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Danni alla ferrovia in Calabria dopo un'ondata di maltempo

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È novembre, diluvia e, come in tutti gli anni della nostra memoria e della geografia, l’Italia frana, gorgoglia, si allaga, crolla, smotta, scivola dove è stata disboscata, piange dove perisce sotto i crolli o mentre affoga l’automobilista ghermito dalle acque e scaricato cadavere un chilometro più in là.

Tutto uguale, purtroppo. Ma con una differenza, sottile ma non troppo: giornali e telegiornali danno sempre conto in maniera doviziosa dei fatti e misfatti del maltempo e quasi sempre con una carica ideologizzante perché si deve dire che se piove nella stagione delle piogge, dev’essere colpa del riscaldamento globale e dall’apocalisse premeditata.

DUE PESI E DUE MISURE

Ma, ed è questo il punto, le disgrazie meteorologiche che colpiscono il Nord sono celebrate come eventi e lutti nazionali. Quelle del Sud sono, tutto sommato, penosi fatti di cronaca. Da registrare con scrupolo, ma insomma, che volete? È il Sud e lì tutto va in sfacelo perché è la loro storia.

Esageriamo? Qualche giorno fa tutte le televisioni hanno dedicato un largo e lungo spazio per celebrare un anniversario: la furia di venti e pioggia che provocò la terribile la tempesta sulle Alpi e la strage degli alberi nel Bellunese. Un autentico disastro. Al quale la Regione Veneto pose rimedio in maniera impeccabile con cospicui finanziamenti per ripristinare le piante spazzate via senza peraltro rimetterci, perché il legname abbattuto è stato ben venduto.

Nulla da ridire. Ma si deve celebrare anche un anniversario con ampi documentari, e lei dove si trovava quel giorno e quanto fango scendeva dalla collina? Suvvia. C’è un che di troppo. In Calabria tutto si spappola da sempre e ogni giorno le mareggiate si mangiano strade, spiagge, guardrail, ferrovie. E poi che cosa accade? Poi, nulla. Fra un anno celebreremo? Ma no, non è il caso.

I MEDIA IMPAZZANO

Le disgrazie del Nord sono protette anche da stuoli di giornalisti delle sedi regionali ben ammanigliati alle amministrazioni locali e tu senti subito dal timbro delle voci che raccontano, lo spessore del fatto. Lasciamo stare Venezia, di cui tutti hanno parlato e che è speciale e unica, ma non di fronte allo sperpero dei fondi che hanno portato soltanto nuova acqua al mulino dell’ideologia. In Liguria è stata inventata l’espressione “bomba d’acqua”. Ora, non esiste una cosa che non esistesse già prima e che meriti il nome di bomba d’acqua: lo assicurano i fisici della meteorologia, È solo un modo di dire per esagerare ciò che può esser detto con acquazzone, scroscio di pioggia, tempesta, tutto quel che volete. Ma soltanto in Liguria avvengono i bombardamenti anziché gli acquazzoni violenti e improvvisi che flagellano il ponente e il levante da sempre.

Così come nell’Alessandrino e a Genova. Un anno fa a Casteldaccia, in provincia di Palermo, morirono ben nove persone affogate dal torrente Milicia. Amen. Visto celebrazioni? Non ci sembra. Forse le tv locali. Il 31 ottobre del 2015 una devastante tempesta nella Locride fece crollare la carreggiata del ponte Allaro oltre a ghermire i binari della ferrovia e i danni sono ancora lì. Commemorazione? Non pervenuta.

RASSEGNATI E INVISIBILI

Scrivo avendo di fronte l’elenco dettagliato di tutte le disgrazie metereologiche degli ultimi vent’anni: lo potete fare da soli e controllare. E potrete vedere che non esistono disgrazie di serie A e disgrazie di serie B, benché sia ovvio. Ma la gestione televisiva della memoria ha il potere di mettere su un tabellone a punti ciò che merita di essere ricordato e quel che si può anche rottamare nei ricordi, piccole disgrazie occasionali. E così il panorama cambia.

Le sciagure al di sopra della Linea Gotica durante la guerra, o anche linea Gustav, sempre di origine bellica, e comunque le linee di confine come muraglie fra le due Italie, sono sempre le più belle, più meritevoli di fondi e vitalità televisiva. Per il Sud si applica la categoria della disgrazia endemica, come la disoccupazione, la carenza di sanità qualificata, di scuola all’altezza, trasporti. L’apartheid anche in questo settore, è visibile e controllabile su teleschermi, su Internet e sui blog.

Giustino Fortunato, antico meridionalista, scriveva oltre un secolo fa che l’Italia del Sud era «uno sfasciume pendulo nel mar Mediterraneo». Non ci siamo allontanati di molto. Qui ci si sfascia come sempre, e da voi come va a Belluno?

Le vostre disgrazie sono più belle e in un certo senso ve le invidiamo. Da noi l’anniversario della catastrofe del Monte Saro con centinaia di morti si celebra, sì, ma con messe ai caduti e visite al cimitero. Poi qualche convegno che non si nega a nessuno e molta rassegnazione genetica che non rende immuni ma invisibili.


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