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La crisi del Mar Rosso mette in evidenza la necessarietà di una riforma dei porti ma soprattutto l’importanza del settore del trasporto merci
Non sottovalutiamo una denuncia formale avanzata pochi giorni fa dalla Confetra, l’associazione che raggruppa i più importanti operatori logistici, una denuncia presente in un manifesto per una nuova Europa. La Confetra è infatti consapevole di quanto sia importante e determinante la riforma che porterà a cambiamenti sostanziali del ruolo e delle funzioni del nuovo Parlamento europeo. In particolare la Confetra è giustamente preoccupata che si ridimensioni l’attenzione su un settore, quello del trasporto delle merci, che in Italia dispone di oltre 81.000 imprese e circa 1 milione di addetti per un fatturato complessivo di circa 140 miliardi di euro, un valore che rappresenta l’8% del Prodotto Interno Lordo.
Questi dati da soli denunciano che una sottovalutazione del settore o un ridimensionamento delle componenti che consentono, proprio attraverso le attività ordinarie, la efficienza e la funzionalità dell’intero processo logistico, mettono in crisi la crescita economica del Paese. A tale proposito il Presidente della Confetra Carlo De Ruvo ha tirato in ballo i comportamenti istituzionali a scala nazionale e comunitarie definendoli: “scelte giuste di principio ma velleitarie nel modo in cui sono state proposte”; a tale proposito sempre De Ruvo ha ribadito: “Una visione ossessiva dell’importanza del trasporto ferroviario e dell’elettrico pur sapendo che da una parte il ferroviario necessita di grossi investimenti e tempi purtroppo lunghi nell’agenda di molti Paesi e che l’elettrico è prodotto in gran parte in modo non sostenibile spesso non in Europa ed è ancora molto costoso”.
In modo esplicito la Confetra nel suo documento fa presente che oggi l’Europa è poco autorevole, ha poca forza nel dare concreta attuazione alle scelte ed ha relazioni problematiche con i principali Paesi inquinatori. E, in modo esplicito, Confetra indica tre priorità nazionali:
- Il nodo dei valichi alpini ed in particolare la controversia tra l’Italia e l’Austria ed è davvero assurdo pensare che, con le sue decisioni, l’Austria stia creando un danno solo al nostro Paese ma invece sta compromettendo la crescita di tutti i Paesi della Unione Europea. Tra l’altro la Confetra fa presente che il 30% dell’interscambio italiano passa attraverso i valichi alpini e quindi la competitività del Made in Italy dipende dalla misurabile funzionalità di tali colli di bottiglia e che è pura follia non disporre di procedure che garantiscano il coordinamento dei transiti in modo da prevedere e possibilmente ridimensionare i tempi di manutenzione straordinaria e ordinaria.
- Altro elemento critico è quello relativo alla revisione della direttiva sul trasporto combinato; una Direttiva che, secondo Confetra, va ricontestualizzata tenendo conto, una volta per tutte, di un efficientamento logistico a scala europea e non di un rafforzamento funzionale di singole realtà all’interno di alcune aree; una simile scelta crea aree forti ed aree deboli e, automaticamente a mio avviso, mette in crisi le supply chain di alcune filiere merceologiche e rischia, nel tempo, di penalizzare anche i margini prodotti da tale modalità
- La crisi nel mar Rosso deve diventare un altro tema che ormai rischia di trasformarsi in un evento che perde le sue caratteristiche di fenomeno temporaneo e che quindi impone una immediata attenzione del Governo per una rivisitazione sostanziale della nostra offerta portuale.
Di questi tre punti, tutti senza dubbio da approfondire e da meditare attentamente, quello che rappresenta senza dubbio un vero allarme è quello relativo alla emergenza generata dagli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso; una emergenza che impone, con la massima urgenza, una riforma organica della nostra offerta portuale ed interportuale.
È davvero preoccupante che dopo un anno e mezzo dal suo insediamento il Governo non abbia finora prodotto nulla per definire le basi di un nuovo strumento legislativo che tenga conto, intanto, del rischio che la emergenza “Mar Rosso” possa rivedere integralmente la funzionalità dei nostri porti transhipment e, al tempo stesso, consentire ai vari soggetti responsabili della gestione dei sistemi portuali di disporre di una autonomia decisionale e finanziaria che li renda davvero manager per imbastire accordi strategici con realtà portuali italiane e di Paesi del Bacino del Mediterraneo interni ed esterni alla Unione Europea. Ma soprattutto si dia corso ad un processo di integrazione funzionale tra la offerta portuale e quella interportuale; una offerta che allo stato non esiste e, in molti casi, molte realtà portuali non sono ancora collegate in modo adeguato con gli interporti.
Ma questo giusto e utilissimo atto portato avanti dalla Confetra penso debba essere supportato anche da dati che facciano comprendere all’attuale Governo quale sia il danno che annualmente il Paese subisce per l’assenza di una offerta infrastrutturale adeguata nell’intero comparto logistico.
Pochi mesi fa ho riportato i risultati prodotti dall’Istituto di ricerca “Divulga” della Coldiretti: nel 2022 il danno causato da tale grave carenza nell’offerta ha prodotto un danno al Paese di 92 miliardi di euro; in realtà un danno di oltre il 5% del PIL. Tutti, dico tutti, hanno condiviso tale allarme, nessuno ha messo in dubbio la validità del dato. Finora però non ho letto e non ho avuto modo di leggere proposte organiche oltre quelle legate alla accelerazione delle opere infrastrutturali del PNRR; cioè non ho letto interventi urgenti per intervenite direttamente nei processi logistici, nelle attività puramente gestionali.
Ricordo ancora una volta che questa complessa ed articolata tematica debba essere presente sia nella Nota di Aggiornamento del Documento di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, sia nella Legge di Stabilità 2025.
Ha ragione la Confetra: il nuovo Parlamento europeo potrà davvero richiedere un riassetto organico dell’intera offerta logistica della Unione Europea e noi rischiamo di non essere adeguatamente pronti in quanto non siamo e non saremo una tessera funzionale di un simile mosaico strategico; un mosaico che, ripeto, il nuovo Parlamento europeo vorrà attuare.
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