anche per noi adulti che abbiamo scarsa dimestichezza a gestirli. Questo è un mondo doppio: non ne puoi fare a meno, non lo puoi condannare ma devi fare molta attenzione».

Giulia De Lellis veste i panni di se stessa, l’influencer che trasforma la sua vita in un brand.

«In realtà doveva essere la mia consulente, avevo scritto il personaggio pensando a lei. Ma quando l’ho incontrata ho capito che poteva benissimo interpretarlo. È dotata di grande autoironia ed è estremamente naturale. Abituata a guardare in camera, ha portato freschezza. Alla fine era la candidata migliore a interpretare sé stessa».

Le nuove dive sono loro: le fashion blogger, l’illusione di vite da star in copertina. Indagando il loro mondo ha scoperto quali sono le vere ragioni di questo successo?

«Più che dive sono promotrici. Molto conosciute, incredibilmente convincenti. Ogni influencer ha la sua chiave per conquistare follower. Nel mio film ho scelto Giulia perché la sua chiave è la genuinità. Nel bene e nel male è sé stessa, si espone mettendosi continuamente in discussione. In loro c’è consapevolezza, così come dice il personaggio del mio film: “lo faccio finché dura”. Ma quando ad approcciarsi a questi mezzi sono i minorenni è necessario il controllo dei genitori. Le insidie che vivono ora i nostri ragazzi sono molto più rischiose di quelle che affrontavamo noi, magari inforcando un motorino di nascosto sfrecciando l’Aurelia la domenica pomeriggio. Non c’è il diritto all’oblio e una foto inviata per scherzo può costarti caro. Il film racconta quanto sia importante il ruolo di supervisione dei genitori».

Ma anche gli adulti cadono in questa rete?

«Sì, è quello che accade al protagonista, un professore vecchio stampo, interpretato da Fabio Volo. Estremante critico verso i social, un “boomer” insomma. E così, quando entra in questo mondo per controllare la figlia, se ne ubriaca. Vive una parabola ascendente e discendente, non ha gli strumenti per immunizzarsi dai social così come la figlia non li ha per diventare adulta. Si tratta della mia commedia più family. Ho cercato di raccontare il passaggio naturale e la crisi che vive un padre quando realizza per la prima volta che la figlia è diventata una donna». 

Attrice, comica, sceneggiatrice, regista. Siete in poche ad affrontare il registro della commedia dietro la macchina da presa.

«Ci sono registe di commedie che amo molto, raffinate, dall’ironia sottile. Personalmente la mia è una comicità leggera dai toni farseschi forse anche apparentemente poco femminile. Nei miei film cerco di raccontare donne libere da cliché, non stereotipate. Lo faccio anche in questo film, in cui provo a rappresentare una teenager (interpretata di Ginevra Francesconi, ndr) senza giudicarla. Una ragazzina brava a scuola, dal profilo basso, educata da un padre attento che, nonostante tutto, si appassiona ai social».

Su cosa sta lavorando ora?

«Sono di nuovo sul set, sto girando una serie ispirata al best seller di Silvia ZuccaGuida astrologica per cuori infranti».

Come definirebbe la sua comicità? 

«C’è dell’affetto nelle mie risate, lo faccio con tenerezza. Tra i miei riferimenti cinematografici c’è Monicelli ma io sorrido più come Nora Ephron». 


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