Alberto Sironi
4 minuti per la letturaLi avrebbe compiuti proprio oggi, 79 anni, Alberto Sironi. Ma purtroppo ha invece vinto la malattia contro la quale il “secondo” padre, quello televisivo, del “Commissario Montalbano”, lottava senza clamore da qualche tempo. A darne la conferma è stato Carlo Degli Esposti, che con la sua Palomar produce la fortunatissima serie Rai da ormai vent’anni. Il regista, nato nella lombarda Busto Arsizio nel 1940, è morto ieri ad Assisi, dove viveva insieme alla moglie, seguendo a brevissima distanza il padre letterario del Commissario più noto d’Italia, l’immenso scrittore e uomo di teatro agrigentino Andrea Camilleri, scomparso all’età di 93 anni appena poche settimane fa, il 17 luglio. Formatosi all’accademia del Piccolo Teatro di Milano guidata da Giorgio Strelher e Paolo Grassi, Alberto Sironi esordì sul palco, come attore.
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Negli anni Settanta l’ingresso in Rai, le prime inchieste, e il passaggio alla macchina da presa, l’impegno anche nello sport, insieme a Beppe Viola. L’incontro con quello che sarà l’amore di una vita avviene nel ’78, quando firma la regia e la sceneggiatura di due telefilm tratti dai “Centodelitti” di Giorgio Scerbanenco, ma saranno gli anni 90 a deciderne la fama, grazie alla serie “il grande Fausto”, sul ciclista Coppi, cui faranno seguito lavori per la radio e la televisione: sue sono le serie “Rimorsi”, prodotta per la radio, e “Una sola debole voce”, per la televisione. Fino naturalmente alla consacrazione definitiva, giunta con i più di trenta episodi e le tredici stagioni del “Commissario Montalbano” di Andrea Camilleri, protagonista degli iconici romanzi editi da Sellerio: Sironi curò la regia della trasposizione televisiva sin dal primo episodio, girato nel 1999, legando così il proprio nome e la propria memoria a una storia tutta siciliana che è diventata patrimonio nazionale.
Un caso unico, quello del commissario televisivo, notoriamente in grado di raggiungere share da finale dei mondiali ad ogni messa in onda, collezionando traduzioni e ammiratori in ogni parte del mondo, riversando milioni di utili in termini di indotto turistico sul territorio siciliano. Territorio capace di conquistare anche lo stesso Sironi che, unico settentrionale in una triade eccellente composta da Elvira Sellerio e Andrea Camilleri, nel luminoso tardo barocco del territorio di Ragusa dove è ambientata la serie, nei campi arsi di sole e nei tempi lunghi vissuti in riva al mare aveva trovato un luogo amato, tanto da dichiarare, intervistato, di “sentirsi a casa tra la gente per strada, o nelle trattorie, tra i contadini e le maestranze locali”.
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Proprio in occasione dell’addio allo scrittore era stata confermata la notizia delle condizioni in cui versava il regista, che per la realizzazione degli ultimi episodi aveva ceduto la macchina da presa all’attore Luca Zingaretti, il commissario Montalbano “di persona personalmente”, che anche nei giorni del lutto ha continuato a lavorare, come aveva riportato il quotidiano La Sicilia, smentendo almeno parzialmente l’ipotesi di uno stop alle registrazioni proposto in onore della memoria dell’autore. L’ultimo ciak è stato annunciato il 26 luglio scorso con un commosso video pubblicato online dall’attore. E oggi che al lutto si aggiunge altro lutto, Zingaretti sveste i panni del commissario e anche quelli del regista, e torna ad essere solo un amico che perde un amico, un altro, e su Instagram dedica a Sironi un lungo post, in cui ricorda la grandezza e l’umiltà dell’artista, ma anche la profondità dell’uomo.
“Che sapienza – scrive – che cultura, che simpatia, che leggerezza, che signorilità, che gentiluomo eri. Quante volte, se riconoscevi che avevo ragione, hai detto “ok, la tua idea è migliore facciamo come dici tu” senza sentirti minimamente sminuito, perché avevi un animo grande. In poco tempo è la seconda volta che piango un complice di questa avventura che ci accomuna da tanto tempo. È penoso, è duro, è proprio un anno di merda!”. Un rammarico urlato, da chi a Sironi doveva molto, forse tutto, dal momento che era stato proprio il regista a sceglierlo come protagonista, estraendolo – ricordava in un’intervista concessa a Repubblica alcuni anni fa – quasi per magia da un trio di nomi proposti. Ed è, quello di Sironi, l’ennesimo lutto d’estate per la serie Rai: il primo fu due anni fa, quello per il ragusano Marcello Perracchio, il mitico dottor Pasquano della serie: quello, per intenderci, a cui Montalbano “rompeva i cabbasisi”, scomparso anche lui a 79 anni e anche lui nel pieno della stagione estiva.
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