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L’epoca del mercato globale ingenera paradossi come il seguente: la Puglia, terra di alberi d’ulivo, è invasa di olio straniero. L’aggressione di prodotti importati non fa che spingere sul lastrico molti olivicoltori e provocare disappunto nei consumatori, che si sentono ingannati. Da questo diffuso senso d’insofferenza è nata una campagna di salvaguardia dell’olio locale, cui sta aderendo anche la grande distribuzione.
Andiamo con ordine. Nei giorni scorsi Coldiretti Puglia, basandosi su dati di Frantoio Italia del 15 dicembre, ha lanciato l’allarme: i magazzini di stoccaggio della Regione sono pieni di 10 milioni di chili di olio extravergine d’oliva proveniente dall’estero, l’aumento rispetto all’anno precedente è del 21 per cento, con riferimento ai dati raccolti dall’Ispettorato Centrale Repressioni Frodi (Icqrf) del Ministero delle Politiche Agricole. La notizia arriva proprio nell’anno della ripresa della produzione dopo il crollo fino all’85 per cento registrato nel 2018 a causa delle gelate. A fare da traino, le province di Bari, Barletta-Andria-Trani e Foggia (+175 per cento), mentre prosegue la fase discendente per la produzione del Salento anche a causa del batterio Xylella (-50 per cento). L’invasione di olio straniero, dunque, da un lato va ad intaccare i segnali di ripresa e dall’altro va ad aggravare la situazione conseguente alla diffusione del batterio. «Dall’anello più debole della catena fino alla trasformazione, tutta la filiera dell’olio è strozzata da pratiche commerciali che hanno fatto crollare del 40 per cento il prezzo dell’olio. L’invasione di olio d’oliva spagnolo con le importazioni che nel 2019 sono cresciute in quantità del 48 per cento non fanno che aggravare la situazione con gravi ripercussioni sul mercato e sull’Uliveto Italia», denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. I consumatori hanno però la possibilità di discernere. «Le speculazioni in campagna vanno stanate sui banchi di vendita al consumo», è l’appello di Muraglia. Che spiega: «In una bottiglia di olio venduta sugli scaffali della grande distribuzione a 2/3 euro è impossibile sia contenuto olio extravergine di oliva perché non coprono neanche i costi di produzione. L’olio extravergine di oliva made in Italy non può essere venduto a meno di 7-8 euro al litro allo scaffale». Di qui il consiglio del presidente di Coldiretti Puglia: «Bisogna guardare con più attenzione le etichette, acquistare oli sulla cui etichetta è esplicitamente indicato che siano stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente da aziende olivicole e frantoiani che fanno della tracciabilità il fiore all’occhiello aziendale».
La campagna di Coldiretti in favore dell’olio locale è stato raccolta dal cav. Giovanni Pomarico, a capo del gruppo Megamark, cui fanno parte i supermercati Dok e Famila. L’imprenditore andriese ha deciso di sostenere – afferma – «le vendite dell’olio extravergine italiano con una forte e continua presenza sui volantini e sui media». Ma il suo messaggio non si esaurisce qui. «Siamo tutti chiamati – le sue parole – a scegliere l’extravergine italiano, vero scrigno di alta qualità e portatore indiscusso di benessere e salute ricordandoci sempre che gli ulivi rappresentano un’affascinante attrazione per tanti turisti innamorati dei nostri territori. È importante – conclude – essere uniti per sostenere l’economia del Sud». Il gesto del cav. Pomarico è stato apprezzato da Confagricoltura Bari-Bat, il cui presidente Michele Lecenere ha commentato: «La concorrenza del prodotto comunitario, che molto spesso di comunitario ha poco, rischia di deprimere ulteriormente una delle produzioni qualitative che inorgogliscono l’intero comparto agricolo nazionale». L’auspicio di Confagricoltura e di Coldiretti è che l’esempio di Pomarico venga seguito da altri imprenditori.
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